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Rivoluzione verde punto chiave del Recovery

Fondi anche a digitalizzazione, infrastrutture, ricerca e istruzione

Il piano da 221,5 miliardi di euro in sei anni, di cui 191,5 miliardi finanziati direttamente da Bruxelles e 30 individuati nel fondo complementare con risorse nazionali messo a punto dal governo Draghi per essere sottoposto all'esame del Parlamento e successivamente inviato in Europa entro il 30 aprile individua obbiettivi importanti ed ambiziosi per la ripresa e la crescita del nostro paese, che si è presentato all'appuntamento con gli effetti della pandemia da Covid-19 già in gravissime difficoltà economiche e finanziarie ed in forte ritardo rispetto agli altri partners europei.

Il piano vuole diventare lo strumento per riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica e per affrontare le debolezze strutturali dell'economia italiana ed in particolare i divari territoriali, il basso tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro, la debole crescita della produttività, i ritardi nell'adeguamento delle competenze tecniche, nell'istruzione e nella ricerca.
Gli effetti del Piano sulle proiezioni del nostro debito pubblico, che in prospettiva passata l'emergenza sanitaria diventerà automaticamente il problema più grave per il nostro paese, sono indicati con chiarezza nel documento messo a punto dall'esecutivo con una previsione di incremento per il periodo 2022-2026 dell'1,4% rispetto a quanto avvenuto nello spazio temporale 2015-2019. Il Pil nel 2026, quando i progetti portati avanti con i fondi del Recovery Fund saranno compiuti, avrà una spinta del 3 per cento in più rispetto a quanto sarebbe accaduto senza gli interventi previsti nel Pnrr.
La scommessa del nostro paese incentrata su digitalizzazione, green, infrastrutture, istruzione, ricerca e salute richiede uno sforzo gigantesco da parte di tutti gli italiani ed in particolare di tutte le forze politiche per rendere più forte un'Italia che Mario Draghi continua a definire fragile ed arretrata rispetto ai nostri partners europei.

Il ministro dell'economia Daniele Franco ha riconfermato i due principali obbiettivi del Piano con la riparazione dei gravi danni economici e sociali causati dalla pandemia e dall'emergenza sanitaria e far ripartire una robusta crescita del Pil, indispensabile per ripagare l'enorme debito pubblico.
Il governo ha deciso che il ministero dell'Economia avrà il compito di controllare e monitorare l'andamento della spesa e l'attuazione degli investimenti e delle riforme, mentre sono ancora in fase di definizione alcuni dettagli tecnici sulla governance del Pnrr con i partiti che compongono la maggioranza che continuano a chiedere la presenza anche dei loro ministri almeno sulla base dei temi che verranno trattati di volta in volta. Si tratta di un atteggiamento irresponsabile che potrebbe creare gravi problemi a Mario Draghi che, per poter accedere a tutti i fondi messi a disposizione dall'Europa, ha la necessità di dimostrare che il nostro paese è in grado di portare avanti puntualmente i progetti e le riforme secondo i cronoprogrammi presentati.
Christine Lagarde, presidente della Bce, ha ricordato: "La ripresa è lenta. La pandemia ha costretto tutti i paesi ad aumentare il debito".
Nella stessa occasione la Lagarde ha però anche sottolineato come una volta usciti dall'emergenza sarà importante investire le risorse disponibili in produttività e riforme e che solo il debito buono aiuta la crescita mentre quello cattivo la distrugge.
Il ministro dell'Economia Daniele Franco, di fronte alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, presentando un dato piuttosto pesante sull'andamento del Pil nel primo trimestre con una contrazione dell'1,2%, ha sottolineato la sua fiducia in "una ripresa che accelererà nella seconda metà dell'anno" anche se su tutto continua a pesare una forte incertezza.

Il premier Mario Draghi ha parlato in modo molto dettagliato della "rivoluzione verde" decisa dall'esecutivo, ricordando che nel Recovery Plan un intero capitolo è dedicato alla transizione ecologica ed energetica, con le nuove tecnologie che dovrebbero mettere in moto enormi investimenti e diventare uno dei motori principali per aiutare il paese a colmare i gap strutturali che da decenni ci portano in fondo alla classifica dei paesi europei in particolare in termini di produttività e di efficienza.
Si tratta di un percorso lungo e difficile; Draghi ha ricordato a tutti: "Uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la luce". Queste sue parole chiare e franche hanno ridato fiducia agli investitori internazionali e l'agenzia Standard & Poor's ha confermato il rating per l'Italia ed è ottimista sul Pil con una previsione di crescita del 4,7 per cento nell'anno.

Il governo deve affrontare una sfida epocale che potrà avere successo solo se sapremo portare a termine le riforme e lavorare tutti insieme con serietà e dedizione, dimenticando gelosie e divisioni per sfruttare il dramma della pandemia per creare una società migliore e più giusta.
Se non ne saremo capaci, le generazioni future non potranno fare altro che prendere atto del fallimento di tutti noi e non potremo certo giustificarci dicendo "non era opportuno, l'esito era incerto, non era abbastanza conveniente".

Fonte: Il Cittadino
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