La parola

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Il commento alla seconda lettura della Liturgia della Parola

L'evangelista Luca mostra una particolare predilezione per il tema della preghiera: il suo racconto si apre e si chiude in una cornice orante (la visione di Zaccaria che sta officiando nel tempio per l'offerta dell'incenso in Lc 1,5-22 e l'immagine dei discepoli, che dopo l'ascensione del Signore, 'stavano nel tempio lodando Dio' in Lc 24,53); più volte, in momenti decisivi della sua missione, Gesù è in preghiera, e in due passaggi del suo vangelo, Luca raccoglie insegnamenti specifici del Signore su questo tema.

Il vangelo offerto alla nostra meditazione descrive un cammino di fede, che si sviluppa attraverso diverse tappe, fino alla sua pienezza; al centro del racconto c'è un incontro, tra Gesù, che nel suo viaggio verso Gerusalemme, attraversa la Samaria e la Galilea e un gruppo di dieci lebbrosi.

Nel capitolo 17 del suo vangelo, Luca raccoglie materiale abbastanza disomogeneo, iniziando con una serie di detti su temi differenti: nel breve passo offerto alla nostra meditazione, abbiamo due passaggi chiaramente distinti. Nel primo, il tema di fondo è la fede, espresso in una forma paradossale; la domanda d'avvio degli apostoli è rivolta al Signore, titolo che Luca ama utilizzare con riferimento a Gesù, già nel tempo del suo ministero terreno, e riguarda la crescita della fede: 'Aumenta la nostra fede!'.

All'interno di questo capitolo 16, dedicato al tema della ricchezza e del suo retto uso nella vita dei discepoli, Luca colloca questa parabola, che non ha paralleli negli altri vangeli: in essa, oltre ad una chiara condanna della durezza e insensibilità che l'anonimo ricco mostra verso il mendicante Lazzaro, Gesù prospetta l'opposto destino eterno che si può aprire al di là della morte e avverte dell'urgenza del tempo presente, come unico tempo di conversione.

Il brano di Luca, proposto alla nostra attenzione apre il cap. 16, nel quale l'evangelista ha raccolto materiale disparato su un tema di fondo, che gli sta molto a cuore: l'uso della ricchezza nella vita del discepolo; com'evidente, il passo in questione si suddivide in una parabola (vv. 1-8) e in commento attualizzante di Gesù (vv. 9-13), che guida la retta comprensione della stessa parabola.

Il vangelo di questa domenica è una delle pagine più belle, più intense e più caratteristiche di Luca, sono le famose parabole della misericordia che l'evangelista raccoglie insieme, in una cornice assai significativa: Gesù è circondato da pubblicani e peccatori che lo ascoltano e questa scena indica non un fatto isolato, ma un dato permanente e originale della vita e dell'attività di Gesù, che spesso stabilisce un rapporto familiare con queste persone, stando a mensa con loro e destando lo scandalo e la mormorazione dei 'giusti', dei farisei e degli scribi.

Nella lettura domenicale del vangelo di Luca, stiamo percorrendo i capitoli della grande 'inserzione' lucana, da 9,51 a 19,28, sezione propria del terzo evangelista, il quale, nella cornice del viaggio di Gesù a Gerusalemme, raccoglie e dispone tradizioni proprie e tradizioni comuni a Matteo, secondo un proprio ordine. Il passo offerto alla nostra meditazione si svolge sulla strada: Gesù è in cammino, circondato da molta folla, e davanti a questo uditorio di discepoli e simpatizzanti richiama le condizioni di una sequela radicale.

Nel vangelo proposto alla nostra riflessione, Gesù appare come colui che riconduce l'uomo alla radice ultima delle questioni che possono sorgere nella sua esperienza; un anonimo nella folla chiede a Gesù una parola autorevole che induca suo fratello a dividere l'eredità, e il Maestro, come spesso accade, risponde in modo strano, inatteso: “O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?”.

Nella parte iniziale del capitolo 11, offerto alla nostra riflessione, Luca raccoglie un'intensa catechesi sulla preghiera, gesto e dimensione essenziale della vita di fede: la preghiera del Pater che Gesù consegna ai suoi, è collocata in un contesto differente dalla versione di Matteo, più conosciuta e quotidianamente sulle labbra dei credenti.

La scena evangelica che Luca ci offre in questa pagina, tante volte è stata interpretata quasi opponendo gli atteggiamenti delle due sorelle, Marta e Maria, e trasformandoli in simboli del lavoro attivo (Marta) e della contemplazione (Maria). In realtà, la logica del racconto non si muove secondo una linea alternativa, ed entrambe le due sorelle incarnano una posizione di autentica accoglienza verso Gesù, espressa in modi differenti, con una priorità che tuttavia è evidenziata nella conclusione del dialogo.