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X Factor: talent show che piace sempre!

Il genere piace e, a modo suo, dà l'illusione a chiunque di poter un giorno diventare famoso, trasferendo le sue cantate solitarie o in compagnia su un palcoscenico. E… chissà mai che ci scappi l'audizione giusta. Il successo di "X Factor" e di altre trasmissioni simili si spiega sia con la tendenza all'immedesimazione che queste proposte generano nel pubblico, sia con l'inevitabile curiosità degli spettatori verso le nuove proposte di - eventuale - successo.

X Factor: talent show che piace sempre!

Il genere piace e, a modo suo, dà l'illusione a chiunque di poter un giorno diventare famoso, trasferendo le sue cantate solitarie o in compagnia su un palcoscenico. E… chissà mai che ci scappi l'audizione giusta. Il successo di "X Factor" e di altre trasmissioni simili si spiega sia con la tendenza all'immedesimazione che queste proposte generano nel pubblico, sia con l'inevitabile curiosità degli spettatori verso le nuove proposte di - eventuale - successo.
In tutti i talent show musicali la tendenza è quella di mostrare anche le prove, le audizioni, il backstage e tutto quanto precede la messa in onda delle puntate "ufficiali" di gara. Recuperando le modalità tipiche del reality, il "dietro le quinte" viene proposto con modalità altrettanto spettacolari di quelle riservate all'esibizione vera e propria. Il crescendo di sofisticazione scenografica, di puntata in puntata, fa parte del format.
Il palinsesto nostrano ne è sempre più denso, perché oltre alle versioni italiane vengono proposte anche quelle estere. E si finisce per moltiplicare così il set delle audizioni, come se si trattasse di una grande kermesse unica, dislocata in diversi luoghi su altrettanti palchi.
Oltre alle identità e alle doti canore dei cantanti, a suscitare l'attenzione del pubblico in questo genere di trasmissioni sono spesso i comportamenti della giuria in studio. Nella nuova edizione del citato "X Factor", per esempio, a decretare il passaggio del turno sono l'eccentrico Morgan, il tatuatissimo rapper Fedez, il giovane e internazionale Mika e Victoria Cabello, l'unica a non fare la cantante di mestiere. Per ora le scintille che nelle edizioni precedenti avevano animato il rapporto fra Elio, Morgan, Arisa e Simona Ventura non si sono viste ma, c'è da starne certi, se in qualche frangente della messa in onda gli ascolti dovessero avere un calo, di sicuro qualche scontro verbale scoccherà. In tv (e non solo), si sa, purtroppo le liti e le aggressioni fanno audience.
Il conduttore vero e proprio - Alessandro Cattelan, che ha sostituito Francesco Facchinetti - non è colui su cui maggiormente si concentra l'attenzione, nel senso che la sua presenza sul palco è più simile a quella di un "moderatore" che di un presentatore. Gli spetta la funzione di introdurre gli aspiranti cantanti e, soprattutto, di consolarli nel caso in cui le loro performance vengano bocciate senza appello.
Rispetto alla televisione "di una volta", quella odierna non soltanto apre le porte alle persone comuni dando a tutte l'occasione di diventare protagoniste, ma segue passo passo tutto ciò che succede prima, durante e dopo giocando sull'empatia fra lo spettatore e il protagonista di turno. Il quale, paradossalmente, finisce per attirare maggiormente l'attenzione dello spettatore nel momento in cui fallisce rispetto a quando invece ha successo.
In molti casi il meccanismo del televoto aumenta ulteriormente il coinvolgimento attivo di chi si trova di fronte al televisore, che si veste dei panni di giudice e si gioca il "potere" di determinare con le sue scelte l'esito della gara, attraverso promozioni ed eliminazioni (quanto il voto a distanza sia autentico e quanto pilotabile o pilotato, è un tema oggetto di continue discussioni e polemiche mai sopite).
Il processo di emulazione - insieme probabilmente all'attuale situazione di crisi - fa sì che di anno in anno e… di talent show in talent show, il numero degli aspiranti dilettanti allo sbaraglio cresca. Non a caso, in programmi di questo genere, tradizionalmente riservate ai giovani, sono state progressivamente inserite le categorie degli "over", comprendenti di fatto gli adulti anche di età avanzata.

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