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Locke

Un uomo, una macchina, un viaggio di un'ora e mezza verso Londra e un telefono a cui rispondere. Questi sono i pochi, ma essenziali, ingredienti di "Locke", opera seconda del regista inglese Steven Knight, che conferma il suo talento, già messo in evidenza nelle sceneggiature da lui scritte per registi come David Cronenbergh e Stephen Frears.
La storia di questa sua pellicola è semplice, basilare e risponde alle aristoteliche unità di tempo, spazio e durata nella narrazione.

Locke

Un uomo, una macchina, un viaggio di un'ora e mezza verso Londra e un telefono a cui rispondere. Questi sono i pochi, ma essenziali, ingredienti di "Locke", opera seconda del regista inglese Steven Knight, che conferma il suo talento, già messo in evidenza nelle sceneggiature da lui scritte per registi come David Cronenbergh e Stephen Frears.
La storia di questa sua pellicola è semplice, basilare e risponde alle aristoteliche unità di tempo, spazio e durata nella narrazione.
Il film, infatti, dura un'ora e mezza esattamente come il viaggio che il protagonista, Ivan Locke, intraprende dal cantiere nel quale lavora per arrivare a Londra in un ospedale e la sua Mercedes è il luogo in cui avverrà tutta l'azione.
La macchina da presa, dunque, è posizionata dentro l'abitacolo dell'auto o appena fuori e non si stacca mai dal volto del protagonista.
A dare una trama alla vicenda, che altrimenti sarebbe inutile e noiosa, sono le telefonate che il protagonista riceve durante il viaggio e che ci fanno scoprire a poco a poco chi è, che lavoro fa, qual è la sua vita e quello che gli sta succedendo in quel momento. La pellicola diventa così una sorta di thriller dell'anima in cui non si assiste a scene d'azione mozzafiato ma la suspense è tutta leggibile nel volto del protagonista, nella sua voce, nei suoi gesti, nelle sue parole.
Piano piano iniziamo a capire che Locke è un padre di famiglia, una moglie e due figli, e che dovrebbe essere in quel momento a cena con loro per vedere una partita della loro squadra di calcio preferita. Invece è in viaggio verso Londra.
Ha appena lasciato il cantiere di cui è il supervisore e deve avvertire i suoi capi e colleghi che il giorno dopo non ci sarà. Ma il giorno dopo, scopriamo, è un giorno fondamentale per la vita lavorativa dell'uomo: inizierà, infatti, un lavoro imponente di cui lui avrebbe tutta la responsabilità. Il cuore del film di Knight sta nella scelta morale di un uomo che capisce cosa sia la cosa giusta da fare ed è pronto a pagarne tutte le conseguenze. Una bellissima pellicola che, vincendo la sfida di raccontare tutto all'interno dell'abitacolo claustrofobico di una macchina, è un piccolo trattatello filosofico sulle regole e le azioni morali (ed immorali) degli individui.
 

Allegato: staffetta.JPG (1,81 MB)
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