La parola
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29A domenica del Tempo Ordinario - anno C, Lc 18, 1 - 8

Gesù è mandato non per i soli Giudei

L'evangelista Luca mostra una particolare predilezione per il tema della preghiera: il suo racconto si apre e si chiude in una cornice orante (la visione di Zaccaria che sta officiando nel tempio per l'offerta dell'incenso in Lc 1,5-22 e l'immagine dei discepoli, che dopo l'ascensione del Signore, 'stavano nel tempio lodando Dio' in Lc 24,53); più volte, in momenti decisivi della sua missione, Gesù è in preghiera, e in due passaggi del suo vangelo, Luca raccoglie insegnamenti specifici del Signore su questo tema.

Gesù è mandato non per i soli Giudei

L'evangelista Luca mostra una particolare predilezione per il tema della preghiera: il suo racconto si apre e si chiude in una cornice orante (la visione di Zaccaria che sta officiando nel tempio per l'offerta dell'incenso in Lc 1,5-22 e l'immagine dei discepoli, che dopo l'ascensione del Signore, 'stavano nel tempio lodando Dio' in Lc 24,53); più volte, in momenti decisivi della sua missione, Gesù è in preghiera, e in due passaggi del suo vangelo, Luca raccoglie insegnamenti specifici del Signore su questo tema. Nel capitolo 11, dopo la versione lucana del Pater, abbiamo la parabola dell'amico importuno di notte (11, 5-8), seguita da alcuni detti sull'efficacia della preghiera (11,9-13); all'inizio del capitolo 18, nel brano proposto alla nostra attenzione, ci è offerta una nuova parabola, che si muove nella stessa logica della parabola dell'amico importuno, con il commento finale di Gesù. L'introduzione alla parabola risale alla redazione dell'evangelista e richiama una caratteristica essenziale dell'autentica preghiera, cioè, la sua perseveranza, che sa sostenere anche il tempo della prova; si tratta di una preghiera costante, intensa, assidua, che mostra una profonda fiducia in Dio, senza stancarsi, quando Dio sembra non rispondere, sembra quasi ignorare le nostre necessità. La parabola che segue, in realtà, mette al centro non tanto l'opera dell'uomo che chiede, ma la prontezza di Dio nell'accogliere il grido di giustizia che sale dal cuore degli oppressi e dei sofferenti: se perfino un giudice, disonesto e impietoso, si lascia muovere dalla supplica insistente di una vedova che chiede giustizia, pur di non essere più disturbato, quanto più Dio, che in Gesù si svela come padre giusto e appassionato dei suoi figli, saprà rispondere e farà giustizia prontamente, a coloro che gridano giorno e notte verso di lui. Sullo sfondo di queste espressioni, c'è il dramma, tante volte sperimentato nella storia degli uomini, dell'apparente trionfo dell'ingiustizia e dell'iniquità, della vittoria dei diritti del più forte su chi è debole e indifeso; nella tradizione biblica, la vedova, accanto all'orfano, impersona una condizione di miseria e di mancanza di protezione e di cura, e nella sua domanda al giudice della parabola, risuona la domanda di giustizia, da parte degli oppressi, degli sconfitti, di coloro che soccombono, senza difesa. Non a caso, nel nostro passo, più volte ricorre l'espressione 'fare giustizia' (18,3.5.7.8), e in questo modo, nell'orizzonte della preghiera trova spazio il tema tradizionale della sapienza biblica della giustizia di Dio, che appare talvolta smentita e contraddetta dall'ingiustizia del tempo presente, e che sembra essere debole e inefficace, di fronte alla forza dell'iniquità. La parabola, nella ripresa delle parole di commento del Signore, vuole essere un invito a non cessare di elevare il grido della preghiera, nella certezza che Dio farà giustizia, prontamente, certo una logica che non corrisponde automaticamente ai nostri tempi, nel misterioso intreccio con la libertà umana: il problema non viene da Dio, ma da noi, dalla vivezza e dalla costanza della nostra fede. Ecco perché il nostro passo si conclude con un'inquietante domanda: 'Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?'; ciò che è in questione non è la giustizia di Dio, che sa accogliere il grido dei suoi figli, ma la fede dei discepoli, che anche nell'ora della prova o dell'apparente smentita della storia, non vengono meno nella certezza della fede, non si stancano di pregare e di affidarsi alla benevolenza del Padre. La forma interrogativa, con cui si chiude questo commento di Gesù alla parabola, lascia aperto l'orizzonte e diviene un rimando alla responsabilità dell'uomo, alla sua capacità di fidarsi di Dio e di esprimere questa fiducia, nel grido della preghiera, insistente e continua; la fede stessa, nel cuore del discepolo, vive e cresce proprio nell'umiltà della preghiera, nel gesto umanissimo e semplicissimo della domanda e della mendicanza al Mistero santo di Dio. Quanto più l'uomo prende coscienza della sua povertà radicale, rappresentata dalla condizione della vedova, tanto più scopre che la sua ricchezza e la sua autentica risorsa è il grido al Padre.

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