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I Vangeli nell'arte - I discepoli di Emmaus

L'episodio della Cena in Emmaus

I Vangeli nell'arte - I discepoli di Emmaus

La storia è tratta da un passo del Vangelo di Luca (Lc 24, 13-35) che racconta un fatto accaduto dopo la morte in croce di Cristo. L'episodio della Cena si verifica alcuni giorni dopo, ad Emmaus, un piccolo villaggio a sole sette miglia da Gerusalemme.

Fra le apparizioni di Gesù risorto, questa è l’unica che non riguarda la ristretta cerchia degli Apostoli o dei più stretti famigliari. Gli artisti si sono soffermati quasi esclusivamente sul momento finale della vicenda, cioè la cena.
Due discepoli sono in cammino lungo la strada che da Gerusalemme porta ad Emmaus. Sono tristi: la morte di Gesù ha frustrato le loro speranze. Un terzo viandante si unisce a loro: apparentemente è all’oscuro dei fatti avvenuti tre giorni prima e si fa raccontare tutto per filo e per segno. I discepoli incamminati esprimono anche i dubbi e la meraviglia per il ritrovamento della tomba vuota, secondo quanto hanno detto alcune donne e viene confermato da tutti coloro che si sono recati a vedere.
Allora Gesù (ancora non riconosciuto) dà ai due discepoli una lezione di catechismo: “Spiegò quanto lo riguardava in tutte le Scritture”. Cala la sera: i due discepoli colpiti e turbati per le parole del viandante, lo invitano a cena con loro.
Nella locanda, seduti a tavola, Gesù prende il pane, lo benedice, lo spezza e lo offre ai discepoli: “I loro occhi allora si aprirono e lo riconobbero: ma egli disparve ai loro sguardi”.
La sequenza dei fatti raccontati è descritta in maniera molto didattica in una placca d’avorio raffigurante “I pellegrini di Emmaus” (860-880 ca.) conservata al Metropolitan Museum di New York. In essa viene rappresentato, lungo un piano verticale, proprio l’incontro e il cammino dei discepoli con il misterioso viandante, poi rivelatosi essere Gesù e sul lato destro, all’interno delle mura della città di Emmaus, il momento della cena e quindi del gesto dello spezzare del pane che ha dato modo ai due di riconoscere il Risorto.
Molti artisti invece si sono concentrati sulla “cena”, uno degli esempi che viene subito alla mente sono le due tele del Caravaggio rappresentanti la “Cena in Emmaus”, una conservata alla National Gallery di Londra e una alla Pinacoteca di Brera, realizzate a pochi anni di distanza (1601 e 1606).

Si rappresenta il culmine dell'azione dell'episodio descritto nel Vangelo di Luca (24,13-32): due discepoli di Cristo, Cleofa e forse Giacomo Maggiore, riconoscono Cristo risorto, che si era presentato loro come un mendicante e lo avevano invitato a cena, nel momento in cui compie il gesto della benedizione del pane e del vino, alludendo così al sacramento dell'Eucaristia.
Cristo è rappresentato con le fattezze del Buon Pastore, immagine frequente nell'arte paleocristiana, un giovane imberbe dall'aspetto androgino, che simboleggia la promessa di vita eterna, la rinascita e l'armonia, intesa come unione di contrari.
È anche probabile che l'artista abbia voluto ritrarre un Cristo all'apparenza non riconoscibile dallo spettatore immediatamente tramite le fattezze, ma piuttosto guardandone i gesti e lo svolgersi dell'avvenimento.
I due discepoli mostrano stupore, Cleofa si alza dalla sedia e mostra in primo piano il gomito piegato; l'altro vestito da pellegrino con la conchiglia sul petto, allarga le braccia con un gesto che mima simbolicamente la croce, e misura in tralice lo spazio a disposizione, oltre ad unire la zona in ombra con quella dove cade la luce; la sua mano destra è troppo grande, ma serve per dirigere l'occhio dello spettatore verso Cristo.
Anche il braccio di Cristo, proteso in avanti, dipinto di scorcio, dà l'impressione di profondità spaziale.
Il quarto personaggio, l'oste, mostra uno stupore senza consapevolezza, non coglie il significato dell'episodio cui sta assistendo; il discepolo posto di spalle, infine, funge da espediente per coinvolgere più direttamente lo spettatore nella scena, il quale è come invitato simbolicamente a prendere il posto libero lasciato al tavolo, davanti a Gesù.

Nella foto: Caravaggio, Cena_in_Emmaus, 1601 National Gallery

Fonte: Il Cittadino
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