Genova e Liguria
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Ricibo: esperienza virtuosa contro lo spreco alimentare

Intervista a Marco Malfatto, coordinatore del progetto

Ricibo: esperienza virtuosa contro lo spreco alimentare

Abbiamo intervistato Marco Malfatto, della Comunità di San Benedetto, coordinatore del progetto RICIBO, la rete di associazioni che si occupa del contrasto allo spreco alimentare e del sostegno alle persone in difficoltà.

Come nasce il progetto RICIBO?
E’ un progetto di rete cittadina, nato nel 2016 e composto da associazioni attive nella raccolta e distribuzione di eccedenze alimentari. Nel 2020 abbiamo raccolto e redistribuito 190 tonnellate di viveri.
Come vengono recuperati e distribuiti gli alimenti?
I viveri vengono raccolti e immagazzinati in alcuni spazi della città, presso cui le associazioni possono recuperarli secondo le loro necessità, grazie a una chat dedicata di WhatsApp, distribuendoli poi presso le loro sedi.
Come è composta la rete?
Ricibo è costituito da sette associazioni fondatrici, mentre sono oltre 200 i centri di distribuzione che usufruiscono delle risorse recuperate.

Come si sostiene economicamente?
Ricibo è sostenuta dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione Carige, che hanno creduto in questo progetto di rete fin dall’inizio. Si tratta di un progetto di economia circolare che porta vantaggi a tutti: da chi si trova in difficoltà, all’Ente Locale - relativamente ai costi di smaltimento dei rifiuti - e alle imprese per le agevolazioni collegate e riconosciute dalla legge vigente sulla donazione di alimenti.
Trasparenza e tracciabilità. Che cosa significa?
Chi dona gli alimenti sa esattamente dove vanno a finire: abbiamo mappato tutte le associazioni aderenti e il numero dei loro beneficiari, inoltre collaboriamo al tavolo comunale con la presenza dei Servizi Sociali. Tutta l’attività viene diffusa sulle pagine social e sul sito Internet, valorizzando anche il lavoro della rete.
Come le Istituzioni politiche hanno accolto questa idea?
C’è molto interesse da parte loro, la proposta è partita dal Comune e le associazioni da sempre collaborano attivamente con i servizi e le Istituzioni del territorio (attraverso i patti di sussidiarietà e di collaborazione coi Municipi). Altri Comuni liguri vorrebbero esportare il nostro modello nei loro territori, e questa per noi è una grande sfida!
Al momento quante imprese della distribuzione sono coinvolte nel progetto?
I negozi di Coop Liguria, a cui - in questi giorni – si è unita anche Conad. Nell’app bring the food sono registrate 40 aziende, compresi i grossisti dei Mercati Generali di Bolzaneto (SGM). Ricibo si occupa anche di informare gli esercizi commerciali circa i vantaggi collegati alla donazione di viveri.
Quali sono le idee della rete per il futuro?
Pensiamo a una città a spreco zero, per ciò partiremo con una campagna di sensibilizzazione sugli strumenti atti ad evitare lo spreco alimentare. Vogliamo promuovere la cultura del non spreco e pensare a un modello di sostenibilità futura della rete Ricibo.
Esistono progetti contro lo spreco alimentare a livello nazionale?
Molti. Nelle città si stanno sviluppando e hanno in comune la caratteristica di essere partiti “dal basso”, cioè dalle organizzazioni attive nei quartieri che vogliono migliorare le loro attività, raccogliere più cibo e soprattutto costruire relazioni di comunità.
La rete Food Pride raggruppa le esperienze di 50 città italiane. La parola d’ordine è: il cibo è bene comune.
Ricibo è un’esperienza educativa, la proporresti a dei giovani volontari?
Il cibo è un tema complesso, che incrocia altri elementi della nostra società: lo spreco, la povertà, l’ambiente; il punto è rendere unitaria la tematica alimentare, nonostante le molteplici sfaccettature di cui è composta. Un giovane, attraverso Ricibo, può fare un’esperienza costruttiva su temi d’attualità (l’economia circolare, le smart city), sempre con lo sguardo rivolto alle persone fragili e all’aiuto, spesso non solo alimentare, di cui necessitano.
Come ha operato RICIBO durante la pandemia?
All’inizio abbiamo avuto un momento di shock del sistema: la sospensione delle attività, la carenza di risorse a motivo delle chiusure imposte. Al tempo, assistevamo all’aumento esponenziale dei bisogni di quanti vivevano al limite della sussistenza.
La rete ha reagito, offrendo una risposta rapida, attivandosi con gli Ats territoriali, con gli empori solidali della città, con le “spese sospese” che, grazie alla generosità dei nostri concittadini, hanno permesso di continuare ad aiutare.

Fonte: Il Cittadino
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