La parola
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XIII Domenica, Mc 5, 21-43

Fanciulla, io ti dico: Alzati!

Una certa saggezza, che ha avuto i suoi seguaci in tutti i tempi, e che oggi è favorita dalla mentalità scientifica positiva, tende a far accettare la prospettiva della morte con razionale serenità, senza paure, senza illusioni consolatorie, come una cosa naturale. Ma la realtà è più forte di qualsiasi dottrina. Sopraffatto dall'inesorabile certezza della morte, l'uomo si ribella contro di essa e dopo aver gustato il sapore della vita non vorrebbe mai più morire. Ha la chiara percezione che la morte è tutt'altro che lo sbocco naturale della vita.

Fanciulla, io ti dico: Alzati!

Una certa saggezza, che ha avuto i suoi seguaci in tutti i tempi, e che oggi è favorita dalla mentalità scientifica positiva, tende a far accettare la prospettiva della morte con razionale serenità, senza paure, senza illusioni consolatorie, come una cosa naturale. Ma la realtà è più forte di qualsiasi dottrina. Sopraffatto dall'inesorabile certezza della morte, l'uomo si ribella contro di essa e dopo aver gustato il sapore della vita non vorrebbe mai più morire. Ha la chiara percezione che la morte è tutt'altro che lo sbocco naturale della vita. Essa è una violenza alla sua sete inestinguibile di vita.Il progetto di Dio, il ViventeAnche nella visione della fede la morte è un fallimento della creazione, uno scacco della vita. Dio non ha creato l'uomo perché cadesse nelle spire del nulla: 'Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l'esistenza ' (prima lettura).La nostra istintiva paura della morte attinge la sua origine nelle primitive intenzioni di Dio. La morte non entrava nel piano di Dio. Essa è entrata per l'invidia del maligno, per il peccato dell'uomo. Questo ci rivela un volto nuovo del peccato: esso è l'anticreazione, un tentativo di autodistruzione dell'uomo, appunto, perché con esso l'uomo tronca i suoi legami con la fonte stessa della vita: Dio, il Vivente per eccellenza.Dio ci chiama alla vita. Da un capo all'altro della Bibbia, un senso profondo della vita in tutte le sue forme e un senso purissimo di Dio ci rivelano nella vita, che l'uomo insegue con istancabile speranza, un dono sacro in cui Dio fa risplendere il suo mistero. Al centro del Paradiso Dio aveva piantato 'l'albero della vita' il cui frutto doveva far vivere per sempre (cf Gn 3,22). Il Dio che non si compiace nella morte di alcuno (cf Ez 18,32) si è rivelato, in Cristo, come il 'Dio dei vivi e non dei morti'. Dio è il Padre da cui ogni vita procede.Cristo, poi, è 'il Verbo di vita per cui ogni cosa esiste', è 'risurrezione e vita', è 'il pane di vita' e chiunque mangia di lui ha già in sé la vita permanente; egli è la sorgente che zampilla vita eterna...I miracoli, specialmente le risurrezioni, testimoniano che egli è venuto a comunicare la vita; essi costituiscono il segno del destino cui l'umanità è chiamata: la vita eterna. Potremmo dire che il messaggio cristiano è tutto qui: chi partecipa al Cristo, partecipa alla vita. Dopo Cristo e la sua risurrezione, chi crede, anche se sa di dover morire, vede la morte come un momento per passare ad una vita senza fine. La morte diventa cioè un 'passaggio', assume così il carattere pasquale di una vittoria.L'uomo non è creato per la morteL'uomo moderno, come d'altronde l'uomo di sempre, ha un senso acutissimo della morte.Dominatore della natura, esploratore dell'universo, artefice di imprese sempre più ardite, egli si scontra inevitabilmente con lo scacco della morte. La morte è per lui un mistero altrettanto fitto e pauroso quanto per i suoi progenitori, che, per la prima volta, hanno fatto l'esperienza di una vita che si spegne. E il mistero è non tanto quello che c'è al di là dell'ultima soglia, il mistero è il fatto stesso della morte.Il cristiano di fronte alla mortePer il cristiano è possibile una doppia considerazione nei confronti della morte. La morte è tremenda e terribile, perché è il prezzo del peccato, e tutto il nostro essere 'mortale' vi si ribella. Ma la morte è anche la 'porta aperta' sui cieli nuovi e sui mondi nuovi che abbatte la fragile parete e ci permette di gettarci nelle braccia del Padre.Ecco perché accanto ad espressioni di angoscia e di paura, troviamo, nella agiografia cristiana, esempi non solo di calma e di pace di fronte alla morte, ma addirittura di desiderio che le distanze siano accorciate. Ricordiamo solo san Paolo: 'Desidero che questo mio corpo sia disciolto e possa incontrarmi con Cristo'; e san Francesco d'Assisi, il cantore di 'sorella morte', che dice:'Laudato si', mi Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare. Guai a quelli che morranno ne le peccata mortali; beati quelli che trovarà ne le tue sanctissime voluntati, che la morte secunda noi farà male'.

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