I lettura di domenica 16 luglio

Dal libro del profeta Isaia
Is 55,10-11

Così dice il Signore:
«Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata».

In una situazione di grave sofferenza del popolo ebraico, deportato, in esilio, il Profeta ha appena annunciato l’epoca della futura salvezza, allorché Dio stringerà una nuova alleanza, tale da costituire Israele centro focale del mondo.
Dio non abbandona l’uomo, purché questi voglia tornare a vivere fedelmente secondo la legge divina.
Questa realtà viene illustrata da un paragone: l’effetto della pioggia e della neve sulla terra è sicuro, immancabile – “irriga la terra, la feconda” – e realizza il loro scopo: assecondare la vita delle creature, far sì che il lavoro del seminatore non vada perduto, ma ne ottenga il sostentamento.
Altrettanto immancabile è l’efficacia della parola di Dio: essa nel momento in cui viene fatta conoscere – intuitivo l’antropomorfismo“esce dalla sua bocca” – non soltanto esprime la sua volontà, ma la attua.
Ciò che Dio “dice” e compie simultaneamente, ma soprattutto sicuramente.
La sua parola non delude le attese. Purché le attese ci siano.
Allo stesso modo che pioggia e neve fecondano il terreno preparato e seminato, non il terreno inadeguato, infestato da erbacce o addirittura costituito da sassi, che l’acqua e la neve non possono intridere.