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Catechesi nell'arte: Il Battista nei carruggi

Un itinerario sul santo patrono per le vie della città

Catechesi nell'arte: Il Battista nei carruggi

I n occasione della prossima festa del nostro santo patrono vi proponiamo un breve itinerario cittadino tra le opere dedicate al Precursore. Un percorso che ci porterà a passeggiare tra i vicoli e i carruggi, ma anche ad entrare a Palazzo Ducale e al Museo del Tesoro.

Il santo patrono campeggia su molti sovrapporta nel centro storico: ai lati della Cattedrale, in piazza San Giovanni il Vecchio, sul portale del battistero vi è un sovrapporta in cui è rappresentato il battesimo di Gesù. Scena minimale, ma realistica, con i piedi di Gesù affondati nell’acqua e con i due angeli ai lati pronti con i panni per asciugarlo dopo l’abluzione. Una scena più curiosa si trova in vico Mele, 6 (palazzo di Brancaleone Grillo) dove san Giovanni, coperto da una folta pelliccia, è circondato da piante ed animali: si riconosce un uccello (una cicogna o uno struzzo) vicino ad un leopardo sdraiato a terra, davanti ad uno sfondo di alberi e rocce. In città vi sono centinaia di edicole votive che conservano statue di san Giovanni. L’edicola di piazza Soziglia è qui collocata per ricordare un incendio che coinvolse questo edificio. Nel XIII secolo, quando il palazzo a fasce bianche e nere era sede della Dogana, si sviluppò un vasto incendio che stava distruggendo il palazzo. Dalla vicina Cattedrale vennero quindi prese le ceneri del Battista e portate sul posto. Si racconta che bastò la sola presenza dell’arca a spegnere l’incendio.

Qualche secolo più tardi i genovesi vollero ricordare il miracolo di San Giovanni Battista che, vincendo sul fuoco, salvò i genovesi. Ed ecco che sulla facciata del palazzo si decise di inserire l’edicola votiva: un tempietto dal frontone curvilineo, accoglie la statua del santo vestito di pelli, come da iconografia, mentre con le mani giunte guarda verso il cielo; ai piedi la scritta “Nostra Tutela Salve” ricorda l’intercessione miracolosa. Analoga situazione in via Del Molo, dove la statua del santo, in una profonda nicchia, è protetta da un’elaborata grata in ferro. Qui nel 1634 le reliquie del Battista furono portate in processione per calmare una tempesta che, implacabile, aveva distrutto le strutture portuali del molo vecchio. In piazza Campopisano troviamo un’altra edicola dove il santo patrono viene rappresentato bambino. Narrano gli storici Remondini che sotto l’immagine c’era una scritta in latino che informava dell’avvenuto restauro agli inizi del XVIII secolo ad opera di certi benefattori. Inoltre, a fianco di questa edicola, c’era un tempo una palla di cannone conficcata nel muro e risalente agli eventi del 5 aprile 1849: in quel periodo la città venne colpita e tormentata dai Bersaglieri del Generale La Marmora e in memoria di quei giorni si usò così collocare le palle di cannone nei muri della città. Troviamo un’altra edicola con la rappresentazione di San Giovannino, rappresentante la “Madonna con il Bambino e San Giovannino” collocata in Piazza dei Truogoli di Santa Brigida: la statua attualmente presente nella piazza è un calco dell’opera originale che è invece custodita al Museo di Sant’Agostino. La scultura risale al 1617 ed è attribuita ad uno scultore appartenente alla scuola di Leonardo Mirano o di Gio. Domenico Casella. In Via della Maddalena sull’abside dell’omonima chiesa è incastonata la settecentesca edicola di San Giovanni Battista.

Talmente maestosa che gli storici dell’arte ipotizzano essere la parte superiore di un altare traslocato qui da qualche altro edificio religioso sconsacrato o demolito. Protagonista è la statua del santo attorniata dalle due Marie. Al centro del timpano spezzato la Madonna del Loreto con ai lati due putti in adorazione. Dall’epigrafe posta sotto la nicchia che ospita il santo, si evince che si tratta di un’opera del XVII secolo. Fare un elenco dei dipinti od affreschi che ritraggono san Giovanni Battista è quasi impossibile; solo o accanto ad altri santi lo troviamo in molte pale d’altare, scelto per devozione nei confronti del patrono della città o per omonimia col committente dei dipinti in questione (da secoli molti Genovesi si chiamano Giovanni Battista, nome spesso abbreviato in Giobatta). La committenza genovese ha richiesto spesso a pittori locali o foresti le immagini del battesimo di Gesù, o di san Giovanni nel deserto, o ancora le scene della decapitazione e della presentazione della testa del Battista a Salomè. Facile è l’accesso a palazzo Ducale dove, saliti sulla prima rampa a sinistra dallo scalone centrale, voltandosi si può vedere il grande affresco di Domenico Fiasella con la Madonna Regina di Genova, san Giovanni Battista e gli altri protettori della città. Se volete seguire punto per punto la vicenda del Battista, dalla nascita alla morte, non vi resta che entrare la Museo del Tesoro di san Lorenzo, all’interno della Cattedrale.

Questa cassa venne commissionata dai Priori della Cappella del Battista e realizzata tra il 1438 e il 1445 principalmente da Teramo Danieli, al quale si attribuisce il disegno complessivo, e Simone Caldera. Lo straordinario prodotto della loro opera è quella sorta di cattedrale in miniatura, sormontata da guglie e pinnacoli fittamente decorati, che occupa una parte significativa dello stesso ambiente in cui sono esposti il piatto e l’arca del Barbarossa. Lungo i fianchi della cassa, entro fiorite edicole, è illustrata l’intera vita del Battista: dall’annuncio della sua nascita al padre Zaccaria, alla sepoltura dei suoi resti dopo il martirio.

Fonte: Il Cittadino
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