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I lettura di domenica 18 dicembre - IV DOMENICA DI AVVENTO

ANNO A - Fiduciosa disponibilità

I lettura di domenica 18 dicembre - IV DOMENICA DI AVVENTO

Dal libro del profeta Isaìa - Is 7,10-14

In quei giorni, il Signore parlò ancora ad Àcaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto».
Ma Àcaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore».
Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele».

Il brano appartiene alla sezione denominata “libro dell'Emmanuele”, dato che s’incentra, appunto, sulla figura dell'Emmanuele (“Dio con noi”).
Dopo un periodo piuttosto lungo (una quarantina d'anni) di tranquillità e di prosperità per i regni di Giuda o Gerusalemme (al sud) e di Israele o Efraim (al nord) senza molestie da parte dell'impero assiro, la situazione diventa critica allorché, nel 745 a.C. il potere dell'Assiria passa nelle mani ambiziose di Tiglat-Pilezer III. In breve tutta la regione sottostante, sino al Golfo Persico, viene conquistata. Anche la Siria e la Palestina gli fan gola, sia per la loro fertilità di pianure e di foreste, sia, soprattutto, per i porti sul Mediterraneo e il passaggio verso l'Egitto. Per resistere all'impeto travolgente di Tiglat-Pilezer, Rezin, re di Damasco (capitale della Siria) e Pekach, re di Israele, si alleano e sollecitano pure l'alleanza del ventenne Acaz, re di Giuda. Questi non accetta ed allora si scatena il conflitto tra loro: la guerra siro-efraimitica del 734 a.C.
Quando Acaz s'impaurisce, a sua volta decide di chiedere alleanza all'Assiria, allo scopo di mantenere il trono.
A tal punto ecco l'intervento del profeta. Isaia: a nome di Dio, interdice ad Acaz l'alleanza, assicurandogli la protezione divina. Ossia il re di Giuda non deve ricorrere all'aiuto straniero per salvare il suo popolo, ma fidarsi di Jahvè il quale provvederà adeguatamente. Non si tratta di una proibizione meramente politica, bensì re-ligiosa: infatti in quest’epoca allearsi con un popolo comporta pure il riconoscimento della sua religione, il culto alle sue divinità. L'alleanza con popoli idolatri è dunque anche apostasia.
Al rifiuto di Acaz, Isaia dichiara la disponibilità di Jahvè a for-nire “un segno” in qualsiasi settore dell'universo (“dal profondo degli inferi oppure lassù in alto”): un segno-garanzia della veridicità della promessa divina.
Acaz declina l'offerta: sia perché ha davvero paura di provocare il Signore sia perché – seppur con incongruenza – la sua fede in Jahvè non è piena, incondizionata.
Il profeta “allora” accusa Acaz di “aver stancato anche la pazienza di Dio”, il quale preannuncia comunque un “segno”, un avvenimento straordinario: il concepimento di un figlio da parte della “vergine”.
Il testo ebraico usa il termine “almāh”, che in realtà significa “giovane donna in età sponsale”; mentre per significare propriamente “vergine” vi è un termine specifico: “bethûlāh”. Come motivare la scelta del primo termine se non con la preoccupazione di rimarcare la giovane età della donna onesta, la quale – sino a prova contraria – prima del matrimonio è vergine. D'altra parte che “segno” divino sarebbe il concepimento normale di una donna e per giunta non sposata? Mentre “bethûlāh”designa, sì, la vergine, ma senza dichiararne la giovane età. II “segno” è costituito pertanto da questa nascita in maniera straordinaria, al di sopra delle leggi naturali, di cui Jahvè soltanto ha la signoria.
II nome previsto per il nascituro –“Emmanuele-Dio con noi” – è pertanto duplicemente giustificato: perché realizzazione di un intervento straordinario di Dio nella sua nascita e perché destinato ad essere portatore della presenza tangibile di Dio accanto all'uomo. Una presenza che non può essere di semplice spettatore, ma di artefice di quanto costituisce necessità inderogabile dell’uomo. Artefice della salvezza e della sicurezza che nessuna alleanza umana può offrire.
Isaia dunque annuncia un re ideale che sarà l'opposto di Acaz; un re, della stessa discendenza ma fedele a Dio e quindi meritevole della protezione rifiutata da Acaz. Caratteristiche che in alcun discendénte della dinastia davidica si riscontrano, sino al la nascita di Gesù: Dio con noi, concepito dalla Vergine.

Fonte: Il Cittadino
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