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La scuola riparte?

Ipotesi rientro graduale sui banchi per gli alunni fino alle superiori

Nonostante il perdurare della pandemia – ad oltre un anno dal suo esordio – e anticipando il completamento del piano vaccinale, il Presidente Draghi scommette sulla riapertura delle scuole dopo le vacanze pasquali: asili nido, scuole dell’infanzia, primarie fino al 1° anno della scuola secondaria di primo grado, sono gli ordini interessati (D.L.44 del 1°aprile 2021). Si tratta di una scelta già compiuta in alcuni Paesi, mentre in altri si tiene chiuso tutto o viceversa si riaprono anche le attività commerciali: una situazione a macchia di leopardo che deriva da valutazioni politiche diverse rispetto ad orientamenti scientifici anch’essi fluttuanti.

Lo scompaginamento della vita quotidiana è la conseguenza più evidente a livello planetario ma anche le differenze degli esiti derivanti dai provvedimenti adottati sono rimarchevoli. Ci sono aree a rischio, dove i servizi sanitari se esistenti, non garantiscono una profilassi per l’intera popolazione: se fino ad oggi l’incognita prevalente è stata e permane la mutazione genetica del virus, un domani saranno forse determinanti gli spostamenti, le migrazioni, le condizioni di povertà e sottosviluppo.

Blindare e vaccinare una Nazione non la esime da un futuro contagio di varianti provenienti da flussi migratori che diventano stanziali. Ma limitiamoci a considerare intanto che “puntare sulle scuole” è una scelta prevalente, per motivi generazionali, per le ricadute economiche che a “istruzione ferma” incidono sui PIL nazionali (una stima della Banca Mondiale ha calcolato che cinque mesi di chiusura forzata delle scuole costeranno agli alunni di oggi minori entrate economiche nella vita adulta per una cifra complessiva pari al 7% del PIL planetario), per le conseguenze psicologiche individuali e collettive. Ad oggi la situazione del nostro sistema scolastico può essere riassunta in questi dati contenuti nel documento della Commissione tecnica operante presso la Presidenza del Consiglio: ci sono 8094 istituzioni scolastiche statali, che comprendono 40749 sedi distaccate o plessi che a loro volta ospitano 901.052 bambini di scuola dell’infanzia suddivisi in 42258 sezioni, 2.443.092 scolari di scuola primaria ‘spalmati’ su 128.143 classi, 1.628.889 alunni della secondaria di primo grado in 77.976 classi di scuola media e 2.626.226 alunni della secondaria di secondo grado in 121.392 classi di scuole superiore. In totale una popolazione scolastica di 7.559.259 alunni di cui 259.757 affetti da una disabilità certificata, ospitati in 369.769 classi. La disponibilità organica dei docenti è di 684.880 impegnati su posti comuni e 150.609 su posti di sostegno. Senza contare gli 866.805 alunni che frequentano le scuole paritarie, troppo spesso dimenticate nelle statistiche e nei conteggi. L’ipotesi di riapertura graduale sopra citata, secondo il piano Draghi riguarda dunque una fetta consistente dell’utenza scolastica.

Il permanere della DAD per le secondarie superiori non è una scelta didattica ma ‘necessitata’, considerato il quadro epidemiologico attuale. Un sistema scolastico “corposo” come quello numericamente descritto richiede una pianificazione razionale e programmata delle riaperture. Mascherine, distanziamenti e lavaggio delle mani, sanificazione degli ambienti, piano vaccinale dei docenti e del personale sono prassi già metabolizzate dal sistema. L’ipotesi di un tracciamento a mezzo tamponi degli alunni ammessi al rientro a scuola comporta una valutazione rigorosa del contesto, degli operatori incaricati ad effettuarlo, dell’età dei minori coinvolti.
C’è molta attesa nelle famiglie, nei docenti, nei Dirigenti Scolastici e anche presso gli alunni dei gradi di istruzione interessati alla ripartenza.
I bambini e i ragazzi- che pure hanno vissuto con buona volontà la fase della didattica a distanza vanno tuttavia esprimendo la consapevolezza della insostituibilità del rapporto umano diretto.
Forse questa è la grande lezione che la DaD ha offerto: apparati, mezzi tecnici, strumentazioni digitali devono integrare con la didattica tradizionale ma non possono sostituire l’empatia di una relazione vissuta de visu.
La soluzione è sui banchi della scuola di oggi: le generazioni future hanno il diritto ad una formazione aggiornata agli sviluppi della scienza e a tale sviluppo potranno concorrere, con l’istruzione, la cultura, la ricerca. I vaccini del futuro saranno prodotti dagli studenti di oggi: non dimentichiamolo. Dobbiamo investire sulla scuola perché contiene “in nuce” il nostro futuro: il fiume carsico della vita passa da qui.

Fonte: Il Cittadino
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