La parola
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VI Domenica di Pasqua, Gv 15, 9-17

Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici

La reciprocità dell'amore con cui finivamo il commento alla prima parte del capitolo 15 di Giovanni, letto domenica scorsa, è esattamente il punto dal quale la pagina odierna comincia. Viene esplicitato quanto avevamo intuito: con la metafora della vite, Gesù voleva parlare dell'amore unico con cui Dio, amando Israele, ha amato lui.

Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici

La reciprocità dell'amore con cui finivamo il commento alla prima parte del capitolo 15 di Giovanni, letto domenica scorsa, è esattamente il punto dal quale la pagina odierna comincia. Viene esplicitato quanto avevamo intuito: con la metafora della vite, Gesù voleva parlare dell'amore unico con cui Dio, amando Israele, ha amato lui. Per questo ora, alle soglie del suo mistero pasquale, vuole annunciarci cosa avviene a chi si fida di Lui, a chi decide liberamente di rimanere saldo nelle sue parole, tralcio innestato fermamente sul vitigno della vita risorta di Gesù: viene amato dello stesso amore con cui il Padre ha amato il Figlio Gesù! C'è di che rimanere meravigliati, stupiti e gioiosamente riconoscenti. Per il semplice fatto di fidarsi delle parole di Gesù, grazie alla libera decisione (non razionale comprensione) di restare ancorati al Vangelo, parole e fatti della vita di Gesù, il Padre vede in noi non un suo figlio, ma Suo Figlio! E ci ama esattamente come ama Gesù, con la stessa intensità, con la stessa forza e dolcezza insieme, con la stessa tenerezza. Ci trasmette la sua gioia, perché anche noi giungiamo finalmente a quanto cerchiamo tutti, consapevoli o no: la nostra felicità. Non le gioie passeggere e fugaci, ma la gioia piena e definitiva che sgorga dalla vita nuova del Risorto, ormai Vivente per sempre nei suoi, nella sua Chiesa. Come e più di Mosè, Gesù ci dona il suo comandamento, nel quale prende senso l'osservanza sua e nostra di tutti gli altri comandamenti: Egli osserva i comandamenti del Padre e chiede a noi di osservare i suoi comandamenti per poter accogliere il dono del comandamento unico, nel quale tutta la Legge di Dio viene riassunta: l'amore reciproco. Attenzione: Gesù non ci sta chiedendo per favore di volerci bene! Non ci sta semplicemente donando un consiglio di quieto vivere: 'per amore di pace, non rispondere male, cerca di volere bene a tutti, di non fare del male a nessuno…' Sappiamo che spesso molti credenti hanno cercato (con le loro forze) di vivere così, ma appena si sono trovati di fronte a coloro che non accettavano o non rispondevano con amore al loro amore, hanno cessato di amare. Cerco di voler bene a tutti, ma se mi pestano i piedi… e allora ritornano tutte le aggressività, le divisioni, i muri di indifferenza, gli odii che dimostrano che non sapevamo amare. No. Gesù ci comanda di amare. E la sua parola è forte, ha il potere di compiere e realizzare quanto a noi pare impossibile. Amatevi gli uni gli altri, perché io ve lo comando, ossia io lo realizzo in coloro che ogni giorno si impegnano ad ascoltare ed osservare la mia parola. E' l'equivalente della profezia di Ezechiele: 'vi darò un cuore nuovo, un cuore di carne al posto del cuore di pietra'. In Gesù anche questa profezia viene realizzata: Egli ci dona il suo cuore, un cuore che sa amare nel modo giusto, amare chi se lo merita e chi non se lo merita, esattamente come Lui ha fatto e fa con l'umanità, esattamente come ha pazienza con noi che a volte lo amiamo e a volte non rispondiamo al suo amore, perché non lo riconosciamo, lo sentiamo lontano, oppure lo disprezziamo perché non è l'amore che ci aspettavamo. Come accorgerci che Dio ci ama teneramente in Gesù? Questo Vangelo ci da qualche indicazione: nell'obbedienza alla sua Parola, nell'osservanza del suo comandamento, che vuol dire fidardi della sua parola più che delle nostre capacità umane. Vediamo che i nostri cuori sono invidiosi, doppi, amano solo quando c'è un tornaconto, amano possedendo e non lasciando libere le persone amate… lo sappiamo. Per questo abbiamo bisogno di obbedire ad una voce che ci dice di amarci come Io vi ho amati. E' la qualità dell'amore di Gesù che dona sapore e vigore al nostro amore, è l'esempio del suo amore che condiziona il nostro. Questa pagina è il centro di tutti i 'discorsi di addio', dei capitoli 13-17 di Giovanni. Gesù ribadisce con forza con tutte le sfumature possibili che dopo la sua Risurrezione, compiuto il percorso pasquale, potrà donare ad ogni persona che crede e si affida a lui, la reale possibilità della reciprocità di amore. Gesù ci farà entrare, se solo lo vogliamo, nel vortice di amore che è della Trinità stessa, ci lascerà entrare nella reciprocità di amore tra il Padre e il Figlio, donandoci la sua qualità di amore. Come il Padre ha amato me così io ho amato voi, così potete amarvi gli uni gli altri, e solo se ci ameremo in questo modo, gli uni gli altri, potremo diventare suoi discepoli (Gv 13, 35). Sono parole che sgombrano il campo da ogni illusione: chi non ama, non ha conosciuto Dio, perché Dio è Amore (1Gv 4,8). Chi non ama così, perché noi ci illudiamo di saper amare, e chiamiamo amore ciò che spesso non è nemmeno parente con l'amore vero, gratuito, tenero, liberante, rispettoso di Dio nei nostri confronti. In questo consiste l'amore, dice Giovanni: è Dio che ci ha amai per primo, e con il Suo amore illumina il nostro amore, che nel suo senso più grande significa 'dare la vita per gli altri' (Gv 15,13). 'E' solo dalla prospettiva del fianco squarciato di Cristo in croce che la verità dell'amore può essere contemplata, solo partendo di lì si può definire cosa sia l'amore. A patire da questo sguardo, il cristiano trova la strada del suo vivere e del suo amare' (Papa Benedetto XVI, Deus Caritas est 12). Con la metafora della vite e dei tralci, con la sottolineatura del verbo 'rimanere' usato in senso reciproco, io in voi e voi in me, ed anche con il reciproco ascolto-osservanza dei comandamenti, questa pagina ci ha magistralmente ricordato che amore di Dio e amore del prossimo coincidono. Ogni volta che siamo tentati di separarli, ci stiamo allontanando dall'insegnamento di Gesù, da ciò che Egli intendeva offrire a noi. La prima cosa necessaria e fondamentale è infatti lasciarsi amare da Dio in Gesù Cristo, accettare il dono della sua vita divina offerta per noi, erchè 'l'amore può essere comandato perché prima ci viene donato' (Deus Caritas est 14). Poi, vivendo di questa offerta di amore, siamo resi capaci di amare a nostra volta, evangelizzando il mondo immerso nelle tenebre dell'odio e dell'indifferenza con la luce dell'amore. Facendo conoscere a tutti l'Amore, noi evangelizziamo, facciamo conoscere Dio stesso, gridiamo a tutti che Gesù è il Vivente, operante in mezzo a noi.

Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici
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