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Quartet

Regia di Dustin Hoffman. Sceneggiatura di Ronald Harwood.

Quartet

Regia di Dustin Hoffman. Sceneggiatura di Ronald Harwood.

Inghilterra: nella bella residenza di Beecham House, vivono musicisti e cantanti in pensione.
Per rimpolpare le finanze della casa di riposo, ogni anno i residenti preparano un galà in occasione della nascita di Giuseppe Verdi; mentre fervono i preparativi per portare in scena le arie del Rigoletto arriva una nuova ospite: si tratta di Jean Horton, grande soprano e che, anni prima, con Reginald, Cissy e Wilf - tre anziani di Beecham House- faceva parte di un famoso Quartetto.
Il suo arrivo metterà scompiglio nella solita routine.
A settantacinque anni Dustin Hoffman passa dietro alla macchina da presa per dirigere un superbo cast di attori: il risultato è una commedia godibilissima, a tratti commovente, pur senza cadere mai nel patetico.
La storia è tratta da una pièce teatrale di Ronald Harwood (a sua volta ispirata alla casa verdiana per musicisti di Milano) e dell'ambiente inglese vi è tutto: dalla meravigliosa campagna all'umorismo. L'ambiente è quello di una casa di riposo per anziani e, come si dice nel film, citando una frase di Bette Davis: "la vecchiaia non è roba per femminucce"; così, i vari personaggi rappresentano diversi modi di affrontarla, ma per una volta senza quella cupezza e senso di disperazione ai quali ci ha abituato tanta cinematografia europea.
La narrazione scorre tra momenti di umorismo e qualche malinconico rimpianto, tra perdite di memoria e regressioni infantili, piccole ripicche e gelosie, momenti in cui si dice qualche battuta un po' salace con la scusa che tanto ormai si è vecchi.
Ma c'è anche chi dà ancora lezione di pianoforte o tiene corsi di musica ai giovani che conoscono bene il rap e meno bene l'opera. Insomma, "Quartet" non è certo il capolavoro del secolo, ma è garbato e piacevole.
Il complesso degli attori è realmente composto da musicisti e cantanti nella parte di se stessi e probabilmente qualcuno tra il pubblico li riconoscerà. In ogni caso nei titoli di coda, da non perdere, di ognuno degli artisti compare la fotografia da giovane quando si esibiva sui palcoscenici.
A fare da colonna sonora, naturalmente, vi sono soprattutto le arie di Giuseppe Verdi.
 

Allegato: portoria.pdf (1,03 MB)
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