La parola
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Dedicazione della Basilica Lateranense, Gv 2, 13-22

Parlava del tempio del suo corpo

Questa domenica coincide con la solennità che ricorda la dedicazione della Basilica di S. Giovanni in Laterano, a Roma, avvenuta il 9 novembre 324: è la prima chiesa pubblicamente consacrata nell'Occidente cristiano, e in quanto cattedrale del Papa, vescovo di Roma, è considerata come madre di tutte le chiese.

Parlava del tempio del suo corpo

Questa domenica coincide con la solennità che ricorda la dedicazione della Basilica di S. Giovanni in Laterano, a Roma, avvenuta il 9 novembre 324: è la prima chiesa pubblicamente consacrata nell'Occidente cristiano, e in quanto cattedrale del Papa, vescovo di Roma, è considerata come madre di tutte le chiese. In quest'occasione la liturgia offre al nostro ascolto un brano del quarto vangelo, nel quale, in modo originale, Giovanni mette insieme tre elementi che, nella tradizione sinottica, risultano distinti, cioè la cacciata dei venditori dal cortile del tempio di Gerusalemme, il dibattito sull'autorità di Gesù, con la richiesta di un segno e l'annuncio della distruzione del tempio. Nella narrazione di Giovanni, tutto si raccoglie e si concentra sulla persona di Cristo, tanto che il gesto forte della cacciata dei mercanti e dei cambiavalute, fatto che probabilmente avrà interessato solo una parte della grande area del tempio, acquista un nuovo significato: non è da leggersi semplicemente come una protesta profetica contro gli abusi, contro la riduzione della casa del Padre suo a luogo di mercato, ma diviene un segno che preannuncia una vera e propria sostituzione. Il tempio di pietra, cuore della vita religiosa d'Israele, luogo d'incontro con il Dio dell'alleanza, è ormai decaduto, perché si profila un nuovo santuario, nel quale avviene il vero e pieno incontro tra Dio e l'uomo, e questo santuario non è più un edificio materiale, costruito dagli uomini, ma è il corpo stesso di Gesù, risuscitato dal Padre. Tutto il racconto dell'evangelista si svolge nella prospettiva della Pasqua, la nuova Pasqua che segnerà l'ora della gloria, e che sostituirà la 'Pasqua dei Giudei'. Di fronte alla domanda di un segno, che legittimi l'autorità di Gesù, nel compiere questo gesto deciso, Cristo risponde con un detto enigmatico: 'Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere'; come spesso accade nel quarto vangelo, c'è un malinteso, un'incomprensione di fondo da parte degli uditori che si fermano al tempio materiale, c'è quasi un'ironia, ma, in effetti, questa parola si fa chiara e trasparente solo alla luce dell'evento. Per le orecchie dei credenti, che ora ascoltano queste parole, tutto parla del mistero della risurrezione: il riferimento ai tre giorni, lo strano verbo utilizzato nell'annuncio che indica un'opera di risurrezione, e la stessa menzione iniziale della Pasqua dei Giudei, che avrà un nuovo contenuto nella Pasqua di Gesù. 'Egli parlava del tempio del suo corpo': qui c'è qualcosa di nuovo, e di inatteso, il tempio è la persona stessa di Gesù, che ha conosciuto i colpi della passione e della morte, ed è risuscitato a vita piena; per Giovanni la dimora del Dio vivente offerta agli uomini, lo spazio dell'incontro con Lui è Cristo, nel suo stato definivo di vivente, di crocifisso glorificato. Da qui nasce una concezione assolutamente originale che riguarda anche le chiese di pietra, che nella storia i cristiani innalzeranno, come luoghi di preghiera, e in particolare, coma spazio dell'Eucaristia: ormai il contatto con Dio passa attraverso il corpo del Signore risorto, corpo che appunto si dona nel segno eucaristico, corpo che si dilata nella comunità dei discepoli, corpo che diviene Chiesa, edificio di persone, costituito dalle pietre viventi dei battezzati. Occorre non smarrire la singolare ricchezza di questa concezione, per non ricadere in un'idea riduttiva e limitante del tempio, come spazio sacro, separato, riservato, e per questo motivo tutto deve essere illuminato e giudicato dall'evento pasquale, cuore della fede cristiana: non a caso l'evangelista nota che solo quando Gesù risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono delle sue parole, ed è un ricordo che indica intelligenza, comprensione, un ricordo che va oltre la semplice memoria. Ciò che è decisivo è l'accaduto, il Signore risorto, e nella luce di questo mistero i discepoli possono percepire la corrispondenza tra le Scritture e le parole di Gesù, possono crescere nell'intelligenza della fede; tutto il Vangelo sarà una rilettura di gesti e delle parole di Cristo, nella luce della Pasqua e questa rimane anche per noi la strada maestra per scoprire e vivere il nostro incontro con il Dio vivente.

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