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American sniper

American sniper

Chris Kyle, arruolato nell'US Navy Seal, viene inviato in Iraq con una missione precisa: proteggere i suoi commilitoni nel ruolo di cecchino. La sua straordinaria precisione salva innumerevoli vite sul campo di battaglia, al punto che tra la truppa viene soprannominato "leggenda". Allo stesso tempo però, Chris è impegnato in un'altra battaglia, non meno importante, quella con la famiglia, la moglie Taya e i due figli: i ruoli di marito e padre mal si conciliano con le assenze prolungate in zona di guerra. Eppure, tra partenze e ritorni, Chris sta fuori per quattro anni. Fino al rientro che sembra quello definitivo e che lo mette comunque di fronte al ricordo ineliminabile della guerra. Stressato e debilitato, Chris si sforza si apparire normale. Una mattina accetta di passare qualche ora con un reduce bisognoso di aiuto. Chris non tornerà più a casa, L'uomo lo uccide all'improvviso. E' il febbraio 2013.

Valutazione Pastorale: Lo spunto arriva da una vicenda vera e amaramente beffarda: Chris sta provando con grande sforzo a prendere le giuste distanze dalla guerra, ossia dalla presenza incombente della guerra nella propria vita; sta cercando di rendersi di nuovo disponibile per la moglie e i figli, quando un reduce, un soldato appena rientrato in patria al quale vuole offrire sostegno gli spara uccidendolo. Un percorso da tragedia alta e imperscrutabile, nel quale il copione si cala seguendo uno sviluppo narrativo che intreccia violenza e giustizia. La guerra, le tante guerre che l'America ha combattuto e ancora combatte, i lutti, le privazioni, la difesa, le ferite subite e inferte: è un grande affresco di vita, storia, leggenda, di cinema sublimato nel vero e spalmato nella mitologia americana questo copione che Eastwood trasforma in un accorato appello alla riconciliazione, alla difesa dei valori autentici a danno di inutili fanatismi. Un patriottismo che significa fiducia nel bello, nel vero, nella famiglia come sostegno, come capacità di ascoltare, di aspettare, di comprendere. Un regia di limpida suggestione, una lezione di autenticità da parte di Eastwood, che a 84 anni, getta sul mondo e sulle cose uno sguardo acuto, lucido, intelligente, libero da condizionamenti. Un richiamo forte alla necessità di mettere uomo/donna in primo piano da parte di un film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come raccomandabile, problematico e adatto per dibattiti.
 

Allegato: p05tabella_caritas.pdf (7,86 kB)

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