La parola
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XIII domenica, Mc 7, 31-37

Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti

C ontrariamente a quanto si pensi, il motivo di questo viaggio di Gesù al di fuori dei confini storici della Terra Promessa, dell'Israele dell'Alleanza, non era dovuto al desiderio di predicare lì la Buona Novella. E di fatto Gesù non predica, non è ancora venuto il momento dei pagani. Semplicemente la sua presenza porta luce e guarigione, come era stato nel brano precedente per la donna greca, siro-fenicia, abitante nei territori di Tiro e Sidone.

Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti

C ontrariamente a quanto si pensi, il motivo di questo viaggio di Gesù al di fuori dei confini storici della Terra Promessa, dell'Israele dell'Alleanza, non era dovuto al desiderio di predicare lì la Buona Novella. E di fatto Gesù non predica, non è ancora venuto il momento dei pagani. Semplicemente la sua presenza porta luce e guarigione, come era stato nel brano precedente per la donna greca, siro-fenicia, abitante nei territori di Tiro e Sidone. Il motivo piuttosto potrebbe essere quello solito di portare i discepoli in un luogo appartato, al di fuori di sguardi indiscreti. Se è vero che il Vangelo di Giovanni ha un ricordo storico preciso della vita di Gesù, dobbiamo allora ricordare che alla moltiplicazione dei pani e al relativo discorso 'sul pane' esplicativo della sinagoga di Cafarnao, l'evangelista aggiunge un'appendice dove si dice quanta opposizione trovi Gesù in patria, non solo tra i capi del popolo, ma anche tra i suoi discepoli, parecchi dei quali lo lasciano, proprio dopo un radicale e profondo discorso 'eucaristico'. Ciò confermerebbe il fatto che Gesù cerchi piuttosto un periodo di pace e tranquillità con il piccolo nucleo che gli è rimasto fedele. Ma tant'è, come nel caso della donna di Tiro, anche qui, nel territorio delle Dieci Città (Decapoli) di cultura e lingua greca, alcuni gli portano un malato. Gesù ha già argomentato con i Farisei in patria che non crede alla distinzione del puro e dell'impuro così come era posta, in quanto esterno ed interno sono da armonizzarsi, e il puro più purificare ciò che è impuro. Non ha nemmeno negato che unnon ebreo si possa cibare delle briciole del suo pane, una volta rispettato il primato del popolo che viene nutrito da Dio in quanto con Lui ha contratto una santa alleanza. Ora gli portano un uomo sordo e muto. Che la sordità sia legata all'incapacità di ascoltare la Parola di Dio è cosa nota nell'Antico Testamento. Solo l'orecchio (e il cuore circonciso possono ascoltare la Parola di Dio, che resta incomprensibile a chi non è entrato liberamente e responsabilmente in alleanza con Dio. E' dunque ovvio che i pagani siano 'sordi', come è pure altrettanto normale che una persona sorda sia anche muta. In realtà il termine è piuttosto quello di 'balbuziente', ma comunque indica una emissione di suoni inarticolati, incomprensibili. Siamo di fronte dunque ad una incapacità comunicativa: chi non ascolta con le orecchie e non assimila nel cuore, non può diventare fedele trasmettitore della Parola, emette suoni inarticolati, è come muto perché incapace di lodare Dio che non conosce e di rendere la sua testimonianza al mondo circa l'amore di Dio e la sua verità. Anche questa volta Gesù non rifiuta di far debordare la sua energia su coloro che non sono ancora entrati in alleanza con il Dio di Israele. D'altronde, il fatto che l'uomo venga portato a Lui affinché Egli stendesse la sua mano sul malato, indica una chiara presa di posizione nei confronti di Gesù, rivela fiducia in Gesù, fede incondizionata nel suo potere di fare qualcosa, di guarire. Porta però l'uomo in disparte, lontano dalla folla. Non siamo ancora quindi ad un 'segno' (cioè miracolo) che possa servire alla fede dei lontani, ma ad un gesto personale di misericordia verso colui che ha chiesto aiuto a Gesù pur non conoscendo né Lui né il Padre che lo ha mandato. L'ambiente deve essere dunque una certa intimità e solitudine con Gesù, il quale usa gesti concreti - usati probabilmente anche dai guaritori del suo tempo - per stabilire un contatto con i suoi organi di comunicazione. Le dita sulle orecchie e la saliva sulla lingua sono la mediazione attraverso la quale la potenza guaritrice di Gesù arriva all'uomo che vuole diventare capace di ascoltare e parlare. Ritualmente questo gesto è rimasto nel nostro battesimo, il rito dell'Effatà, con il tocco da parte del sacerdote delle orecchie e delle labbra del battezzando. Ciò per sottolineare che è solo Gesù può aprire l'orecchio del nostro cuore all'ascolto della Parola, solo l'energia divina del Figlio dell'Uomo può dare la salvezza (rappresentata dalla guarigione fisica), attraverso quei segni e gesti concreti che sono i sette Sacramenti. Sant'Agostino scriverà magistralmente nelle sue Confessioni l'esperienza di una persona che si sentiva 'sorda e muta' nei confronti del messaggio di Cristo, e proprio per grazia Sua, diventa capace di ascoltare, interiorizzare e trasmettere la Parola di Dio: 'hai sfondato la mia sordità, Signore, e la musica delle tue parole è entrata nelle mie orecchie'. Gesù sospira e alza gli occhi al cielo, dicendoci che è solo cercando un contatto che entriamo nella salvezza. Il sospiro è desiderio di comunicazione, di comunione intima, passaggio di Spirito tra il Padre e il Figlio: ecco ciò che apre all'ascolto e alla parola, al dialogo. La preghiera è quel momento importantissimo dove cerchiamo una comunicazione auditiva e visiva con Dio, sospirando di essere capaci di 'parlare' con Lui, fissando gli occhi del cuore al cielo, per cercare di individuare quel 'luogo' dove Dio abita. Il profeta Isaia aveva promesso un tempo in cui Dio avrebbe visitato la terra, e tutti i popoli avrebbero beneficiato dell'ascolto della sua Parola di salvezza, tutti avrebbero potuto vederlo. Questa antica promessa si realizza in Gesù, perché le promesse di Dio non vanno mai a vuoto. In Gesù, Dio propone una nuova alleanza, in cui il cuore di ciascuno sarà 'circonciso', ossia aperto, pronto ad accogliere le parole di vita che il Padre ci ha detto nel suo Figlio. Chiediamoci se abbiamo ancora vivo il desiderio di diventare 'ascoltatori della Parola', di accogliere il dono che Dio ci fa in Gesù, facendoci passare dallo stato di sordità a quello di apertura nei confronti della Parola, quel Verbo che ci trasforma da microfoni spenti e altoparlanti gracchianti parole incomprensibili in satelliti che divulgano in modo netto e chiaro il suo segnale di vita per il mondo.

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