La parola
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27a domenica del tempo ordinario, Mc 10, 2-16

L'uomo non separi ciò che Dio ha congiunto

La domanda a Gesù dei membri della setta dei 'Separati' (Farisei) è apparentemente una questione tipica interna dei maestri rabbini di Israele, che ammettevano comunemente il divorzio ma discutevano animatamente sulle cause e le motivazioni, che per alcuni dovevano essere molto gravi (esplicita infedeltà coniugale accertata) mentre per altri si potevano ricondurre ad una qualsiasi perdita o calo di amore (in ebraico: non trovare più grazia agli occhi di qualcuno).

L'uomo non separi ciò che Dio ha congiunto

La domanda a Gesù dei membri della setta dei 'Separati' (Farisei) è apparentemente una questione tipica interna dei maestri rabbini di Israele, che ammettevano comunemente il divorzio ma discutevano animatamente sulle cause e le motivazioni, che per alcuni dovevano essere molto gravi (esplicita infedeltà coniugale accertata) mentre per altri si potevano ricondurre ad una qualsiasi perdita o calo di amore (in ebraico: non trovare più grazia agli occhi di qualcuno). Ma noi lettori del Vangelo di Marco sappiamo fin dal terzo capitolo che i Farisei avevano fatto una riunione ufficiale per mettersi d'accordo con gli Erodiani su come eliminare Gesù (Mc 3,6), e dal momento che Gesù sta attraversando le regioni della Perea, sotto la giurisdizione di Erode Tetrarca, la domanda non può essere casuale. Ci ricordiamo infatti che il profeta Giovanni il Battezzatore ha perso la vita proprio per aver osato condannare apertamente il divorzio del tetrarca Erode e il suo nuovo matrimonio con Erodiade, ex sposa ripudiata di suo fratello Filippo (Marco, cap.6). La domanda è dunque perfida, e tende a far dire apertamente a Gesù qualcosa che lo comprometta definitivamente. Ma Gesù come al solito sorprende i suoi avversari, e risponde con una controdomanda. Egli intende innanzitutto mettere i Farisei di fronte alle proprie responsabilità, dicendo 'cosa vi ha comandato Mosè?', cioè cosa ha detto di vincolante per voi, che siete chiamati come tutti a mettere in pratica la Legge. Inoltre intende spostare la discussione da un ambito di posizione interpretativa di alcune scuole di maestri verso il terreno più solido della stessa rivelazione biblica, tornando a leggere la Parola stessa consegnata a noi nella Scrittura. E' ciò che dovremmo fare un po' più spesso anche noi cattolici, indagando il mistero della Parola rivelata ogni qualvolta ci troviamo impelagati in discussioni importanti che riguardano la Vita. E' nella Scrittura infatti che troviamo sedimentata l'esperienza millenaria di credenti che leggono la storia, la propria vita, le relazioni, e tutti gli eventi alla luce della Parola di Dio, quella relazione di amore e di alleanza che Egli ha stabilito nei nostri confronti. I Farisei citano Deuteronomio 24, passo che in qualche modo da per scontata l'esistenza del divorzio, pur non sostenendola. La precisazione di Gesù ci mette ancora una volta di fronte alla differenza tra comandamento divino e precetto umano, ossia tra un'interpretazione seppur ufficiale della Legge, data con autorità da Mosè, e l'intenzione profonda di chi tale Legge ha emanato, Dio stesso. Gesù sottolinea che Mosè ha dato alcune interpretazioni e precetti nella Legge 'a causa della durezza del cuore'. Ma sappiamo che la 'durezza del cuore' nell'Antico Testamento significa l'incapacità di ascolto-obbedienza nei confronti della Parola, in quanto 'duri di cuore' e 'duri di orecchie' (o di cervice) sono espressioni equivalenti. Non ascoltando, cioè non accogliendo nel proprio cuore la Parola di Dio sulla coppia, si diventa incapaci di obbedire, di fare propria tale parola di verità sull'amore umano, e si chiedono quindi deroghe a colui che ha la responsabilità. Se c'è stato un tempo in cui l'autorità della comunità di fede ha ritenuto opportuno cedere alla 'sclerosi del cuore' umano, per Gesù è venuto il momento di risalire all'intenzione originaria del Creatore, e riprendere il discorso dell'amore creativo di Dio sulla coppia, approfondendolo e facendolo proprio nella sua interezza, anche quando ci appare impossibile da praticare. Gesù risale infatti a Genesi 1,7 e 2,24 sottolineando che l'insieme di uomo-donna, l'adam originario, il terrestre che viene dalla terra (adamah) è ad immagine e somiglianza di Dio, prima di ogni differenziazione sessuale, e per questo il matrimonio è un atto creatore di unità, tendente all'unione perfetta delle due volontà che liberamente decidono di stare insieme, per sempre. E' il discorso profetico radicale anche del profeta Malachia, che cinque secoli prima di Cristo si discosta dalle posizioni mosaiche, e riafferma con decisione le parole di Dio : 'Il Signore è testimone tra te e la donna della tua giovinezza che tu perfidamente tradisci, benché ella sia tua consorte e la donna del tuo patto! Non ha Egli fatto un essere solo, di carne in cui è spirito? […] Io infatti odio il ripudio - dice il Signore, Dio d' Israele - e chi copre d' ingiustizia la sua veste, dice il Signore degli eserciti. Vegliate dunque sul vostro spirito e non tradite!' (Malachia 2, 14-16). A chi restringe queste parole di Malachia ai soli leviti o sacerdoti, ricordiamo che già in Esodo 19 tutto il popolo è chiamato 'sacerdotale'.Successivamente anche in casa, luogo dell'istruzione privata dei discepoli, Gesù riafferma con radicalità l'impossibilità del divorzio, paragonando l'uomo o la donna che ripudiano il proprio consorte a chi compie 'adulterio' ossia a chi ha rapporti extra coniugali, tradendo la responsabile fiducia del partner. La nostra società, come quella ebraica e quella romana dei lettori dell'evangelista Marco, è di norma molto lontana da queste parole, e accetta normalmente il divorzio come un dato di fatto. Ma la radicalità della proposta di Gesù rimane. Pur non condannando nessuno, pur accettando la debolezza (e durezza) dei nostri cuori, Egli riafferma la necessità di convertirci al piano originario di Dio sulla coppia umana, fatta per testimoniare al mondo pagano e non credente la qualità dell'amore che viene da Dio. Solo Dio può creare con atto di amore una unità dal molteplice, e la coppia che rimane unita partecipa di tale stupefacente capacità-dono dello spirito umano, diventando perciò stesso evangelizzatrice, annunciatrice di un 'lievito' di amore che fa fermentare tutta la pasta della natura umana, così incline a cedere alla prima difficoltà. E per terminare, Gesù - sempre in casa - riafferma l'insegnamento sui bambini per la seconda volta. Lo farà anche una terza volta, additando alla nostra fede l'importanza fondamentale di tale insegnamento: chi non accoglie la parola di Dio con la fiducia totale di un bambino, non entra nel Regno. Non entra. Gesù dice ai suoi discepoli un'altra parola importante: per non restare fuori dalla Verità, dall'amore vero, dalla felicità umana, bisogna convertirci e acquisire l'atteggiamento fiducioso ed accogliente del bambino nei confronti di coloro ai quali è costretto ad affidarsi. Il fanciullo sa che da solo non può affrontare il mondo, e così il credente, che ripone la sua fiducia più in Dio che nelle proprie forze umane.

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