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Serve un tetto al prezzo del gas!

Intanto la Russia minaccia la chiusura delle forniture

La Bce ha assunto la decisione di aumentare i tassi di un ulteriore 0,75 %, come era stato anticipato in occasione del simposio dei banchieri centrali di Jackson Hole dal membro del comitato esecutivo Isabel Schnabel, a causa del timore di un'inflazione fuori controllo dopo che l'andamento dei prezzi nel mese di agosto ha raggiunto nell'Eurozona il 9,1%; a fine anno l’aumento potrebbe superare il 10%, mentre il mandato esplicito della Bce è quello di mantenere l'inflazione entro il tetto massimo del 2%. Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, ha però ricordato che è "ovvio che la lotta all'inflazione è assolutamente decisiva. Ma anche il contesto economico è molto fragile" e un aumento dei tassi troppo forte potrebbe causare una gravissima crisi economica dato che la questione non è più se ci sarà o meno la recessione in Europa ma quanto sarà pesante e quanto durerà.

La corsa folle dei prezzi del gas durante tutta l'estate ha convinto il board della Bce della necessità di una stretta sui tassi di interesse, con il governatore della Banque de France Francois Villeroy de Galhau che ha auspicato "un aumento significativo dei tassi" con l'aperto sostegno del suo collega della Bundesbank Joachim Nagel, dell'olandese Klaas Knot, dell'estone Madis Muller e del lettone Martins Kazaks. Per il nostro paese, oppresso da un debito pubblico mostruoso e fuori controllo, si tratta di una situazione gravissima anche per la necessità del nostro esecutivo di richiedere alla Bce l'applicazione della norma anti-spread, varata a luglio, che prevede che questo intervento sia subordinato al tassativo rispetto degli impegni presi dall'Italia in occasione della presentazione del Pnrr per accedere ai fondi del Recovery Fund. Il nostro paese deve dimostrare a Bruxelles di aver portato a compimento le riforme e gli aggiustamenti concordati entro i termini stabiliti dal cronoprogramma e purtroppo la caduta del governo del premier Mario Draghi e la nuova tornata elettorale non hanno fatto altro che rallentare i processi del Pnrr e mettere in allarme tutti i nostri partner europei.

Il tasso di cambio tra l'euro ed il dollaro ha toccato nuovi minimi a 0,9878, arrivando a livelli che non si vedevano dal dicembre del 2002, a causa dell'incertezza provocata dallo stillicidio dell'offerta di gas da parte della Russia, con una previsione di ripercussioni molto negative sulla crescita dell'area Euro sia per i costi di approvvigionamento che per l'ipotesi di razionamenti durante l'inverno. Il crollo della moneta unica europea comporta un ulteriore aumento vertiginoso del costo delle materie prime, generalmente ancorate alla valuta statunitense, con uno scenario di forte erosione dell'avanzo commerciale dell'area euro a fronte del ridimensionamento del disavanzo statunitense.

Vladimir Putin ed i suoi portavoce in un crescente delirio hanno annunciato di fatto la chiusura totale della fornitura del gas attraverso il Nord Stream e questo potrebbe comportare in autunno una forte contrazione della produzione industriale in tutta l'area Euro. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha confermato che siamo di fronte ad "una grande tempesta globale", e la reazione dei paesi del G7 che hanno deciso di applicare un "price cap" al prezzo del gas non sembra aver destato grande preoccupazione, con Mosca che sta diventando un fornitore sempre più importante di materie energetiche per la Cina e l'India.

In questo contesto così grave, in Italia continuiamo a portare avanti una politica economica senza alcuna strategia, come sta accadendo ancora una volta con l'Ex Ilva e la banca Mps che sta tentando di portare avanti un piccolo aumento di capitale tra mille difficoltà.

Il nuovo esecutivo dovrà immediatamente prendere decisioni chiare per il futuro, che possano permettere al nostro paese di avviarsi su una strada di risanamento per evitare di ritrovarci in quella che potrebbe diventare una crisi economica e finanziaria senza precedenti.

Fonte: Il Cittadino
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