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"In mezzo a una strada!" - comunicato congiunto di Caritas diocesana e Ufficio Migrantes sul Decreto Sicurezza

Preoccupazione per la fine dello Sprar e dell'accoglienza ai richiedenti asilo

"In mezzo a una strada!" - comunicato congiunto di Caritas diocesana e Ufficio Migrantes sul Decreto Sicurezza

Come enti da sempre attivi su questo fronte a Genova, non possiamo che condividere le preoccupazioni e le critiche che da più parti si stanno levando. In particolare il Decreto ci obbligherà a non dare più accoglienza ai richiedenti asilo che attendevano di entrare nei centri e a coloro che, cancellato il permesso per motivi umanitari, non potranno più accedervi, finendo per strada pur essendo in possesso di un regolare titolo di soggiorno. In prospettiva, la stessa sorte attende anche quanti, non potendo più rinnovare il permesso per motivi umanitari, perderanno il lavoro che in questi anni avevano ottenuto, imboccando una parabola discendente verso una marginalità che avevano iniziato a lasciarsi alle spalle. 

Si smantella inoltre un sistema - quello dello Sprar nazionale, coordinato dai Comuni e supportato dal Terzo Settore - che in quasi 20 anni ha garantito gestione del fenomeno, accoglienza e integrazione. Anni di "saper fare", relazioni, storie, cittadini impegnati come operatori sociali e volontari. Altri cittadini, probabilmente lontani dai fatti, saranno convinti che tali accoglienza ed integrazione non siano state efficaci. Il Decreto Sicurezza avrà il solo merito di manifestare come, riducendo o dismettendo questo servizio, il disagio crescerà. Non si tratta qui dell'aspetto economico legato all'accoglienza delle persone migranti, su cui negli anni hanno pesato casi di cronaca giudiziaria e una crescente disinformazione rispetto a chi ha sempre cercato di "fare bene il bene". Ciò che vogliamo sottolineare è piuttosto che il Decreto non porterà maggiore sicurezza ma maggiore precarietà e marginalità, a danno di tutta la cittadinanza. 

Persone senza documenti, senza lavoro, senza occupazione e senza alcuna attività di integrazione saranno costrette a trovare un proprio modo per sopravvivere. Aumenterà di conseguenza anche il numero delle persone senza dimora presenti a Genova, in un momento in cui le politiche sociali nazionali e locali a favore di questi cittadini che vivono per strada tendono a ridurre le risorse pubbliche a disposizione e, nei fatti, ad indebolire l'intervento costruito con la rete degli Enti del Terzo Settore. Così si restringono i diritti ai cittadini migranti senza aumentarli ai cittadini italiani, a partire da quelli più vulnerabili, a cui stiamo accanto ogni giorno di persona e con molti servizi. Non è questione di difendere lo straniero a detrimento dell'italiano: ci impegniamo da sempre per una società che si faccia carico di tutti, che integri e partecipi. L'obiettivo di ogni politica sociale dovrebbe essere il maggior bene possibile di tutta la cittadinanza, tra doveri e diritti, legalità e convivenza. 

Penalizzare le persone, indebolire la cultura sociale

Al contrario, il Decreto Sicurezza e, in questi giorni, la mancata presenza dell'Italia al tavolo sul Migration Global Act promosso dall'ONU, concretizza un atteggiamento vessatorio nei confronti di persone a cui si imputa il torto di essere straniere. Oltre alla dignità personale di questi individui, si lede il nostro stesso corpo sociale: si indebolisce la cultura che ci lega, si rafforzano il nazionalismo e, al suo interno, gli individualismi delle singole comunità, si costruisce una idea di Paese forte, ma forte solo contro i deboli e sostanzialmente chiuso. Anche le comunità cristiane, a cui apparteniamo, sembrano talvolta tentate da un atteggiamento di acquiescenza e sufficienza o dalla inconsapevolezza che nasce dal delegare ad altri l'onere dei problemi e quello delle critiche. Non possiamo esimerci dagli obblighi di questa nuova legge e, tuttavia, come credenti e professanti, sentiamo il dovere (che ci auguriamo sia condiviso dalla comunità cristiana) di denunciare i pericoli per un Paese che, rimuovendo i problemi degli altri, cancella il proprio passato di solidarietà e condivisione e mette a rischio il proprio futuro. 

La posizione di Caritas italiana

Tra le prese di posizione critiche nei confronti del Decreto Sicurezza da parte delle principali realtà del Terzo Settore impegnate nell'accoglienza a livello nazionale, anche Caritas Italiana ha prontamente manifestato la sua valutazione indicando un "rischio caos" per il Paese: "La conseguenza più evidente dell'abolizione della protezione umanitaria - scrive il direttore don Francesco Soddu sulle pagine di Famiglia Cristiana - sarà un aumento dell’irregolarità sui territori con conseguenze anche in termini di sicurezza. (...) Circa 140 mila persone titolari di un permesso di soggiorno per motivi umanitari rischiano di cadere o di ricadere in una condizione di irregolarità del soggiorno che li esporrà al rischio di povertà estrema, di marginalità e di devianza. (...) Il ridimensionamento del programma dello Sprar (...) penalizzerà molto i territori e la qualità dell’accoglienza in quanto predilige le strutture di grandi dimensioni, che in genere sono elemento di preoccupazione e paura diffusa. (...) Il vero rischio che ora il Paese corre è quello di aumentare, paradossalmente, la propensione all’illegalità".  

"In mezzo a una strada!" - comunicato congiunto di Caritas diocesana e Ufficio Migrantes sul Decreto Sicurezza
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