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La famiglia Fang

La famiglia Fang

È stata l’attrice australiana Nicole Kidman a volere fortemente il film “La famiglia Fang”, in cui si è ritagliata anche uno dei ruoli principali. La Kidman, dopo aver letto il romanzo dal titolo omonimo scritto da Kevin Wilson nel 2011, si è infatti innamorata della storia di questa famiglia complicata e ha deciso di comprarne i diritti per trasportarla sul grande schermo. Poi, attraverso la sua casa di produzione (ormai oggi tutti i più grandi divi hanno case di produzione proprie con cui finanziano progetti che stanno loro a cuore e che gli Studios non realizzerebbero mai), ha affidato la regia all’amico attore/regista Jason Batman. E così è nata questa pellicola che parla di rapporti familiari, di legami tra genitori e figli e anche e soprattutto tra fratelli. Proprio questo aspetto ha colpito molto Kidman che ribadisce in ogni occasione quanto sia legata a sua sorella e a tutto il suo clan familiare.
Caleb e Camilla Fang sono degli artisti di performance negli anni Settanta, le cui creazioni scioccano il pubblico e deliziano gli appassionati d’arte. Protagonisti sin dalla più tenera età sono anche i loro figli, pedine fondamentali delle loro opere provocatorie spesso al limite tra il genio e la follia. A causa di queste esperienze, Annie e Baxter da adulti si sono allontanati dai genitori, e, seppur a distanza, conducono esistenze parallele e altamente problematiche. I fratelli sono costretti a tornare a casa dai loro eccentrici genitori quando, improvvisamente, scompaiono nel nulla. La polizia teme il peggio ma Annie è convinta che si tratti di una nuova performance e che Caleb e Camilla abbiano finto la propria morte per dare vita all’ennesima, bizzarra, “opera d’arte”. Mettendo insieme i pezzi del puzzle dei ricordi della loro infanzia, Annie e Baxter si mettono alla ricerca dei genitori, sperando di scoprire la verità su quanto accaduto e, magari, di finire anche per fare i conti con se stessi e con il loro passato.
Strutturato attraverso una serie di flashback, che alternano il presente con il passato delle performance folli compiute dalla famiglia, la pellicola è una riflessione sincera e profonda su una famiglia disfunzionale, in cui i genitori, persi dietro le sirene dell’arte, hanno utilizzato, senza porsi limiti, i propri figli, i quali si sono sempre sentiti “sacrificati” in questa ricerca di assoluta artisticità. Ma anche se la famiglia Fang è assolutamente originale e unica a suo modo, ogni spettatore potrà ritrovarvi dinamiche proprie di ogni famiglia e di ogni tipo di relazione d’affetto che la caratterizza. In particolar modo, la difficoltà a relazionarsi con i propri genitori, a uscire dal loro raggio di aspettative, a costruirsi come persone adulte autonome, ad accettare i limiti delle persone a cui vogliamo bene. È poi un film sull’importanza del legame con i propri fratelli, della forza che questo tipo di rapporto unico può regalare. Oltre ad essere una riflessione, caustica, su un certo tipo di forma artistica che si muove sul confine tra il sublime e il ridicolo. Una pellicola riuscita, sospesa tra commedia e dramma, che ci mette di fronte a questioni che ci riguardano tutti e con cui ci confrontiamo ogni giorno.

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