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A scuola, finalmente!

Lunedì 14 settembre suona la prima campanella dopo la chiusura per l'emergenza sanitaria

A scuola, finalmente!

Lunedì prossimo 14 settembre suonerà la campanella e riprenderanno le lezioni in quasi tutte le scuole d’Italia: è la prima volta dopo sei mesi che si torneranno a frequentare le aule dopo aver vissuto, con gran fatica sia per gli studenti che per i professori, l’esperienza delle lezioni telematiche. A dire il vero i ragazzi e i professori della maturità si erano già rivisti in occasione dell’esame, ma era ancora una situazione di “emergenza”, non un vero ritorno alla normalità.
Già, la normalità: quanto la stiamo desiderando! Quasi più che il prolungamento dell’estate che quest’anno non è passata neppure lei come gli anni passati: non è bastato riaprire le spiagge, le discoteche e gli alberghi… è mancata la notizia dal titolo breve ma efficacissimo di “È finita!” che si può guardare nelle foto in bianco e nero dei libri di storia alla conclusione dei capitoli sulla Seconda Guerra Mondiale.
Abbiamo sperato che arrivasse la proclamazione del ritorno alla normalità e invece abbiamo sorbito gli aggiornamenti sulla frenetica attività del Ministero dell’Istruzione con tutte le polemiche a strascico, dai banchi con le rotelle alle ipotesi di smembramento delle classi e degli orari di ingresso scaglionati.

La scuola riprende già affaticata: il personale in servizio ha passato gli ultimi mesi ad adeguare i locali, a studiare strategie di lavoro, a cercare soluzioni sulla base delle indicazioni che arrivano dai “piani alti” e che, dopo pochi giorni, venivano cambiate.

Gli insegnanti hanno studiato i programmi didattici considerando l’ipotesi che da un momento all’altro ci si potrebbe ritrovare nuovamente tutti chiusi in casa a parlarci da dietro il computer. Gli studenti che normalmente odiano settembre perché decreta la fine delle libertà estive, hanno l’amaro in bocca di non aver potuto gustare appieno la pausa necessaria.
È un treno, quello della scuola, già un po’ vecchio e malconcio che si è dovuto fermare per un rischio del viaggio, costringendo i passeggeri a bordo, senza la possibilità concreta di prendere una boccata d’aria e riposarsi dal viaggio: la scuola riparte, e meno male che succede, ma è necessario ingranare la marcia dell’ottimismo, pensando al suo obiettivo principale di non lasciarci schiavi dell’ignoranza senza farsi vincere dalla stanchezza per il mancato riposo.

La normalità tornerà prima o poi, grazie al lavoro intenso di quelli che a scuola si sono impegnati e che oggi sono i professionisti della sanità che curano e fanno ricerca, dei politici che lavorano con passione e non per interesse, di ciascuno che facendo il suo lavoro, anche il più umile, dà il suo contributo a migliorare la qualità della vita di tutti e a garantire il benessere della società.

Leggeremo con gioia sui giornali e sui social il susseguirsi di proclamazioni come “Il COVID è vinto” e “Basta mascherine e distanziamenti”, ma nel frattempo la scuola darà il suo importante contributo a formare persone che non perdono tempo con polemiche e propagande negazioniste o complottiste, ma che desiderano cambiare il mondo.
Del resto, la lezione più importante del 2020 ci ha insegnato che l’agire sbagliato di una sola persona può essere responsabile del contagio di molti, ma che allo stesso modo l’impegno di ciascuno col rispetto, la pazienza e la conoscenza delle cose può migliorare la situazione di tutti.
E questo è parte di quella cultura che si impara anche sui banchi di scuola, con o senza rotelle.

Fonte: Il Cittadino
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