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Quando l'inflazione crea difficoltà sociali...

Italia ed Europa verso la recessione?

La decisione della Bce di aumentare di nuovo i tassi di interesse di mezzo punto arrivando al 2,5 %, mentre la Fed ha già portato il tasso di riferimento al 4,5 %, accompagnata dalle parole della presidente Christine Lagarde che ha confermato che ci saranno "altri ripetuti rialzi" dello 0,5% per fronteggiare un'inflazione che è "troppo alta" ha determinato un crollo dei mercati che in un solo giorno hanno perso il 3,45% ed un forte innalzamento dello spread che ha ripreso la sua corsa oltre i 200 punti di differenziale tra il Btp ed il bund tedesco con i titoli decennali italiani che hanno raggiunto un rendimento del 4,13 %, superiore anche a quelli greci, su tutte le scadenze. Le parole della presidente Lagarde, pronunciate a mercati aperti, hanno creato enormi difficoltà al nostro paese.

L'ex vice presidente della Bce Victor Constancio, al termine della conferenza stampa, ha confermato lo sconcerto dei banchieri centrali dopo le parole della Lagarde twittando "Cattive notizie dalla Bce. Che nelle decisioni, nel linguaggio e nelle previsioni, segnala una postura eccessivamente da falco che aggraverà inutilmente la recessione in arrivo". Anche la Federal Reserve ha deciso di aumentare il costo del denaro dello 0,50%, dopo quattro interventi consecutivi dello 0,75%, portando i tassi federali in un range tra il 4,25 ed il 4,50, con una previsione per il 2023 di un'inflazione che dovrebbe fermarsi al 3,1%.

Il presidente Jerome Powell è stato costretto a precisare al popolo americano che "comprendiamo le difficoltà che l'inflazione sta causando però abbiamo altro lavoro da fare perchè la stabilità dei prezzi è il fondamento dell'economia. Senza non raggiungeremo un periodo prolungato di forti condizioni del mercato del lavoro a vantaggio di tutti. Oggi riteniamo che non siamo ancora arrivati ad una posizione politica sufficientemente restrittiva".
Le decisioni assunte dalla Federal Reserve e dalla Bce rendono attuale il dibattito sulla necessità di rivedere una soglia dell'inflazione fissata ad un livello troppo vicino allo zero mentre servirebbe un maggior margine di manovra per evitare di innescare una spirale prezzi-salari. Gli economisti di tutto il mondo discutono su quale sia il livello ottimale di inflazione che potrebbe essere portato al 3 %, come auspicato anche da Goldman Sachs.

L'economista Olivier Blanchard, già capo economista delll'Fmi, ha spesso ricordato gli effetti dei costi che vengono causati dalla recessione che può essere causata ed accelerata da questa affannosa rincorsa ribadendo che "Il 2 % è troppo vicino allo zero.

Serve un maggiore margine di manovra per poter poi abbassare i tassi in caso di nuove emergenze" e anche il Nobel della Columbia per l'Economia Josef Stiglitz ha ribadito che questa raffica di rialzi dei tassi è inutile e dannosa "perchè l'inflazione si annienta da sola una volta risolte le strozzature della supply-chain". Il limite del tasso del 2% è il frutto di un lavoro tecnico astratto portato avanti dall'"Advisory commission to study the consumer price index" installata dal Congresso Usa nel 1995 e presieduta da Michael Boskin di Stanford, che è stato poi condiviso dalla nascente Bce ed inserito nei regolamenti attuativi del trattato di Maastricht in una complessa geometria con il deficit al 3 % del Pil.
La necessità di rivedere un parametro come quello dell'inflazione ottimale è diventata improcrastinabile a causa del contesto di difficoltà economica e sociale che, a diversi livelli, si sta manifestando in tutta Europa come dimostrato anche dalle acrobazie di bilancio che è stato costretto a mettere in campo il Parlamento tedesco con la Bundesbank che nel rapporto di novembre ha dovuto ammettere che nella legge finanziaria ci sono aspetti "poco trasparenti" e che si è fatto ricorso alla "finanza creativa", per utilizzare un termine caro ad alcuni ex ministri italiani che tentarono di trasferire l'Anas dalla pubblica amministrazione perchè non pesasse sul deficit, spostando una posta da 60 miliardi di euro che non erano stati spesi nel 2021 da un fondo all'altro. In un contesto in cui la popolazione continua ad invecchiare, come confermato anche dagli ultimi dati dell'Istat che certificano che nel nostro paese ci sono 5 anziani per ogni giovane, e la corsa dell'inflazione sta portando la nostra economia e quella dei nostri partners verso una forte recessione è necessario abbandonare parametri e regolamenti che rischiano di aggravare ulteriormente la qualità della vita di una popolazione che vede ogni giorno aumentare il numero delle persone che cadono sotto la soglia della povertà.

Fonte: Il Cittadino
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