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Inflazione e mancanza di lavoro: come risolvere?

Molti inattivi non cercano più di inserirsi nel mondo del lavoro 

I dati diffusi dall'Istat confermano che il mercato del lavoro italiano registra un netto peggioramento con una discesa degli occupati di 49mila unità ed una flessione di 96mila posti a tempo indeterminato, con uno stock complessivo di persone che lavorano che torna a scendere sotto quota 23 milioni. Il numero degli occupati a termine, con posti di lavoro sempre più precari, ha raggiunto la cifra record di 3,17 milioni, superando ancora una volta il picco del 1977, ed il dato negativo più significativo è però quello relativo agli inattivi, cioè di chi non ha un lavoro nè lo sta cercando, che hanno raggiunto il livello record del 34,8% con un incremento di 48mila unità. Questa situazione conferma ancora una volta l'inutilità dei dati diffusi sulla disoccupazione che creano un'illusione ottica.

L'Istat conferma che nel mese di giugno l'inflazione è cresciuta dell'8 per cento, come non si vedeva dal lontano 1986, con i beni energetici saliti del 48,7% ed il Codacons che calcola per una famiglia con due figli un aumento dei costi annuali intorno a 3mila euro. L'inflazione acquisita, in mancanza di qualunque forma di nuovi aumenti, per quest'anno ha già raggiunto il 6,4% ma tutti gli analisti stimano che sarà impossibile fermarsi a questo livello e Confcommercio prevede già da ora un dato non inferiore al 7%.

La determinazione delle banche centrali di domare l'inflazione con continui rialzi dei tassi, dopo un difficile periodo caratterizzato dalla guerra scatenata da Putin in Ucraina e dalle strozzatura nelle filiere della logistica, ha causato un forte calo delle borse mondiali, con Wall Street che registra il peggior dato da circa novant'anni, era il 1932, e Piazza Affari che perde il 22, % mettendo in crisi tutti i risparmiatori che avevano deciso di indirizzarsi verso strumenti finanziari imponendo una forte riflessione alla politica che in Italia, negli ultimi decenni, ha sempre portato avanti una strategia  fiscale che ha spinto i cittadini ad abbandonare gli investimenti nel settore immobiliare in favore di quelli in strumenti finanziari spesso incomprensibili che, all'arrivo di ogni nuova crisi, creano ulteriori tensioni economiche e sociali con famiglie che si sentono più povere ed insicure per il loro futuro.

I segnali che arrivano dalla Bce con le parole di Andrea Enria, che ne è un autorevole esponente, di fronte al Parlamento europeo impongono ai partner europei di affrontare in modo forte e possibilmente unito una nuova stagione che richiederà scelte difficili ma indispensabili per evitare che il numero delle famiglie che cadono in povertà continui ad aumentare e che il numero delle persone che cercano veramente un lavoro continui a diminuire. Quanto sta accadendo in Italia purtroppo dimostra in modo inequivocabile come la concessione di sussidi senza una scadenza spinga molte persone a non cercare di reinserirsi nel mondo del lavoro. Il dato del 34,8 per cento degli inattivi è un macigno che pesa sulle coscenze di tutti i partiti e del Parlamento e solo risolvendo questo problema sarà possibile rimettere in modo l'economia del paese.

Fonte: Il Cittadino
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