'A un giovane italiano', di Carlo Azeglio Ciampi
'A un giovane italiano' é una lettera di un nonno al nipote, pregna com'é di affetto incondizionato verso lo sconosciuto destinatario cui é rivolta. Ma si tratta di un nonno autorevole: l’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che, superata la soglia dei novant'anni, é nella fase della vita, come dice lui stesso, dove il tempo e la disposizione d'animo gli permettono di dedicarsi alla lettura e alla riflessione. Da qui l'idea, attraverso un libro-lettera, di rivolgersi ai ventenni che, tra le vittime più colpite dalla crisi economico-sociale degli ultimi anni, faticano ad avere una prospettiva di vita; per questo magari sono un po’ arrabbiati... Ciampi non li biasima, anzi, ma li esorta con semplicità a non mollare indicando loro una 'bussola' per uscire dal disorientamento; si tratta di valori, quanto mai semplici ma purtroppo spesso dimenticati e che l'ex Presidente della Repubblica ha riconosciuto, facendoli sempre più suoi, lungo le diverse tappe della sua vita.
Egli racconta e attraversa i tanti momenti storici che, se da una parte hanno costruito l'Italia di oggi, hanno anche profondamente influenzato la sua vita personale. Lo fa senza retorica, ma con umile volontà di dimostrare che qualsiasi ostacolo può essere superato con la forza di volontà. Ecco allora una carrellata di eventi che hanno segnato la sua vita: la guerra, l'8 settembre, la guerra di liberazione, fino al Sessantotto e ancora la nascita dell'Europa che per Ciampi é una conquista fondamentale, che non deve essere dispersa smarrendo le ragioni e l'azione di un progetto unitario. Paragonando la sua gioventù a quella di oggi, Ciampi sottolinea come allora, di fronte ai tanti orrori della guerra e al timore di non avere materialmente un futuro, vi era una straordinaria speranza. Oggi invece il giovane é portato alla rassegnazione, anche perché spesso strumentalizzato e oggetto di analisi superficiali. Sembra indirizzati a 'vivere alla giornata', quando invece sono proprio i giovani che devono avere la vista lunga, guardare lontano, prevenire i tempi e i cambiamenti. Ciampi vuole dare loro un messaggio di speranza, vuole spingerli a credere in se stessi; parla con grande efficacia di solidarietà, di equità, di libertà, di rispetto della dignità umana. Chi come lui ha vissuto un passato duro, anche di umiliazioni, non può che giudicare intollerabile ogni forma di discriminazione nei confronti di chi arriva da fuori in Italia a cercare un futuro. E la libertà che cos'é secondo il senatore a vita? E' un diritto per eccellenza, ma rappresenta una sorta di 'work in progress', non bisogna pensare che sia conquistata per sempre, ma semmai considerarla un esercizio al quale educare le persone e i popoli. Con grande lungimiranza e sensibilità, Ciampi si rivolge verso la fine del libro al giovane interlocutore immaginario, dicendogli che comprende la sua voglia di 'rovesciare il tavolo' di fronte a esortazioni virtuose e ripetuti richiami ai valori; capisce il suo sentimento di rinuncia e ripiegamento su se stesso, ma vuole esortarlo: "Giovane amico, vale sempre la pena di impegnarsi ... é connaturata all'uomo l'aspirazione a progredire, a crescere umanamente, attraverso la conoscenza di sé e della realtà che lo circonda ... Spero di essere riuscito a trasmetterti il sentimento di fiducia con cui ho guardato e affrontato l'esistenza; é una fiducia che ho sentito crescere in me osservando l'opera dell'uomo, continuazione di quella del suo Creatore... Non sto cercando, però, di indurti, giovane amico, a coltivare un ottimismo consolatorio. Desidero invitarti ad aguzzare lo sguardo acuto dell'intelletto e del cuore, affinché tu non perda di vista il segno di quella strada che tu stesso dovrai provvedere a tracciare, senza superbia, ma senza troppo timori".
Una dichiarazione d'amore quanto mai struggente: ogni giovane leggendo questo breve libro può ricavarne una carica di fiducia, quanto mai necessaria in una società che lo spinge invece a una cattiva rassegnazione.
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