La parola
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I lettura di domenica 9 aprile - Pasqua del Signore

Anno A - Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti

I lettura di domenica 9 aprile - Pasqua del Signore

Atti degli Apostoli  (10, 34.37-43)

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

Da Joppe – l'odierna Giaffa – Pietro, su straordinario invito divino, illustrato da una visione, s'è portato a Cesarea marittima, accompagnato da alcuni cristiani.
A Cesarea lo attende il centurione romano Cornelio, il quale ha radunato in casa molta gente.
L'incontro scandisce un'ora decisiva per la Chiesa: l'inizio pratico dell'universalismo, della cattolicità. Cornelio, parenti ed amici sono i primi non-israeliti ad aggregarsi alla Chiesa.
Pietro espone in sintesi i momenti salienti dell'opera di Cristo, attirando l'attenzione dei presenti soprattutto sul fatto che nonostante i Giudei lo abbiano ucciso “appendendolo a una croce”, “Dio lo ha risuscitato”.
La risurrezione del Cristo è opera di Dio: pertanto non c'è in essa nulla di strano, si tratta di un fatto, in cui l'intervento divino compie l'arco di tutte le realizzazioni miracolose precedenti.
Ogni altra “spiegazione” esclusivamente spiritualista della risurrezione tradisce la convinzione che Dio non possa aver risuscitato effettivamente il Figlio.
Gli Apostoli – i quali han vissuto in intimità con Cristo anche dopo la risurrezione (hanno “mangiato e bevuto con lui”) sono stati “prescelti da Dio” a dare testimonianza dell’avvenimento.
Così la risurrezione diventa prova, che convalida la verità di quanto gli Apostoli vanno proclamando; Cristo è il giudice, il redentore universale, colui che ha portato la salvezza divina, la salvezza che coincide con “la remissione dei peccati”.
La remissione dei peccati può operarla soltanto Dio. La risurrezione può operarla soltanto Dio.
La certezza dell'una è garantita dalla certezza dell'altra. “Chi crede in Lui” crede nella sua risurrezione e nella remissione dei peccati, per ottenere la quale allora si impegna a realizzare quanto Cristo – come condizione di risurrezione spirituale e morale – è venuto proponendo.

Fonte: Il Cittadino
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