La parola
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I lettura di domenica 27 novembre - I domenica di Avvento

ANNO A - La Veglia

I lettura di domenica 27 novembre - I domenica di Avvento

Dal libro del profeta Isaìa
(Is 2,1-5)

Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette
in visione su Giuda e su Gerusalemme.
Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà saldo sulla cima dei monti
e s’innalzerà sopra i colli,
e ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci insegni le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti
e arbitro fra molti popoli.
Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci;
una nazione non alzerà più la spada
contro un’altra nazione,
non impareranno più l’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, venite,
camminiamo nella luce del Signore.

N ella seconda metà del secolo VIII a.C. la Palestina è divisa in due regni: regno del nord o di Israele o di Efraim e regno del sud o di Giuda o di Gerusalemme (la capitale). L'Assiria, soprattutto con Tiglat-Pilezer III (745-727), ne ha il dominio.
Contro il giogo assiro si coalizzano i Siri e gli Ebrei del nord, mentre il regno del sud non partecipa alla rivolta: di qui la guerra, detta appunto “siro-efraimitica” contro il regno di Giuda, il quale quindi invoca aiuto dagli Assiti.
Isaia, il cui nome é programmatico, indicativo delle sua missione – significa “Jahvè é la salvezza” – non approva l'alleanza con l'Assiria, esortando i conterranei a riporre fiducia esclusivamente in Jahvè: soltanto dalla sua protezione può venire salvezza.
In tale contesto si situa il vaticinio, presentato come una “visione”: infatti il profeta è – per definizione – colui che, fruendo della visione che Dio stesso ha della storia, ne offre la valutazione, talora anche il preannuncio dei risvolti e l'esito degli eventi.
Conseguenza di tale conversione: la autentica e duratura pace universale, cosicché saranno abolite persino le armi: “le spade forgiate in vomeri e le lance in falci”.
Una realtà che il profeta annuncia come caratteristica dell'era messianica, a condizione che il Messia sia riconosciuto, accolto e seguito. .
Una realtà definitiva alla “fine dei giorni” dell'umanità, per quanti avranno “camminato nella luce del Signore”.
Con l'Incarnazione si é inaugurata l'era messianica, le cui caratteristiche di universale sottomissione a Dio e quindi di universale pace sono – certamente seppur misteriosamente – in fase di attuazione e costituiscono preparazione all'ultima venuta del Signore.
L'operosità dei redenti, in adesione al progetto divino (“sui sentieri di Dio”), é condizione di pace attuale e premessa di pace eterna.
La prospettiva escatologica del credente é stimolo all'impegno attuale, terreno, non al disimpegno. Il credente tiene fisso lo sguardo sull'al di là per poter aver “la luce del Signore” sulla sua operatività in questa vita.

Fonte: Il Cittadino
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