La parola
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3° domenica di Quaresima - anno A, Gv 4,5-42

Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna

In queste domeniche di Quaresima, ascoltiamo tre lunghi brani del vangelo di Giovanni, che fin dai primi secoli accompagnavano i catecumeni nelle settimane precedenti alla celebrazione del battesimo nella notte di Pasqua, e con differenti simboli, l'evangelista teologo ci conduce a scrutare il mistero della nostra rinascita in Cristo e, più profondamente, a scoprire la presenza di Gesù, dono di vita e di luce per gli uomini.

Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna

In queste domeniche di Quaresima, ascoltiamo tre lunghi brani del vangelo di Giovanni, che fin dai primi secoli accompagnavano i catecumeni nelle settimane precedenti alla celebrazione del battesimo nella notte di Pasqua, e con differenti simboli, l'evangelista teologo ci conduce a scrutare il mistero della nostra rinascita in Cristo e, più profondamente, a scoprire la presenza di Gesù, dono di vita e di luce per gli uomini. Come accade di frequente in Giovanni, il dialogo si svolge intorno ad un elemento, reale e simbolico, l'acqua, non senza fraintendimenti ed equivoci, che provocano una successiva rivelazione. La scena dell'incontro con la donna samaritana accade intorno ad un pozzo, che significativamente nel testo greco è chiamato dall'inizio sorgente, fonte (Gv 4,6 peghé), e una prima linea fondamentale del colloquio si dipana intorno all'acqua, definita da Gesù come 'acqua viva', acqua che scorre dalla fonte e diviene a sua volta 'sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna'. La donna, ogni giorno, nell'ora più calda viene al pozzo, forse per evitare incontri o sguardi poco benevoli su di lei, nel corso della narrazione apparirà chiara la sua situazione irregolare e i suoi trascorsi matrimoni; viene per attingere l'acqua, che ora le è chiesta da Gesù, assetato e stanco dal viaggio. In realtà, le parti si capovolgono: è Cristo che le può offrire un'acqua viva, quel dono di Dio che la donna non conosce, un'acqua nuova, diversa, che non si attinge con i normali mezzi, e della quale la donna non conosce la vera origine, un'acqua che è strettamente unita alla persona di Gesù, a colui che chiede da bere e si offre come sorgente per saziare la nostra sete. Fuori di metafora, in questo tessuto di rimandi, Giovanni sta mostrando il dramma che segna la vita dell'uomo, e la possibilità imprevista e sorprendente che si apre nell'incontro con Cristo: noi siamo sempre alla ricerca di qualcosa che sazi la sete di vita, di verità, di pienezza del nostro cuore, e l'acqua che ci procuriamo con i nostri mezzi, ciò che riusciamo a realizzare come risposta a questa struggente sete, è sempre parziale, non spegne la nostra sete, se non per qualche istante, ogni giorno, come la samaritana, dobbiamo ritornare ai nostri pozzi, alle nostre fonti. Gesù è l'unica presenza capace di donarci un'acqua che colma la nostra sete, una vita che diviene in noi sorgente inesauribile, reale anticipo della vita eterna, della vita stessa di Dio: 'Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete, ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna'. Come sono vere queste parole, come si realizza questa promessa nell'esistenza dei santi, di quegli uomini e donne, di ogni tempo e condizione, che da Cristo, dalla fede vissuta in Lui, attingono una ricchezza di vita e di bene e diventano per tutta la Chiesa e per gli uomini autentiche sorgenti di speranza e di letizia, d'indomabile positività anche nelle tragedie più oscure della storia! Al centro del dialogo con la donna samaritana c'è, dunque, il legame inscindibile tra il dono di Dio, così spesso ignoto a noi uomini, e la persona stessa di Gesù, che lo offre gratuitamente; e questo dono, espresso dal simbolo suggestivo dell'acqua viva, può indicare, nel linguaggio del quarto vangelo due realtà, strettamente connesse ed evocate nella seconda parte del colloquio: quando Gesù prospetta alla donna la vera adorazione del Padre, 'in spirito e verità', allude non ad una concezione intimistica del culto e della preghiera, ma al duplice dono, che rende possibile un nuovo rapporto con il Padre, il dono dello Spirito e il dono della verità, cioè, della rivelazione del Dio vivente nell'essere e nell'agire del Figlio incarnato, Gesù. Questo è il dono di Dio, rappresentato dall'acqua che solo Cristo può donare ai cuori assetati: lo Spirito di vita e la verità fatta volto gesto in Cristo. Questo è il dono che Gesù offre alla donna di Samaria, come ai suoi discepoli, a noi che, attraverso la grazia dei segni sacramentali, iniziando dal battesimo, entriamo in contatto con colui che ci comunica il suo Spirito e ci svela la piena verità di Dio.

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