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Bellezza e importanza della scuola

Il ritorno sui banchi, seppure con nuove norme, ha fatto riscoprire l’entusiasmo dello stare insieme

Jeans, scarpe da ginnastica e zaino sulle spalle; alcuni hanno il cellulare in mano, si scambiano foto, guardano video; altri, cuffie in testa, ascoltano la loro musica preferita.
Cronaca delle prime settimane di scuola, con gli studenti delle superiori, come sempre, ammassati davanti all’ingresso degli istituti; cronaca di settimane apparentemente normali, se non fosse che i visi e i sorrisi dei ragazzi sono coperti dalle mascherine, inequivocabile indizio di un anno scolastico veramente particolare, il primo di convivenza con il Covid 19.
Il 14 settembre la campanella ha dato il via a questo nuovo anno, riaprendo le porte delle aule - che, ad eccezione degli esami di maturità, erano rimaste chiuse da quel 27 febbraio che aveva segnato l’inizio del lockdown - a tutti coloro che, a vario titolo, vivono la scuola come una “seconda da casa”, tra incertezze, paura ma anche tanta voglia di ricominciare.
Incertezze, certo, dovute alla più generale incertezza della situazione complessiva: mancano ancora insegnanti, come del resto ogni anno, gli spazi devono essere rivisti per garantire il distanziamento e quindi una frequenza in sicurezza, la didattica deve essere ripensata, per andare incontro anche alle esigenze di chi, per vari motivi, seguirà le lezioni da casa attraverso gli strumenti digitali. C’è anche paura: per quanto le scuole si siano attrezzate e siano rispettate tutte le nuove regole e per quanto gli studenti stiano dimostrando grande senso di responsabilità, l’ambiente scolastico si presta inevitabilmente ad essere luogo di contagio.
Non solo: l’età media dei docenti è piuttosto alta, molti sono considerati lavoratori fragili, categoria a rischio.
Mascherine, distanziamento e gel igienizzanti certamente aiuteranno ad evitare la diffusione del virus ma è altrettanto vero che un po’ di timore aleggia ogni giorno.
E i primi casi di positività al Covid, come era prevedibile, sono già comparsi, con la conseguenza di provvedimenti di quarantena per intere classi.
Tuttavia, a predominare è un atteggiamento positivo, di speranza, dato dalla gioia di rivedersi, finalmente, in presenza e dal desiderio di ricominciare a vivere nella normalità.
Mai, probabilmente, lo avrebbero immaginato, ma gli studenti stanno dimostrando un attaccamento alla scuola straordinario. In molti ammettono di aver sentito la mancanza non solo, come era ovvio, dei propri compagni, ma anche degli insegnanti e della scuola in generale: tutto sommato, si sono resi conto che la loro vita è fatta anche, se non soprattutto, di relazioni, a volte conflitti, ansie, tensioni, fatica e impegno, compiti in classe, interrogazioni ma anche risate, ricreazioni passate tutti insieme.
Gli insegnanti, dal canto loro, non vedevano l’ora di riprendere le lezioni in modalità tradizionale, potendo vedere i propri studenti, potendo come al solito gesticolare, muoversi nella classe, avere, insomma, quel contatto normale con allievi e colleghi.
Certamente l’eccezionalità della ripresa non permetterà di sentirsi vicini al 100% - la sicurezza deve venire prima di tutto - ma è altrettanto vero che non avere uno schermo di fronte è già un buon inizio.
In alcune scuole, in realtà, la didattica distanza è stata in parte mantenuta, ma si tratta di una modalità eccezionale, che riguarda gruppi di studenti a rotazione e che si è resa necessaria per garantire una maggiore sicurezza all’interno degli edifici scolastici.
La domanda che tutti inevitabilmente si fanno riguarda il futuro, l’andamento dell’epidemia e l’impatto che la riapertura delle scuole avrà sui numeri dei contagi.
La speranza è quella di riuscire a portare a termine in sicurezza questo anno scolastico anche se le difficoltà ovviamente ci sono, e sono molte.
E l’emergenza non ha fatto altro che amplificare i problemi che già gravavano sulla scuola italiana - come la fatiscenza degli edifici, l’arretratezza delle dotazioni digitali e la costante mancanza di docenti e di personale - che quest’anno, tra tutte le difficoltà organizzative, pesano ancora di più e rischiano di farsi sentire pesantemente sugli allievi più fragili, già in difficoltà.
La realtà è che il mondo della scuola - i dirigenti, tutto il personale, gli studenti e le famiglie - sta facendo tutto il possibile, con pochi mezzi e tanta buona volontà, per garantire una ripresa sicura e duratura, nella consapevolezza che la Scuola, al di là degli slogan politici tanto di moda, è davvero il luogo fondamentale non solo per l’istruzione ma soprattutto per la crescita, la formazione, l’educazione dei cittadini di domani.

*Docente
Liceo Piero Gobetti

Fonte: Il Cittadino
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