La parola
stampa

L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto

XXVII domenica del Tempo Ordinario (domenica 7 ottobre)

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

L’uomo e la donna sono stati plasmati dal Creatore, come persone distinte, dotate di peculiarità, ma con identica dignità ed esigenza di complementarietà che trova pienezza nell’unione coniugale.   Una unione in cui l’uomo e la donna, diventano un’unica persona, sia fisicamente che psicologicamente. Talché diventa delittuoso rompere tale unione: sia verso ciascuno dei, sia verso il Creatore, il quale ha ideato la relazione coniugale, impostandola già nelle loro rispettive caratteristiche congenite, sia fisiche che psicologiche.

Gesù si è incarnato e ha messo a disposizione la sua vita terrena sino alla morte, allo scopo di redimere l’umanità dal degrado conseguente al peccato originale. E’ il nuovo Mosè che restaura nella verità completa la Legge di Dio e guida l’umanità alla salvezza definitiva.

Per ciò riporta l’umanità alla purezza delle origini, in adesione alla volontà del Creatore, a cominciare dal fondamento della società umana: l’unione coniugale. Contro ogni altra opinione e di ogni altra cultura, Gesù rimarca che unicità coniugale tra uomo e donna, unità ed indissolubilità di tale vincolo appartengono al progetto originario del Creatore: rimangono intangibili, non modificabili da alcun opportunismo individuale o sociale. Perché inscritte nella natura dell’uomo e della donna. 

Gesù lascia definitivamente la Galilea: il suo sguardo è ormai rivolto verso Gerusalemme, culmine della sua missione. In Giudea riprende il suo abituale modo di insegnamento alla gente che lo attornia. Subito si fanno largo i farisei “per metterlo alla prova”, proponendogli un quesito: “è lecito a un marito ripudiare la propria moglie?”. Una questione che vivacizza i dibattiti dei rabbini contemporanei sulla qualità dei motivi che giustifichino il divorzio, facoltà concessa al marito, ma non alla moglie. La scuola di Rabbi Shammai esige ragioni gravi: per esempio una colpa della moglie contro la fedeltà coniugale. La scuola di Rabbi Hillel, invece lascia ampia discrezionalità di giudizio al marito, consentendogli di ripudiare la moglie per i più futili motivi: per esempio se aveva lasciato bruciare il desinare.   In seguito, secondo Rabbi Aqiba (110-135 d. C.) basterà persino che il marito abbia trovato una donna più avvenente della propria moglie. I farisei, tuttavia, interpellano Gesù sul principio generale, sospettando nel suo pensiero una risposta negativa.  Se così fosse, egli si porrebbe in contraddizione con le norma mosaica, che permette il divorzio. Gesù valuta l'insidia e previene l'appello a Mosè: “che cosa vi ha ordinato Mosè?” Intenzionalmente Gesù chiede che cosa sia stato “ordinato”, sapendo che ciò non corrisponde alla legge: i farisei sanno benissimo che Mosè non ha comandato il divorzio, ma semplicemente l'ha permesso e pertanto non possono che rispondere: “Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla”.  La norma è riportata nel libro del Deuteronomio: “Se un uomo ha preso moglie, ed è vissuto con lei, ma poi ella non trova più grazia ai suoi occhi per qualche cosa di vergognoso scriva un libello di ripudio, glielo consegni e la mandi via di casa. Uscita di lì prenderà un altro marito” (Dt 24, 1ss). Al tempo di Gesù l’atto può compiersi privatamente, davanti a due testimoni. Più tardi si introdurrà la consuetudine di far comparire gli sposi a chiedere il divorzio davanti un tribunale di tre rabbini. Gesù non nega l’esistenza della norma mosaica, ma ne dà la motivazione di opportunità pedagogica, avente scopo di regolarizzare ciò che nell’ambiente, sino allora, era lasciato all’arbitrarietà dei mariti: “Mosè scrisse questa norma per la durezza del vostro cuore”.  Era il minimo che egli aveva potuto chiedere, all’epoca e alla mentalità corrente, caratterizzate da primitiva ottusità mentale e rudezza di sensibilità morale. Una norma permissiva e temporanea, non rispondente al progetto coniugale del Creatore, che Gesù richiama, citando letteralmente la Bibbia, che i farisei conoscono: “all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina: per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto” (Gn 1,27, 2,24). Gesù, il quale, conferma e completa la divina rivelazione, dichiara che il tempo della tolleranza – giustificata dall’incomprensione umana – è finito: deve essere ristabilita la originaria purezza del piano del Creatore.   Quindi rimarca che unicità ed esclusività coniugale tra uomo e donna, unità ed indissolubilità appartengono al progetto originario del Creatore: rimangono intangibili, non modificabili da alcun opportunismo individuale o sociale. Perché inscritte nella natura dell’uomo e della donna.  I discepoli, come altre volte, chiedono ulteriori delucidazioni al Maestro, il quale: “chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette un adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”. Parole assolutamente inequivocabili: chi, divorziato dal coniuge, si risposa, è adultero.

Da notare che Gesù, al momento si riferisce all’unione coniugale naturale e non ancora al sacramento cristiano, il quale porterà con sé valori aggiunti alle caratteristiche originarie.   Infatti il suo sguardo oltrepassa l’ambiente ebraico, prendendo in considerazione l’eventuale ripudio anche da parte della moglie, che nella legislazione mosaica non è contemplata, mentre è prevista dalle normative del mondo greco-romano ed egiziano. Forse per consonanza tematica l’evangelista riporta la circostanza, particolarmente suggestiva di Gesù, il quale rimprovera i discepoli, che “sgridano” coloro che gli avvicinato dei bambini, affinché li “accarezzi”, ribadendo un concetto già espresso: “il regno di Dio appartiene a quelli come loro”.

Fonte: Il Cittadino
L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento