Chiesa e mondo
stampa

Nicaragua, una scia di violenza

Chiesa cattolica nel mirino del regime del Presidente Ortega

Nicaragua, una scia di violenza

Quello successivo all’attacco dei paramilitari è forse il giorno più triste della storia di Masaya, città per natura gioiosa, una delle più belle del Nicaragua, culla del folclore e dell’artigianato locale dentro un paesaggio da favola, tra il lago e il vulcano; forse la più caratteristica meta turistica del Paese in tempi di pace. Ma anche una città fiera, epicentro 39 anni fa della rivolta contro il dittatore Anastasio Somoza. E avamposto della resistenza non violenta al regime di Daniel Ortega negli ultimi tre mesi, soprattutto nel quartiere di Monimbó. Un giorno triste, e la violenza non si ferma.

Le strade sono vuote, regnano un silenzio surreale e il terrore imposto dalle forze speciali, che hanno smontato le barricate alzate in queste settimane dalla popolazione a Monimbó. Ma continuano la caccia all’uomo, di casa in casa, l’obiettivo è stanare i leader della resistenza. È ancora caccia all’uomo. A raccontarci come stanno andando le cose è, al telefono, un sacerdote salesiano, padre César Augusto Gutiérrez. Vive nel collegio San Giovanni Bosco e a lui è affidata la cura pastorale della chiesa più centrale di Masaya, quella di San Sebastiano: “La città è completamente militarizzata, le barricate non ci sono più, ma la polizia speciale va di casa in casa, in cerca soprattutto dei giovani che capeggiavano la resistenza. Pare che le vittime del 17 luglio siano quattro, tra cui un poliziotto. I feriti sono molti e così le persone che sono state portate via e incarcerate. Tanti sono fuggiti”. Bloccato l’assalto a una chiesa. Il sacerdote salesiano ricorda un’altra costante degli attacchi di questi giorni, che hanno sempre più spesso come obiettivo le chiese: “È accaduto anche il 17 luglio, hanno sparato contro alcune chiese, volevano entrare nella chiesa di San Juan Bautista, ma non ci sono riusciti per la reazione popolare”. E adesso? “La situazione è davvero critica – prosegue padre Gutiérrez – il Governo e la Polizia sono contro il popolo, che continua a reclamare giustizia e democrazia, in modo non violento. E la Chiesa sta con il popolo, noi siamo pastori. I nostri vescovi hanno mostrato coraggio.

E se il Governo pensa che, attaccando la Chiesa, ci farà perdere la speranza e la voglia di lottare, si sbaglia. Ci hanno tolto le barricate, ma non il cuore della gente. Sappiamo che Dio è giusto e che arriveranno giorni di pace”. Giovani, riserva morale. Una speranza, soprattutto, arriva dai giovani: “Hanno mostrato una grande volontà. Come dice mons. Báez, sono la riserva morale della nostra patria e sono stati decisivi per il risveglio del nostro popolo”. Un ultimo appello il sacerdote lo riserva alla comunità internazionale: “Servono maggiori pressioni per far cessare questa violenza.

E chiedo a tutti gli italiani di pregare per noi, per il nostro popolo”. La Chiesa cattolica in Nicaragua è perseguitata dal regime del Presidente Daniel Ortega. Ad affermarlo il 22 luglio il cardinale Leopoldo Brenes Solorzano presidente della Conferenza episcopale del Paese e della Commissione per il dialogo nazionale, nella domenica che ha visto l’America latina tutta unita in preghiera per la pace per il Nicaragua colpito da una crisi che dallo scorso aprile ha provocato oltre 360 morti. “La Chiesa è perseguitata in varie parti del mondo oggi” - ha detto Brenes - "fa parte della chiesa, che è sempre stata perseguitata. Noi non siamo estranei" a questo fatto. Sono infatti almeno sette gli episodi di profanazione e diversi gli attacchi ai vescovi registrati da quando l'episcopato ha chiesto ad Ortega di anticipare le elezioni del 2021 al marzo 2019 per porre fine alla crisi sociale e politica.

Il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, sta seguendo con profonda preoccupazione l’escalation di violenza in Nicaragua. In una lettera rivolta al Cardinale Leopoldo José Brenes Solórzano, Arcivescovo di Managua e Presidente della Conferenza Episcopale del Nicaragua, il Presidente del CCEE si associa all’appello fatto a nome di Papa Francesco dal Nunzio Apostolico del Paese, Mons. Waldemar Stanislaw Sommertag, “alle coscienze di tutti a raggiungere una tregua e consentire un rapido ritorno al tavolo del dialogo nazionale per cercare insieme una soluzione adeguata e risolvere così la crisi”. In essa, il Cardinale Bagnasco ricorda inoltre “che la pace e la vita umana sono beni irrinunciabili e al di sopra di qualsiasi interesse” e testimonia la vicinanza della Chiesa europea al popolo del Nicaragua.

Fonte: Il Cittadino
Nicaragua, una scia di violenza
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento