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Al cinema - Un divano a Tunisi

Regia di Manele Labidi Labbé

Al cinema - Un divano a Tunisi

Interpreti principali.Golshifteh Farahani, Majd Mastoura Mastoura. Durata: 87 minuti.
S elma Derwich ha trentacinque anni e vive a Parigi, dove lavora come psicanalista. Le sue origini sono però tunisine e a un certo punto della sua vita decide di ritornare a Tunisi e aprire lì il suo studio. Nonostante le proteste dei parenti che cercano di dissuaderla, di convincerla che si tratti di una follia l'idea di uno psicanalista in un luogo così sconvolto da sommosse e rivoluzioni, Selma parte per Tunisi e riesce ad organizzare lo studio in un salone di bellezza. Tra curiosi, gente che si confida ed equivoci, poliziotti che cercano di boicottare il suo lavoro, la clientela però non manca. Manele Labidi Labbé (di origine franco-tunisina) firma la sua opera prima con questo "Un divano a Tunisi" e con cui, nel 2019 ha vinto a Venezia il Premio del Pubblico nella sezione delle Giornate degli Autori. Da noi esce ora nelle Sale e si conferma come un film che, utilizzando il genere della commedia, riesce a comunicare il disorientamento, le aspettative e le angosce di un popolo
La vicenda si colloca all'indomani della cosiddetta "rivoluzione dei gelsomini" avvenuta nel 2010, eppure "Un divano a Tunisi" è divertente, è costellato di autentiche gag e dunque non manca una certa dose di ironia, peraltro piuttosto garbata. La protagonista trova il suo studio all'interno di un salone di bellezza e, nonostante le perplessità, la gente comincia a fare la coda per "stendersi sul lettino" e parlare di sé, e tra confidenze e perplessità, emergono infine temi importanti, dalla famiglia al ruolo della donna. Tutto questo è visto con gli occhi della protagonista che conosce tanto il mondo occidentale quanto quello del suo Paese d'origine. Nonostante la tragedia della guerra che rimane sullo sfondo, il film presenta un tocco di apertura verso il futuro, il desiderio di normalità, di speranza.
"Un divano a Tunisi" è un film che risulterebbe incomprensibile per i più piccoli, naturalmente, ma con quest'opera Manele Labidi Labbè va ad inserirsi tra quelle registe di origine araba che portano un soffio nuovo e un punto di vista femminile nel mondo del cinema, come già Haifaa al-Mansour con il film “La bicicletta verde”.

Fonte: Il Cittadino
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