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Italia, un paese sempre più vecchio

Fotografia impietosa dell'Istat che certifica la denatalità nel Paese

L'Istat nell'illustrare i dati sulla mortalità in Italia per la prima volta ha annoverato anche il clima tra le cause principali di morte dei più fragili, in un paese dove una persona su quattro è sopra i 65 anni di età. Il professor Roberto Bernabei, direttore del dipartimento di Scienze dell'invecchiamento del Policlinico Gemelli a Roma, ha sottolineato: "L'Italia è un paese con sempre più anziani e questo invecchiamento evidenzia il fenomeno nuovo della fragilità. L'assistenza domiciliare, che richiede uno sforzo titanico da un punto di vista culturale, metodologico e organizzativo, adesso è la vera scommessa del Sistema sanitario nazionale". Nel 2022 i decessi nel nostro paese sono stati 713.000 con un tasso del 12,1 per mille, in crescita rispetto al 2021, mentre ogni mille abitanti si sono registrati sette neonati.

In un paese dove una persona su quattro ha più di 65 anni si impone un cambiamento di progettualità nelle politiche sociali del governo, ma su questo punto gli esecutivi che si sono succeduti nel tempo non sono stati in grado di proporre una qualunque ipotesi strategica, per valorizzare le potenzialità di oltre 14 milioni di concittadini che potrebbero costituire un enorme patrimonio per il paese e contribuire alla crescita del Pil ma che invece, nella più totale carenza di idee e strategie, si sono trasformati in un costo secco per la collettività. Nel paese che invecchia la Liguria si conferma la regione con l'età media più alta, con quasi tre persone su 10 con oltre 65 anni e una su dieci che ha più di 80 anni, seguita dal Friuli Venezia Giulia e dall'Umbria. L'Istat segnala che nell'ultimo trimestre del 2022 il potere d'acquisto delle famiglie è crollato di un ulteriore 3,7%, causando una diminuzione della loro propensione al risparmio per un 2%, erodendo tutti i risparmi accumulati durante il periodo della pandemia da Covid19 e gli effetti sul Pil rischiano di essere molto forti e di impattare in modo significativo anche sui dati inseriti dall'esecutivo nel Documento di economia e finanza approvato dal Consiglio dei ministri.

L'inflazione nel carrello della spesa continua a pesare per il 12,7% nonostante i prezzi dell'energia, come ha certificato l'Istat, siano in costante diminuzione , nel mese di marzo -0,3% su febbraio, mentre la banche stanno accumulando enormi ricchezze grazie alla corsa dei tassi con Jp Morgan, Citigroup, Well fargo e Pnc che negli Stati Uniti hanno ottenuto in tre mesi 23 miliardi di dollari di profitti grazie al margine sui tassi di interesse la cui forbice si è allargata molto sui crediti e investimenti ed ancor più tra quanto gli istituti pagano ai depositanti per le loro giacenze e quanto richiedono a famiglie e imprese spesso tassando in modo vertiginoso il rischio di credito.

La storia dell'economia ci insegna che in questo modo i ricchi diventano sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri e che l'aumento del costo del denaro e la limitazione nella sua concessione porta famiglie ed imprese in una crisi economica e sociale che blocca la crescita con conseguenze gravissime per la collettività. Il nostro governo in questa situazione, certamente non causata e voluta ma ereditata, ha il preciso dovere di mettere in atto con la massima rapidità tutte le azioni necessarie per garantire una vita dignitosa alle nuove generazioni con azioni forti ed impopolari ma indispensabili. Purtroppo quanto sta accadendo con l'approvazione del progetto del ponte sullo Stretto di Messina ci conferma che la strada imboccata è quella opposta con un disegno enorme deliberato, ma senza che ci sia la disponibilità dei fondi, che nell'immediato avrà il solo risultato di ridare nuova linfa alla Società Stretto di Messina che è già costata alla collettività centinaia di milioni di euro senza aver prodotto alcun risultato concreto.

Fonte: Il Cittadino
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