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Al cinema - Cento domeniche

Regia e interpretazione di Antonio Albanese

Al cinema - Cento domeniche

La storia. Italia del Nord, Antonio Riva (Albanese) è un operaio specializzato ormai in pensione, che continua ad arrotondare le sue entrare con lavoretti saltuari. Dopo la separazione con la moglie (Sandra Ceccarelli), vive insieme all’anziana madre Sara (Giulia Lazzarini). Quando Antonio viene a sapere che la sua unica figlia, Emilia (Liliana Bottone), ha deciso di sposarsi, si adopera per regalarle il matrimonio dei sogni. Ma quando si rivolge alla banca scopre che non tutto è limpido come sembra.

“Quello che Antonio subisce – racconta Albanese – è un tradimento. In quella provincia operosa dove è cresciuto, della banca del paese ci si è sempre fidati. La banca conosce vita, morte e miracoli di tutta quella comunità. Ne ha accompagnato la crescita, finanziato il desiderio legittimo di avere una casa propria. Per questo, alla scoperta del raggiro, la prima reazione di Antonio è di incredulità. Poi subentra lo smarrimento e l’angoscia di chi è stato tradito proprio da chi si fidava, la vergogna di non aver intuito quanto stava accadendo”.
Albanese si misura con una ferita sociale, una storia di sofferenza e ingiustizia, che affonda le radici nella cronaca, nella recente storia del nostro Paese. Ha rielaborato gli avvenimenti legati al crac delle banche popolari, divampato nel 2015, raccontando quegli eventi – sfumati ovviamente da riferimenti puntuali – dalla prospettiva di uno dei tanti correntisti che hanno perso tutti i loro beni, i risparmi di una vita di lavoro. L’opera prima di Albanese colpisce e lascia il segno. Anzitutto per la stringente attualità del tema e per l’attenzione, lo sguardo, rivolto alle persone normali, quelli fuori dal palazzo. I semplici correntisti, che finiscono per essere l’ultimo anello della catena dei risarcimenti.
Albanese interpreta, dirige e scrive – insieme a Piero Guerrera – la storia di uno di loro, uno dei tanti, che è finito nelle secche della povertà per una crisi bancaria di cui non era stato avvertito, vittima di omissioni e mezze verità. Albanese regista governa il racconto in maniera sicura e vigorosa per la gran parte del film, sul finale però sembra perdere il controllo delle tante, troppe, emozioni in campo, sterzando repentinamente in una direzione che non lascia spazio alla condivisione. Per dare forma alla sofferenza, consegna infatti il film alla vertigine della disperazione. “Cento domeniche” è un film complesso, problematico, per dibattiti.

Fonte: Il Cittadino
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