Genova e Liguria
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Ettore Vernazza, la sua attualità oggi

All'Ospedale San Martino un convegno per ricordarne le opere - Ne parliamo con don Gianfranco Calabrese

Ettore Vernazza, la sua attualità oggi

In occasione del quinto centenario della morte del Servo di Dio Ettore Vernazza, viene organizzato al Castello Boccanegra il convegno “Dall’opera di Ettore Vernazza alle nuove prospettive di cura integrale della persona”. In vista dell’evento abbiamo intervistato don Gianfranco Calabrese, Vicario Episcopale per l’Annuncio del Vangelo e la missionarietà.

Nel quinto centenario della morte di Ettore Vernazza è giusto porre l’attenzione su una figura che, a Genova, è stata fra le più rappresentative per la cura e l’attenzione alle persone più bisognose, ai malati, agli svantaggiati. Che cosa lascia oggi alla città una figura così importante, ma forse poco conosciuta dai genovesi?
Certamente questo convegno, cui seguirà un ricco calendario di altri eventi, serve proprio per supplire a questa grande carenza rispetto alla conoscenza di questa figura da parte dei genovesi. Quella di Vernazza è una fra altre figure importanti che hanno inciso nella vita della Chiesa, ma anche e soprattutto nella nostra società. Il tema proposto è di un’attualità disarmante: il problema della sanità comporta anche l'attenzione ai momenti di fragilità delle persone; oggi sappiamo che quando si tratta di investire economicamente in personale o in progettazione, purtroppo chi ci rimette sempre sono i più poveri, i più fragili, coloro che, per usare il linguaggio di Papa Francesco, sono gli scartati della società. Su questo tema spesso si spendono molte parole, che non trovano corrispondenza in azioni concrete.
Il termine svantaggiati deriva dal valore: quale valore attribuisco alla persona, che vantaggio le riconosco, quali possibilità posso mettere a disposizione? Ettore Vernazza ha voluto dare alle persone che in quel momento vivevano la fatica della malattia il vantaggio di vivere degnamente. Il problema non è rispondere soltanto da un punto di vista medico, ma è rispondere dal punto di vista antropologico. Questo comporta riconoscere quale valore io riconosco alla persona che vive la malattia perché resti umana nella sua fatica, e Ettore Vernazza ha dato dignità a queste persone. Oggi, in una società dove le persone sono diventate dei numeri, quello che ha fatto Ettore Vernazza deve essere conosciuto e preso anche di esempio.

Ettore Vernazza, ma anche Caterina Fieschi Adorno, la Duchessa di Galliera, Gerolamo Gaslini: grandi figure del passato che restano attuali anche oggi e che testimoniano la vocazione della città alla cura e all’assistenza. Se ne parlerà anche nel Convegno il programma il 24 ottobre all’Ospedale Policlinico San Martino, attualizzando e riportando ad oggi questa attenzione alla cura…
Sì, anche perché se ci riflettiamo il problema della persona malata non è un problema solo di una parte. Nei Vangeli Gesù ci parla di salvezza, accomunandola alla salute, perché sono due parole che hanno la stessa radice. La persona che viene salvata è la persona che acquista la salute, che non è soltanto la salute fisica, ma una dimensione che implica anche il senso della vita, la sua dignità, il senso della malattia.
Il secondo motivo è che il centro - come dice l'Evangelii Gaudium e come ripete la Gaudium et Spes - è l’uomo, via della Chiesa. A noi come Chiesa interessa molto lavorare negli ambiti che si occupano di malati, di immigrati, di scuola, perché poniamo l’attenzione sull’uomo, su ogni uomo che incontriamo: ogni uomo è Cristo! Migranti, malati, bambini che abbandonano la scuola sono il centro della nostra attenzione, per motivi non sociologici, ma teologici e antropologici. Da qui nasce l’importanza della sinergia con gli altri ambiti.

Da alcuni anni il tema della cura è declinato dalla Diocesi in vari settori, dalla scuola alla sanità, al lavoro. Ci racconta qualche aspetto di questo percorso?
Vorrei partire dalla parola “curato”, inteso nella sua accezione di sacerdote. Cosa vuol dire essere curato? Vuol dire prendersi cura di una comunità, prendersi cura pastoralmente di una persona. Questa stessa parola si usa anche in ambito sanitario, ma può estendersi anche ad I care, io mi prendo cura, per esempio in ambito scolastico. Intorno a questo termine, che indica cioè colui che è pastore, presbitero, ma che si riferisce anche all’ambito medico, c’è un valore evangelico che ci ha indotti a riflettere sul fatto che dell’uomo bisogna prendersi cura in tutti gli ambienti di vita. Come ci ricordano i documenti della CEI, ciò che è importante sono le alleanze educative, che sono state richiamate anche dal Convegno di Firenze. È l’alleanza con Dio che si fa motore delle alleanze educative. Il fine è il bene dell’altro, dei deboli, di chi ha bisogno di cura, dei malati.

Il programma del convegno

Castello Boccanegra - martedì 24 ottobre ore 16

Saluti istituzionali
Marco Damonte Prioli
DG Ospedale Policlinico San Martino
Dott. Angelo Gratarola
Assessore Sanità Regione Liguria
Avv. Emilio Artiglieri
Avvocato della Santa Sede, Presidente comitato e
postulatore per la beatificazione di Ettore Vernazza

Relazioni
La medicina e gli ospedali genovesi ai tempi
di Ettore Vernazza
Prof. Ezio Fulcheri

Gli “Incurabili” del nostro tempo
Prof. Giuliano Lo Pinto - Prof. Giovanni Regesta

La cura dei malati di lebbra dal lazzaretto
di Capo di Faro all’Ospedale San Martino
Prof. Enrico Nunzi

Il fondamento di una visione antropologica
e teologica della persona umana
don Gianfranco Calabrese

Con la partecipazione di Mons. Marco Tasca,
Arcivescovo di Genova

Scarica e diffondi il manifesto del convegno

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