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Se l'inflazione compromette il Pnrr...

La corsa dei prezzi coinvolge materie prime ed energia

In ottobre l'inflazione ha raggiunto il livello record dell'11,8%, come non accadeva dal 1984, con un salto di quasi tre punti dell'indice dei prezzi rispetto all'8,9% di settembre, mentre il dato relativo al carrello spesa, dai beni alimentari a quelli per la cura della casa e della persona, è arrivato al 12,6% riportandoci al 1983. Questi dati confermano che il nostro paese in ottobre è stato tra i peggiori in Europa: la Germania si è fermata al 10,4% anno su anno, la Francia al 6,2%, la Spagna al 7,3 e la Gran Bretagna all'11,1.

Questa folle corsa dei prezzi, spinta da quelli dei beni energetici e da quelli alimentari, ha eroso in modo drammatico il potere d'acquisto dei salari mettendo in grave difficoltà molte famiglie. Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ha lanciato l'allarme per il rischio di cadere in una spirale come quella degli anni settanta che portò ad una lunghissima durata dell'inflazione a causa della rincorsa tra prezzi e salari.

La corsa dell'inflazione rappresenta un grave rischio anche per il Pnrr a causa del rialzo dei prezzi delle materie prime e dell'energia che rende inevitabile una revisione, anche sostanziale, dei progetti già avviati e dei loro tempi di realizzazione e aumenta il pessimismo degli italiani, come emerge dai dati della Banca centrale europea che misura ogni mese con un sondaggio l'inflazione percepita, che sentono una crescita reale dei prezzi molto superiore al dato ufficiale. L'altro dato che fotografa la crisi delle famiglie italiane è quello del credito al consumo che vale oltre 100 miliardi di euro all'anno e che ha ricominciato a crescere con un'intensità tale che lo ha riportato ai livelli pre-pandemia nonostante che a causa dei rincari dei tassi decisi dalla Bce il costo dei prestiti abbia superato la soglia del tasso del 10% annuo. Nel periodo tra gennaio e settembre di quest'anno sono stati erogati 6,23 milioni di questi finanziamenti, generati da esigenze di liquidità per spese mirate improvvise o per l'acquisto di beni o veicoli utilizzando lo strumento del prestito personale o della "cessione del quinto dello stipendio o della pensione".

Il flusso nazionale dei crediti al consumo nei primi nove mesi del 2022 è aumentato del 14 % nonostante il forte aumento del tasso di interesse annuo. La Banca centrale Usa, in occasione della prossima riunione di dicembre, dovrebbe alzare i tassi di altri 50 punti base nel tentativo di raffreddare i prezzi e la Bce dovrebbe agire nello stesso modo. Il successo dell'emissione dell'ultimo Btp Italia che ha chiuso il collocamento vicino ai 12 miliardi di euro, con il 67 % degli ordini sotto i ventimila euro, conferma la ricerca dei risparmiatori individuali di strumenti che li difendano dall'inflazione ma al tempo stesso mette in evidenza il rischio che possa riproporsi una situazione analoga a quella di quarant'anni fa, in cui gli alti tassi pagati dallo Stato per gli interessi passivi sul debito pubblico facevano credere agli italiani di avere trovato un modo comodo e poco faticoso per arricchirsi con tassi di interesse superiori agli utili sperati di un'azienda ma che in realtà ponevano le basi del disastro economico e finanziario che ha portato il nostro paese ad avere un debito pubblico tra i più alti al mondo e gravare le nuove generazioni di un debito pro-capite non ripianabile.
La Banca d'Italia ha pubblicato uno studio sul livello di educazione finanziaria degli italiani, studio che conferma che siamo poco competenti e che nel 2020 l'Italia è risultata in 25esima posizione su 26 Paesi, davanti solo a Malta. In uno scenario delicato come quello attuale, caratterizzato da una fortissima inflazione, questa carenza di preparazione incide molto negativamente sui comportamenti delle persone che "decidono come spendere e investire", aumentando il rischio di investimenti incerti e pericolosi come successo recentemente con il tracollo di Ftx, la criptovaluta ideata e creata da Sam Bankman-Fried, che ha lasciato un buco già confermato di oltre 50 miliardi di dollari destinato a salire e che ha azzerato i risparmi di tutti gli investitori che avevano sperato in un facile e comodo guadagno. La crescita dell'inflazione non si può combattere con gli investimenti in strumenti finanziari ad alto reddito di cui, nella maggior parte dei casi, non si riescono neppure a capire i sottostanti o acquistando titoli di stato a tassi di interesse sempre più elevati che non faranno altro che privare il nostro paese di un futuro ma spostando i capitali nel mondo delle industrie creando posti di lavoro e dando avvio ad una nuova ripresa economica.

Fonte: Il Cittadino
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