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Sport, più guardato che praticato

Se ne è discusso nella prima edizione del forum "Osservatorio Valore Sport" a Roma

Il 2021, anno olimpico, per l’Italia è stata una stagione record: il nostro Paese si piazza infatti al 2° posto al mondo dopo Stati Uniti e Cina per numero di podi in competizioni internazionali ufficiali.
283 fra medaglie d’oro, argento e bronzo che generano entusiasmo e legittimo orgoglio.
A fronte dell’elevata attenzione mediatica che le vittorie degli atleti azzurri continuano a produrre e della passione con cui gli italiani seguono lo sport agonistico e olimpionico, sarebbe lecito però aspettarsi anche un’elevata pratica sportiva quotidiana da parte della popolazione.
Dai dati disponibili emerge, invece, come lo sport in Italia venga maggiormente guardato piuttosto che praticato.
Secondo il censimento dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), il nostro Paese si posiziona come il 4° più sedentario tra gli adulti (44,8% della popolazione non raggiunge le linee guide di attività fisica raccomandata dall’OMS) ed addirittura 1° tra i bambini (94,5% del totale non raggiunge i livelli raccomandati).
E’ partito da questo stridente contrasto il dibattito che ha accompagnato, nei giorni scorsi a Roma, la prima edizione del Forum “Osservatorio Valore Sport”, organizzato da The European House- Ambrosetti.
Una quarantina i relatori di primo livello, esponenti delle istituzioni sportive e non, che hanno partecipato ai tavoli di discussione. C’erano anche dirigenti del CSI e l’assessore regionale allo Sport Simona Ferro. “E’ stata una splendida occasione per approfondire e confrontarsi sul posizionamento strategico di questo settore in Italia - ha detto Simona Ferro - insieme a Giovanni Malagò, Presidente CONI, Vito Cozzoli, Presidente Sport e Salute, Luca Pancalli, Presidente Comitato Italiano Paralimpico. Durante il meeting sono stati ribaditi gli innumerevoli benefici che lo sport apporta al fisico e alla mente, ma allo stesso tempo è stato sottolineato come gli italiani siano tra i meno sportivi d’Europa. E’ necessario incrementare le palestre nelle scuole, promuovendo stili di vita consapevoli e abituando i giovani a seguire un regime alimentare corretto come ha ribadito il nutrizionista Prof. Guido Calabrese”.
Durante il Forum è emerso che per la pratica sportiva in Italia sono sempre determinanti purtroppo alcune condizioni socio economiche. I più sedentari risultano i residenti del Mezzogiorno (+ 23.7% rispetto al Nord), le donne ( + 4.6% rispetto agli uomini), le persone meno abbienti ( + 17.2% rispetto alle fasce con reddito più alto), coloro che possiedono nessun titolo di studio o la sola licenza elementare ( + 34.4% rispetto ai laureati), e gli over 65 (+ 30.2% rispetto alla fascia6-24 anni).
La sedentarietà determina poi un imponente costo sanitario, 3.8 miliardi di euro all’anno, a causa di patologie specifiche come quelle cardio vascolari ed il diabete.
A livello economico l’Italia è il 16° Paese fra i 27 dell’Unione per spesa pubblica dedicata allo sport: 73.6 euro pro capite, il 38% in meno rispetto alla media europea.
Eppure lo sport produce comunque da noi un valore aggiunto di 24.5 miliardi di euro, l’1.4% del PIL nazionale, ed occupa 420.000 persone. Altro tasto dolente è quello dell’impiantistica, con un patrimonio infrastrutturale obsoleto: stadi, palestre, palazzetti, piscine al 60% sono stati costruiti più di 40 anni fa.
In Italia ci sono 131 impianti ogni 100.000 abitanti mentre la media europea è di 250: siamo poi lontanissimi dai 600 in Finlandia, il Paese che guida la classifica di quota di popolazione attiva. Ancora più deprimente l’analisi delle scuole dove sei edifici su dieci non hanno una palestra generando così un enorme gap di accessibilità alla pratica sportiva per i bambini.
L’“Osservatorio Valore Sport” non si è limitato a fotografare la situazione, tutt’altro che confortante, ma ha elaborato alcune macro aree di intervento per diminuire la sedentarietà nei prossimi trent’anni.
Innanzitutto occorre definire una road map per una visione di lungo periodo di obbiettivi condivisi, incrementare gli investimenti dedicati agli impianti, al loro efficientamento ed innovazione. Dovranno nascere di sistemi di rilevazione e monitoraggio delle (multi)dimensioni della pratica sportiva e del settore correlato.
E’ opportuno incentivare la domanda e l’offerta di sport attraverso la leva fiscale e la semplificazione degli iter burocratici.
Infine bisogna promuovere uno stile di vita attivo soprattutto nelle scuole ma anche nei luoghi di lavoro ed attivare una strategia di formazione, sensibilizzazione e comunicazione multilivello sui benefici dello sport.
Con politiche mirate, e certamente ambiziose, è emerso dal dibattito, l’Italia avrebbe un risparmio di spesa sanitaria nel periodo 2022-2050 di 32.5 miliardi di euro grazie alla prevenzione e una crescita del PIL di 134 miliardi di euro grazie al rilancio dell’intera filiera.

Fonte: Il Cittadino
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