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Ddl Zan: chiarezza indispensabile

Una legge sulla discriminazione non può mettere in discussione la realtà della differenza tra uomo e donna

Vorrei fare una premessa e partirò dal contributo che le donne, 21 madri costituenti, hanno dato alla stesura del testo della nostra Costituzione, al cambiamento della cultura patriarcale del nostro paese e a costruire i fondamenti valoriali della nostra democrazia. Fondamentale è l 'art 3 là dove si recita nel primo comma
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni sociali. L'introduzione della parola sesso in vari artic della Costituzione è stata una battaglia che le donne hanno saputo combattere insieme, compatte, superando le diverse culture di partenza perchè fosse abbattuta la discriminazione che colpiva le donne .
Penso al dibattito sostenuto da Maria Federici, prima presidente nazionale del cif, perchè” il sesso non fosse un fattore discriminante per il godimento dei diritti civili e sociali e in particolare per l'accesso delle donne alla magistratura. I movimenti femminili hanno continuato a lottare non solo per rivendicare la parità di diritti ma anche perchè fosse riconosciuto il valore della differenza, della dignità del corpo delle donne contro ogni forma di violenza, perchè soltanto attraverso il riconoscimento del contributo specifico delle donne alla costruzione sociale e politica del paese si attua un sistema democratico.
Ora il ddl Zan, contro l'omotransfobia, la misoginia e l'abilismo si pone certamente un obiettivo importante che noi condividiamo, quello di contrastare e punire le parole di odio e ogni forma di violenza e di discriminazione legati alla sfera sessuale. Conosciamo le varie forme di bullismo di cui sono vittime anche compagni e compagne di classe ,le sofferenze di chi si sente emarginato e la necessità di promuovere una cultura dell'accoglienza. Ma siamo convinte che su certe tematiche, che hanno a che fare con i diritti umani, sia fondamentale trovare un consenso trasversale alle forze politiche e alle espressioni della società civile. L'intento del nostro appello ha questo significato: superare una contrapposizione ideologica in vista di un bene comune e del rispetto della Costituzione.
Faccio riferimento a tutte le parentesi esplicative dell’ art 1 e in particolare al controverso concetto di “identità di genere” e alla sua definizione “l'identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrisponde al sesso indipendentemente dall'aver concluso un percorso di transizione”. Si tratta di una definizione soggettiva, del proprio sentire individuale. Come può un giudice intervenire su una autodichiarazione del proprio sentire? Perchè usare il termine “genere?”.
Noi donne continuiamo a batterci contro “le discriminazione di genere” che colpiscono il “genere” femminile. Una legge deve usare termini chiari e non ambigui. Sorge il dubbio che la questione culturale sottesa sia quella della negazione di un genere maschile e femminile e anche omosessuale. L’identità di genere è diventata “fluidità di genere”? Mi domando che senso abbiano avuto le battaglie delle donne in difesa del valore della differenza, della realtà e della dignità del proprio corpo, della lotta contro l'omologazione con il maschile. Mi domando ancora se non ci sia un limite all ' individualismo estremo del proprio sentire perchè allora come possono sussistere diritti universali.Altro punto controverso è l'art 4 che apparentemente sembra tutelare “libera espressione di convincimenti ed opinioni e il pluralismo delle idee “salvo poi la riserva che tali esternazioni non devono “essere idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti. Chi può valutare l ampiezza dell'idoneità? Noi donne del Cif, per esempio, come altre associazioni di donne ci siamo da sempre opposte alla pratica disumana della gestazione per altri.
Saremo accusate di fomentare atti discriminatori e di essere transescludenti? Non è un caso se sugli emendamenti a questo ddl si sono mobilitati giuristi, associazioni femministe e del lesbismo militante, verdi, cattolici democratici, filosofi, intellettuali.
Indubbiamente il nostro tempo ha rivendicato con forza i diritti individuali, penso che dovrebbe con egual forza rivendicare i diritti comunitari e collettivi.

*Presidente regionale Cif

Fonte: Il Cittadino
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