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Verso la scuola 4.0

Istruzione ad una svolta dopo due anni di DAD?

La scuola punta in alto: il PNRR la definisce 4.0 e si comincia dal reclutamento e la formazione dei docenti. Dopo due anni di pandemia e di DaD a singhiozzo, tra norme, prescrizioni, divieti, profilassi, contagi, mascherine e banchi a rotelle finiti al macero basterebbe intanto qualche rassicurazione sulla ripartenza a settembre, per i problemi di sempre: carenze di organici, ritardi nelle nomine, classi pollaio, disabili senza sostegno, crescente doppia burocrazia sommando quella delle circolari ministeriali a quella dei progettifici della scuola dell’autonomia.

Si profila intanto la nascita di un nuovo organismo nella pletora soffocante di quelli esistenti: la “Scuola di alta formazione e formazione continua, che affiancherà le Direzioni generali e i Dipartimenti esistenti, dovrà coordinarsi con le scuole del territorio, si avvarrà della consulenza di INDIRE e INVALSI e dovrà occuparsi della formazione iniziale, in itinere e permanente del personale scolastico.

Attuata attraverso corsi a distanza, webinar, piattaforme zoom affidate ad Enti esterni di sedicenti esperti ipotizza corsi di ogni tipo, lezioni teoriche a distanza, quiz e test finali di valutazione. Occorrerà un solido paracadute all’utenza dei corsisti per calare il profluvio di schemi teorici, diagrammi di flusso, sigle, acronimi, immancabili anglicismi nella propria realtà scolastica quotidiana. Ma appare chiaro che se manca un organismo interno ed esperto di controllo tecnico tutto diventa aleatorio. Questo palinsesto organizzativo gigantesco che dovrebbe gestire la formazione iniziale e l’aggiornamento in servizio finisce per generare un tipo di cultura pedagogica senza previsione di controlli di efficienza-efficacia.

Anche riguardo alla ‘produttività’ del servizio scolastico: un recente rapporto di Save the Children stima che al termine della scuola media un alunno su due non sia in grado di comprendere il testo che legge.

Circa il reclutamento del personale il PNRR sembra perseguire la via più selettiva e meritocratica delle prove concorsuali e si discute anche di rinnovo contrattuale: l’ultimo CCNL risale al biennio 2016/18, si ipotizza ora un aumento medio mensile di 50 euro netti che francamente sembrano una miseria.

L’OCSE non segnala solo i ritardi del sistema scolastico italiano ma anche il fatto che il nostro personale della scuola sia il peggio retribuito d’Europa.

A quasi mezzo secolo dai ‘Decreti Delegati’ ci si aspetta una verifica seria per un salto di qualità certificata.

Fonte: Il Cittadino
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