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Per una cultura della responsabilità

Laudate Deum, scritto breve ma incisivo e determinante

Per una cultura della responsabilità

A 8 anni dalla lettera enciclica Laudato si’ “sulla cura della casa comune”, pubblicata nel 2015, Papa Francesco ritorna sul tema della “crisi ecologica”. Un accorato appello perché essa sia affrontata da tutti, a tutti i livelli, dai responsabili della cosa pubblica ai singoli cittadini del mondo. Il riferimento alla debolezza della politica internazionale implica una chiara consapevolezza e risposte di responsabilità globale. Stati, istituzioni, cittadini insieme. In particolare ciascun discepolo del Signore Gesù deve sentirsi coinvolto, non rassegnato o remissivo di fronte ad un potere di pochi, di fronte ai ritornelli della tecnologia, della produzione e del profitto.

La forte preoccupazione di Francesco dovuta ai cambiamenti climatici globali per i costi sociali, economici e di vite umane è la nostra preoccupazione? Pensiamo anche noi che si tratti di un documento “verde” o una questione che pure nella sua complessità guarda ad una umanità dove dignità e diritti (e noi aggiungiamo salvezza!) siano per tutti?

In questa direzione dovrebbero andare le conferenze che ormai da decenni riuniscono i rappresentanti di oltre 190 Paesi per affrontare la questione climatica. Il riferimento alla prossima conferenza COP 28 a Dubai a fine novembre. Da troppo tempo assistiamo a proclami poco consistenti, non vincolanti. Se - come scrive il Papa - siamo stati poco reattivi, occorre subito porre rimedio e assumere responsabilità di partecipazione.

Non è un caso che la pubblicazione della Laudate Deum avvenga nella ricorrenza di San Francesco e nel giorno di avvio del Sinodo. Da un lato il richiamo alla bellezza e ricchezza del creato che l’uomo è chiamato a salvaguardare, dall’altro il cammino di cambiamento che, proposto dal Sinodo, invita i credenti ad un rinnovato impegno di coerenza, di presenza e testimonianza credibile. La cura della casa comune nella dimensione dell’ecologia integrale che Francesco riprende con forza nella breve Laudate deum non ammette ritardi. Uno scritto breve ma incisivo e, direi, determinante perché non ammette né deroghe, ne deleghe.

Non possiamo aspettare che siano sempre altri a proporre e provvedere soprattutto se non si tiene conto della realtà e se si gettano ombre, dubbi e falsità su questioni strettamente interconnesse che richiedono una attenzione globale, una visione più ampia, all’insegna della responsabilità per l’eredità che lasceremo dietro di noi dopo il nostro passaggio in questo mondo. Assoggettati al potere della tecnologia, del progresso fittizio che privilegia pochi, all’idea di un “essere umano senza limiti” dobbiamo pensare al progresso dell’uomo, allo sviluppo integrale della persona , dell’umanità e non all’ aumento del potere e degli interessi di qualcuno. C’è necessità di una nuova cittadinanza capace di recuperare quel sano potere che ha ciascuno di noi per migliorare la condizioni di vita di tutti Francesco insiste sulla necessità del recupero di una autorità mondiale in grado di assicurare la realizzazione di quanto viene stabilito dalla varie conferenze mondiali. La necessita di un nuovo multilateralismo internazionale deve essere accompagnato dal dialogo che si deve instaurare per una cooperazione efficace in cui la società civile attraverso aggregazioni e organizzazioni possa contribuire in termini di aderenza alla realtà e alla concretezza. L’esempio e gli sforzi di tante persone, famiglie e comunità per inquinare meno, per ridurre gli sprechi, consumare in modo oculato, per accedere a fonti energetiche rinnovabili stanno creando una nuova cultura. Una cultura di responsabilità, di partecipazione e democrazia che devono incidere sui processi decisionali. perché sia che si affronti la crisi climatica, economica o migratoria, sia che si parli dei conflitti che insanguinano il globo o che ci si occupi finalmente dello scandalo della fame e della sete nel mondo, si devono cercare e attuare proposte capaci di cambiare l’attuale sistema economico finanziario che produce “inequità”. È un impegno, che si impone soprattutto ai credenti cui stanno a cuore l’uomo e la casa comune. Francesco conclude l’esortazione con una inquietante affermazione: “un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per sé stesso”. C’è da riflettere e da agire!

Fonte: Il Cittadino
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