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Sospensione del Patto di stabilità: primo passo dell'UE per gestire la crisi dell'economia

Obiettivo dell'Italia è superare la crisi economica, rimettere in modo l'economia e aiutare le famiglie

La decisione della Commissione europea di sospendere l'applicazione del Patto di stabilità rappresenta un primo passo importante per quell'inversione di rotta indispensabile per affrontare e superare la crisi mondiale dell'economia che, come dichiarato da Christine Lagarde, presidente della Bce, "Costituisce un'emergenza collettiva per la salute pubblica senza precedenti nella storia recente. Una tragedia umana insostenibile che coinvolge tutto il mondo che è anche uno shock economico estremo,che richiede una reazione ambiziosa, coordinata e urgente delle politiche su tutti i fronti per sostenere i cittadini e le imprese a rischio". 

La decisione di Bruxelles, maturata considerando la severa recessione che ci aspetta, mira a consentire ai singoli paesi di spendere superando la soglia del 3 % di deficit rispetto al Pil per finanziare i servizi sanitari, le imprese e gli ammortizzatori sociali; le parole della presidente Ursula von der Leyen "Ora pompate nell'economia tutto il denaro necessario", oltre a sottolineare l'urgenza dell'azione, confermano la volontà di non ostacolare gli strumenti necessari per permettere che le economia dei paesi che fanno parte dell'Unione possano risollevarsi e tornare a crescere in un contesto molto più problematico di quello del 2008/2009.

Lo shock attuale – infatti - è di portata universale e riguarda tutti i paesi e tutti i settori della società. E' necessario che le politiche pubbliche operino per evitare che il rallentamento dell'economia non si protragga e non si aggravi oltre la fine della crisi sanitaria tenendo sempre in considerazione quanto dichiarato da Lagarde: "la situazione attuale crea tensioni per i flussi di cassa di società e dipendenti mettendo a rischio la sopravvivenza di imprese e posti di lavoro".

La Bce ha incominciato a fare la sua parte mettendo in atto un nuovo Programma di acquisto per l'emergenza pandemica di 759 miliardi di euro sino alla fine dell'anno, oltre ai 120 miliardi già stanziati lo scorso 12 marzo.

Nell'insieme si tratta di un importo pari al 7,3 % del Pil dell'area dell'euro combinato con l'applicazione di un tasso di interesse negativo più basso della nostra storia dello -0,75 % che libera risorse per oltre 3.000 miliardi di euro tramite operazioni di rifinanziamento.

E' però necessario che di questo enorme sforzo possano beneficiare direttamente i cittadini e le imprese come, ancora una volta, sottolineato dalla Lagarde: "Tutto ciò sottolinea la determinazione della Bce a fare la sua parte per sostenere ogni cittadino dell'area euro in questo momento di estrema difficoltà. La Bce assicurerà che tutti i settori dell'economia possano beneficiare di condizioni di finanziamento favorevoli che consentano loro di assorbire questo shock".

Tradotto in parole semplici, significa che i soldi non si fermino nelle banche per sanare i loro problemi economici e finanziari ma vengano realmente distribuiti ai beneficiari finali e cioè i cittadini e le imprese.

Si tratta di affrontare fin da ora un aspetto molto delicato del problema e cioè mettere in chiaro che, superata l'emergenza sanitaria, dovrà essere mantenuto un comportamento coerente da parte di tutti i paesi che fanno parte dell'Ue, superando egoismi ed interessi di parte.

E' doveroso in fatti ricordare che mentre Von der Leyen annunciava le decisioni prese, la Commissione a porte chiuse ricordava "Che la libertà di spesa non deve mettere a rischio la sostenibilità di bilancio" riferendosi ai paesi ad alto debito come l'Italia con Germania, Finlandia e Olanda che già chiedono garanzie per il futuro.

Nelle riunione degli sherpa dei ministeri dell'Economia che stanno preparando l'incontro dell'Eurogruppo, i nordici hanno fatto una richiesta inaccettabile a Italia, Spagna e Francia: la possibilità di accedere ai fondi del Mes con la condizione di usarli contro il virus e che, superata la pandemia, dovranno scattare impegni legati alla riduzione del debito. Questo significherebbe mettere definitivamente in ginocchio l'economia dei paesi mediterranei.

Si tratta di un'impostazione sbagliata sia sotto il profilo tecnico che morale dal momento che, assunto che ci troviamo davanti ad una sfida globale e drammatica, i paesi più forti dell'Unione europea non possono pensare di limitare l'aiuto temporalmente alla pandemia ma deve essere trovata finalmente una soluzione definitiva per permettere ai cittadini ed alle imprese di risollevarsi; una delle poche strade possibili è quella di emettere obbligazioni europee perpetue (e non importa se vogliamo chiamarle Eurobond o Coronabond) che possano permettere a tutti Paesi, indipendentemente dalla loro situazione economica e finanziaria per pandemia, di trovare tutta la liquidità necessaria per rimettere in moto l'economia reale e reggere l'impatto della speculazione che lucra sulla sfiducia dei mercati nella loro capacità di ripagare i debiti.

E' impensabile che un paese come il nostro possa prevedere in tempi ragionevoli di ridurre il debito pubblico o rispettare parametri teorici che già prima della crisi non eravamo in grado di raggiungere.

E’ venuto il momento di chiarire ora e subito che il nostro obbiettivo è quello di superare la crisi, rimettere in moto l'economia ed aiutare le famiglie ed i giovani. Se riusciremo a trovare questa chiarezza politica e strategica questa grande e terribile prova si trasformerà nell'occasione per un nuovo cammino di sviluppo e prosperità.

Fonte: Il Cittadino
Sospensione del Patto di stabilità: primo passo dell'UE per gestire la crisi dell'economia
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