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Tutti pazzi a Tel Aviv

Regia di Sameh Zoabi. Interpreti principali: Kais Nashif, Lubna Azabal, Maisa Abd Elhadi. Durata 97 minuti.

Tutti pazzi a Tel Aviv

Salam ha trent’anni, vive a Gerusalemme e lavora a Ramallah. Il suo lavoro è quello dello stagista nella soap opera prodotta dallo zio Bassam. Salam è goffo, corteggia inutilmente la bella Mariam e, soprattutto, per lavorare deve superare ogni giorno il posto di blocco israeliano sorvegliato dal comandante Assi; un giorno Salam fa credere ad Assi di essere lo sceneggiatore della soap e poiché la moglie del comandante ne è una grande fan, Assi pretende di essere coinvolto nella serie televisiva. Non sarà semplice per Salam districarsi tra i finanziatori arabi e l’ufficiale israeliano.
Il palestinese Sameh Zoabi ha presentato “Tutti pazzi a Tel Aviv” all’ultimo Festival di Venezia dove ha riscosso successo di pubblico e di critica. Con uno stile per nulla pretenzioso, “Tutti pazzi a Tel Aviv” ha il grande merito di affrontare uno dei più lunghi e complessi conflitti del nostro tempo, quello arabo-israeliano, usando i toni della commedia ma senza superficialità. Una commedia che sa far ridere in modo intelligente, mai sfrontato, utilizzando l’espediente della troupe televisiva di una telenovela che si intitola non a caso “Tel Aviv brucia” (“Tel Aviv on fire”, titolo originale anche del film) e che è ambientata non a caso durante la guerra dei “sei giorni” del 1967.
Il film non riporta le immagini di quell’epoca, perché l’intento del regista è piuttosto quello di far riflettere su un conflitto che continua ad attraversare intere generazioni, procurando solo sofferenze, sulla necessità del dialogo. Insomma, un bel film divertente, capace di porre grandi interrogativi e forse anche una speranza per le nuove generazioni di un futuro in cui la pace sia possibile.
Mariangela Grilli

Fonte: Il Cittadino
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