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"Una vita con Karol"

Nella settimana che vede la sua partecipazione a ‘Cattedrale Aperta’, dedichiamo alla vetrina del libro della settimana le pagine, scritte dall'Arcivescovo di Cracovia "Una vita con Karol" (2007).

"Una vita con Karol"

Nella settimana che vede la sua partecipazione a ‘Cattedrale Aperta’, dedichiamo alla vetrina del libro della settimana le pagine, scritte dall'Arcivescovo di Cracovia "Una vita con Karol" (2007).
Insieme al giornalista di origini polacche Gian Franco Svidercoschi, Stanislao Dziwisz ripercorre oltre quaranta anni di vita trascorsi con Karol Woytjla nel suo ruolo di segretario personale. "Verrai da me, proseguirai gli studi e mi aiuterai": con queste semplicissime parole, l'8 ottobre 1966, l'Arcivescovo di Cracovia Karol Woytyla chiese al giovane sacerdote polacco don Stanislao di diventare il suo segretario particolare. "Quel giorno - ricorda Dziwisz - rappresenta per me l'inizio di una nuova vita". Da allora infatti don Stanislao ha condiviso tutti i momenti importanti della vita di Woytjla. Sempre accanto a lui dagli anni ancora difficili per la Polonia sotto il regime comunista, all'elezione al soglio Pontificio nel 1978; insieme negli intensi anni di Pontificato con quella vita fatta di frequenti viaggi apostolici in tutto il mondo "ad annunciare Dio agli uomini", di lunghe ore trascorse in preghiera, di incontri coi grandi della Terra e coi semplici (su tutti il profondo legame che univa il Pontefice a Madre Teresa di Calcutta, definita dallo stesso Papa "sorella di Dio"). Sempre accanto a lui: dall'attentato in Piazza San Pietro nel 1981, alla giornata storica di preghiera per la pace di Assisi nel 1986, al grande Giubileo del 2000 ("quel cambio di storia, coincidendo con la celebrazione dei duemila anni dalla nascita di Gesù, avrebbe dovuto costituire secondo lui l'occasione per un profondo rinnovamento spirituale dei cattolici"). E Dziwisz racconta in queste pagine anche il Woytjla piu privato, meno conosciuto: racconta di quelle giornate "un po' storte, in cui il Santo Padre aveva nostalgia della sua terra, delle montagne, della maggiore libertà che un po' era impedita dal regime protocollare del suo ruolo di Pontefice"; racconta del modo in cui viveva Giovanni Paolo II in Vaticano, "il suo appartamento personale consisteva praticamente nella camera da letto e in uno studiolo con una piccola scrivania e una poltrona. Tutto molto semplice, molto spartano, e che andava piu che bene per uno come lui, assolutamente incurante delle comodità"; Dziwisz si sofferma parecchio sulla spiritualità diWojtyla: "anche quando lavorava, scriveva discorsi e omelie non smetteva mai di recitare preghiere o giaculatorie. Per tutta la giornata non smetteva mai di pregare". "Recitava sempre il Rosario, la preghiera che prediligeva, era innamorato di Dio, viveva di Dio. E ogni giorno ricominciava da capo, trovava sempre parole nuove per pregare, per parlare con il Signore". Giovanni Paolo II - prosegue nel suo ricordo il cardinale polacco - ogni sera dalla sua finestra guardava Roma, tutta illuminata, e le benediceva, e con quel segno di croce sulla 'sua' città, chiudeva la giornata. L'intero ultimo capitolo del libro è dedicato alla sofferenza nella malattia affrontata da Giovanni Paolo II: "Soffriva terribilmente nel fisico - ricorda Dziwisz - ma non faceva mai pesare sugli altri i suoi malanni e continuava tenacemente a compiere la propria missione". Le ultime pagine ripercorrono passo passo gli ultimi giorni di vita del Santo Padre, le ultime ore al suo capezzale di quel 2 aprile 2005 raccolti in preghiera ("l'aveva chiesto lui, anche per l'ultimo suo giorno voleva nutrirsi della Sacra Scrittura") fino alle 21.37, ora in cui Giovanni Paolo II "è passato alla casa del Signore". "Piangevo - confessa Don Stanislao - come si faceva a non piangere? Ma cantai il Te Deum, come ringraziamento a Dio per il dono che aveva fatto al mondo della persona di Karol Woytjla". "L'ho accompagnato per 40 anni - si legge al termine del libro - ma nel momento della morte lui è andato da solo. Certo, lui non ci ha lasciati. Sentiamo la sua presenza, io l'ho accompagnato fino a questo punto della Chiesa. Ma ora è andato solo. E ora? Dall'altra parte, chi lo accompagna?".

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