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Aumentano i contagi e le restrizioni. Ma quanto costa il lockdown?

Le limitazioni introdotte per contenere la diffusione del Covid-19 gravano pesantemente sull’economia

La legge di Bilancio varata 20 giorni fa con la ormai solita formula "salvo intese" non è ancora arrivata in Parlamento ed i ritardi continuano ad accumularsi; l'opposizione, con Maria Stella Gelmini, comincia a parlare del rischio, sempre più concreto, di una "cancellazione della sessione di bilancio". Nonostante i continui vertici tra i leader dei partiti che sostengono l'esecutivo, non si è riusciti a rispettare i termini necessari affinché la Finanziaria possa essere discussa con i tempi indispensabili al dibattito parlamentare anche a causa del fatto che stanno per entrare nella fase cruciale i due provvedimenti di carattere economico conosciuti come i decreti "Ristori uno" e "Ristori due". Lo scorso 15 ottobre avrebbe dovuto essere inviata la "sintesi" della legge a Bruxelles ed il 20 ottobre avrebbe dovuto iniziare il confronto in aula: ormai il governo ha dimostrato di non essere in grado di rispettare alcuna scadenza e di essere in balia di una situazione oggettivamente molto grave per la forte recrudescenza della pandemia da Covid19 e per le continue discussioni interne tra le forze che compongono la maggioranza.
La situazione economica nel quarto trimestre continua a peggiorare e rende molto difficile ogni previsione sui conti del 2021. Oxford Economics prevede nel periodo un calo del Pil del 2% e l'Istat ancora una volta sottolinea la "fase di incertezza": la Commissione europea ha ridotto al 4,1% la crescita prevista del prossimo anno per l'Italia contro le stime, su cui attualmente si basa la legge di Bilancio, che prendono in considerazione un incremento del Pil del 6 per cento.
Adesso, dopo tanti inutili tentativi di nascondere la realtà, anche il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha dovuto ammettere che questo dato dovrà essere rivisto. Ancora una volta il nostro esecutivo si è fatto trovare impreparato di fronte ad una situazione che era facilmente prevedibile e sarebbe bastato fare un'analisi ed una sintesi di quanto stava accadendo nel mondo invece che, come accadeva fino a meno di tre settimane fa, dichiarare che in Italia la recrudescenza del virus non era un problema perché eravamo stati più bravi nella prevenzione. Il brusco risveglio ci ha confermato che è necessario trovare nuove risorse per fronteggiare la crisi e costretto ad accettare le previsioni della Commissione che ormai stima il deficit al 7,8 per cento del Pil.

Il premier Giuseppe Conte, nel suo intervento alla Camera, ha dovuto prendere atto del fatto che la curva dei contagi impone nuove misure, annunciando iniziative restrittive differenziate a livello regionale. L'incremento dei casi di Covid è stato di 150 contagi per ogni 100mila abitanti e nel nostro paese la situazione è in peggioramento, con la recrudescenza che ha condotto ad una moltiplicazione significativa dei contagi, ha detto Conte.

"Conosciamo le ripercussioni che le restrizioni avranno sulla situazione economica", ma il premier non ha poi precisato cosa intende fare subito e concretamente per evitare che un terzo delle aziende italiane chiudano definitivamente la loro attività alla fine di quest'anno.
Si tratta di un problema gravissimo che l'esecutivo non vuole affrontare continuando ad adottare misure tampone per sopravvivere nelle prossime settimane.
Il Commissario europeo Gentiloni ha confermato che le regole Ue sul Patto di stabilità saranno sospese anche nel 2022, garantendo quindi la possibilità di sforare i saldi della Nadef per il 2021 e autorizzando di fatto il quinto scostamento di Bilancio chiesto nel 2020, dopo quelli di marzo (20 miliardi), di aprile (55 miliardi), di luglio (25 miliardi); a questo devono essere aggiunte le risorse autorizzate con il quarto scostamento.
Bruxelles deve convincere il nostro governo ed il Parlamento ad affrontare con coraggio la gravità della situazione con nuove norme che possano davvero rappresentare il motore per rimettere in moto, una volta terminata la fase pandemica, l'apparato economico e industriale del paese tenendo conto che molte fonti, tra cui Bloomberg, sostengono che l'Italia avrà un costo per un lockdown completo o quasi di 10 miliardi di euro al mese e dunque, ipotizzando una situazione di crisi sanitaria fino al prossimo mese di marzo, di oltre 40 miliardi di euro.

La Bce stima che nel nostro paese il 10% degli occupati lavora in aziende che rischiano di fallire a causa del Covid 19 e sottolinea che solo la Spagna si trova in una situazione peggiore della nostra. Questo dato drammatico conferma come la priorità sia quella di tenere in vita le aziende, grandi e piccole, per contenere il numero dei disoccupati che non sono considerati ancora formalmente tali solo per l'escamotage ideato dal governo di vietare i licenziamenti e rimandare nel tempo un problema che di giorno in giorno diventa sempre più grave ed ingestibile.
Purtroppo ancora una volta però nelle pieghe della legge di Bilancio invece che trovare grandi progetti per il futuro ci sono le solite trovate per cercare di risolvere problemi irrisolvibili, come quello della Banca MPS che con la norma per favorire le aggregazioni aziendali attraverso "fusione, scissione o conferimento d'azienda" può diventare automaticamente beneficiaria di una dote di 3 miliardi di euro. Si continua con una politica di dispersione delle poche risorse disponibili che vengono utilizzate solo per prendere tempo e non affrontare i problemi, come ben confermato anche dai tavoli delle grandi crisi che non si chiudono mai, dal polo delle lavatrici della multinazionale Usa a Napoli all'acciaio di Taranto, Piombino e Terni senza dimenticare l'immancabile Alitalia. Viene da sorridere ricordando le parole dell'allora ministro Luigi Di Maio che nell'ottobre del 2018 dichiarava trionfante: "Whirpool non licenzierà nessuno e riporterà in Italia parte della sua produzione che aveva spostato in Polonia, sono orgoglioso, ce l'abbiamo fatta". Purtroppo i lavoratori sono stati tutti licenziati ed il paese, e cioè i suoi contribuenti, hanno nel frattempo speso enormi risorse non per mettere le basi per garantire un futuro dignitoso a chi lavora ma per "tamponare" secondo il vecchio vizio italiano.
Con l'accordo trovato in Europa sul Bilancio e sul Recovery Fund non ci sono più scuse e governo e Parlamento devono agire uniti per tranquillizzare rapidamente il paese con norme chiare e di lunga durata che permettano alle imprese ed alle famiglie di vedere una luce in fondo al tunnel e trovare il coraggio di organizzarsi per farsi trovare preparati per la ripresa alla fine della pandemia.

Fonte: Il Cittadino
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