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Al cinema - Dante

Regia di Pupi Avati; con Sergio Castellitto (Giovanni Boccaccio), Alessandro Sperduti (Dante giovane), Carlotta Gamba (Beatrice).

Al cinema - Dante

Giovanni Boccaccio riceve dai Capitani di Or San Michele il compito di portare dieci fiorini d'oro alla figlia di Dante Alighieri, monaca nel monastero di Santo Stefano degli Ulivi in Ravenna, come risarcimento dell'esilio che il Poeta aveva subito dai fiorentini. Boccaccio intraprende il viaggio verso Ravenna, passando per i luoghi di Dante e incontrando le persone che lo avevano conosciuto, mentre intorno a lui si sentono ancora gli effetti della peste nera. In viaggio con lui è un amico a cui racconta i momenti più significativi della vita del Poeta.
Un film molto atteso questo di Pupi Avati, il quale ha affermato di aver iniziato un progetto su Dante già dal 2003, con l'intento di darne una visione che non fosse solo quella aulica e severa che studiamo a scuola.
Il film è ispirato al "Trattatello in laude di Dante" di Boccaccio; alla "Vita Nova" di Dante Alighieri e al romanzo dello stesso Avati "L'alta Fantasia, il viaggio di Boccaccio alla scoperta di Dante".
Insieme a tutto questo vi è molto dell'interesse da parte del regista bolognese per il Medioevo, come già aveva espresso in altri film.
Non sono mancate consulenze prestigiose come lo storico Franco Cardini e l'accademico Emilio Pasquini.
Il risultato è interessante, sebbene non manchi di suscitare qualche perplessità e momenti di crudo realismo che non risparmiano nulla allo spettatore (e qualche dettaglio di cui avremmo fatto a meno), così come altri che sconfinano con l'orrorifico. Nel film la figura di Dante pecca a tratti di qualche ingenuità, ma l'intento dichiarato del regista è quello di dare una visione del poeta calato nella realtà dell'epoca, lontano da quel carattere arcigno e quasi sprezzante che talvolta ne abbiamo ricevuto attraverso gli studi scolastici, facendo invece emergere l'amore struggente per Beatrice, la malinconia per l'amico Guido Cavalcanti, la solitudine e la sofferenza dell'esilio. Certamente i rimandi poetici tratti dalla Divina Commedia, dalla Vita Nova, così come la vera storia di Paolo e Francesca raccontata davanti al fuoco o l'accenno al Conte Ugolino, emergono in contesti inaspettati e colti con piacere dallo spettatore. Soprattutto, è presente l'amore per la poesia di Dante da parte del Boccaccio e dunque espressione dello stesso regista; infine, e sono gli aspetti più emozionanti di tutto il film, non mancano attimi di autentica poesia: come quando Dante giunge nella Basilica di Sant'Apollinare in Classe e rimane folgorato dal volto di Cristo rappresentato nei mosaici, o l'incanto dello sguardo che Beatrice rivolge a Dante e, nello stesso tempo, allo spettatore. Curatissima è la scelta dei luoghi in cui è stato girato il film e che molti spettatori potranno riconoscere come, per esempio, il Battistero di San Giovanni e la chiesa di Santa Margherita dei Cerchi a Firenze, l'abbazia di Vallombrosa, così come borghi e chiese della Toscana e dell'Umbria.

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