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Il futuro dell’Italia passa dal Recovery Fund

In Europa intanto non mancano voci discordanti sull’impiego dei fondi

In occasione della riunione del Consiglio dei ministri che ha varato il nuovo scostamento di bilancio da 40 miliardi di euro, a cui seguirà l'approvazione della Relazione al Parlamento per lo sforamento del deficit, il ministro dell'Economia Daniele Franco ha presentato il documento da cui emerge, con estrema chiarezza, che il rapporto deficit-Pil per quest'anno non sarà quello previsto del 7% ma raggiungerà il livello record dell'11,5% dopo i due interventi straordinari dei decreti Sostegni 1 e 2.
I ministri, al termine dell'esposizione puntuale dei dati, non hanno potuto fare altro che prendere atto che questi sono i numeri ed è impossibile piegarli alle varie strategie dei partiti politici e dei gruppi portatori di interessi. L'esecutivo sta anche lavorando per un nuovo scostamento da 30 miliardi pluriennali, di cui 6 già disponibili quest'anno, per finanziare i progetti bloccati da Bruxelles tra cui l'alta velocità Salerno-Reggio Calabria fondamentale per la ripresa del Sud.

Negli stessi giorni in Senato, impegnato nell'approvazione del decreto Sostegni 1, sono arrivate ben 2.852 proposte di modifica, in gran parte proprio dalle forze politiche che compongono la maggioranza, con il rischio di un pericoloso allungamento dei tempi e di offrire l'occasione per l'ennesima perdita di fiducia da parte dei nostri partners europei. La speranza e l'auspicio è che i due relatori del provvedimento, Manca (PD) e Toffanin (FI), possano trovare una convergenza generale in sintonia con il governo e licenziare velocemente il provvedimento indispensabile per le categorie più colpite dagli effetti della pandemia da Covid19.
Il ministro Daniele Franco, nella "Premessa" del Documento appena varato dal governo, ha evidenziato che lo scopo è rafforzare la spinta per uscire dalla crisi; Mario Draghi ha ribadito: "L'obbiettivo è la crescita" ma per raggiungere questi risultati è necessario che in Parlamento i partiti politici cambino il loro tradizionale modo di agire, abbandonando la strategia degli emendamenti per favorire i loro sostenitori e focalizzarsi solo su quanto necessario per il bene comune.

Il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità Enrico Giovannini prevede lo sblocco di 57 grandi opere infrastrutturali, dalle strade ai porti ed agli acquedotti, con un piano da 83 miliardi di euro; in programma anche la creazione, entro il 2025, di oltre 100mila nuovi posti di lavoro. Il piano predisposto dal presidente del Consiglio Mario Draghi insieme al ministro Giovannini prevede l'attribuzione di incarichi straordinari a 29 commissari che, muniti di poteri speciali, potranno mettere fine ad una situazione di stallo che blocca queste opere. Fra queste, il 44% riguarda il Sud, inclusa la strategica alta velocità Napoli-Bari, la statale Jonica 106, il sistema di dighe in Sardegna e la Metro C di Roma. Si tratta di interventi che permetterebbero al nostro paese di incominciare a colmare il gap infrastrutturale che ci divide dal resto dell'Europa.

I problemi per l'approvazione definitiva del Next Generation Eu e l'erogazione dei primi acconti, così importanti per i paesi più colpiti dagli effetti della pandemia, continuano ad aumentare e si teme che l'operazione possa slittare a settembre, nonostante la Commissione europea sia pronta ad andare sui mercati per raccogliere i primi finanziamenti utilizzando l'innovativo strumento dell'Eurobond. Le incognite per arrivare al termine di questo lungo cammino sono tante: dalla posizione della Corte costituzionale tedesca alle difficoltà del processo di ratifica del Recovery Plan in Polonia, Austria, Ungheria e Romania, per finire con i tempi con cui Bruxelles riuscirà ad esaminare il nostro piano nazionale. In particolare, assume una grande importanza il pronunciamento della Corte di Karlsruhe che potrebbe essere diviso in due parti, con una prima decisione che concede provvisoriamente al presidente della repubblica di promulgare la "legge sui mezzi propri", che rappresenta la premessa indispensabile per dare il consenso al Fondo di ricostruzione. Questo rimanderebbe però la pubblicazione delle motivazioni con cui la Corte potrebbe limitare il via libera al solo periodo della pandemia e stabilire che il Next Generatio Eu e l'emissione dei bond per finanziarlo possono essere solo "una tantum", vanificando l'azione di Italia, Francia e Spagna che, con il sostegno del Commissario europeo agli affari Economici Paolo Gentiloni, stanno cercando di convincere i partners a portare avanti il progetto degli "Eurobond permanenti". Il ministro degli Esteri austriaco Alexander Schallenberg ha ribadito con assoluta chiarezza che Vienna approverà in tempo il Recovery Fund ma che per l'Austria resta un piano d'emergenza che deve morire con la pandemia.
Il Parlamento deve offrire il massimo rapido sostegno al governo Draghi affinchè possano essere messe in campo e diventare operative tutte le azioni che servono per rimettere in moto l'economia e passare dalla fase dell'assistenzialismo a pioggia a quella degli interventi per la riattivazione dell'economia e della creazione di nuovi posti di lavoro in cui sarà necessario il massimo impegno e dedizione da parte degli imprenditori e dei lavoratori. Solo in questo modo dalla tragedia della pandemia potrà nascere una società migliore.

Fonte: Il Cittadino
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