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Premio Bresson a Pupi Avati

Alla Mostra del Cinema di Venezia

Mercoledì 9 settembre, al Festival del Cinema di Venezia, è stato consegnato il Premio Bresson al regista Pupi Avati. Il Premio, giunto alla sua ventunesima edizione, è stato istituito dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e la Rivista del Cinematografo, con il Patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura e del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, al fine di premiare il regista che con le sue opere "abbia dato una testimonianza, significativa per sincerità e intensità, del difficile cammino alla ricerca del significato spirituale della nostra vita". Dal 1999 ad oggi sono stati così premiati autori come Giuseppe Tornatore, Manuel De Oliveira, Theo Angelopoulos, Krzysztof Zanussi, Wim Wenders, Liliana Cavani e altri nomi prestigiosi del cinema mondiale. Tra le motivazioni si dichiara: "Regista, scrittore e produttore cinematografico, Pupi Avati è tra i maestri più prolifici ed eclettici del panorama cinematografico nazionale, capace in oltre cinquant’anni di carriera di cimentarsi con generi e registri espressivi diversi, dall’horror alla commedia familiare, dall’autobiografia al dramma storico, rivisitati con il diaframma di uno sguardo sempre lucido, capace di penetrare i sentimenti nascosti e le pulsioni più inconfessabili degli esseri umani".

Pupi Avati, nato a Bologna nel 1938, debutta alla regia con film che virano all'horror e tra questi il migliore è "La casa delle finestre che ridono", legato ai racconti di "favole" narrate nelle sere in campagna.
La campagna è proprio quella dell'Emilia e a questa terra si legano alcuni tra i migliori film di Pupi Avati come "Una gita scolastica" del 1983, opera che tocca corde interiori e delicate. Pupi Avati ha dimostrato negli anni e nei suoi numerosi film di essere in effetti un regista eclettico, capace di passare anche attraverso temi e soggetti diversi. Senza nulla togliere al fatto che temi etici compaiono sempre nei suoi film, compreso nell'ultimo "Il signor diavolo", qui si vuole però sottolineare che, al di là dell'indiscutibile talento, la nostra predilezione va, più che all'horror, a film più intimisti come "Il cuore altrove" del 2003 o "Il papà di Giovanna" del 2008, dove emerge in modo più evidente l'aspetto psicologico e l'agire morale nella vita dei protagonisti. Nei suoi prossimi progetti, Pupi Avati ha annunciato un film su Dante Alighieri.

Fonte: Il Cittadino
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