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La figura di Maria attraverso l’arte

Nel mese mariano, un excursus sulle rappresentazioni mariane nell'arte

La figura di Maria attraverso l’arte

La Vergine è stata da sempre soggetto privilegiato nell’arte, basti pensare che se dovessimo rintracciare una prima immagine non possiamo non fare riferimento che all’evangelista Luca. Protettore dei medici e dei pittori, è innegabile il suo legame con la Madonna. Secondo la tradizione infatti, un pellegrino giunse da Costantinopoli per consegnare un dipinto raffigurante la Madonna con in braccio Gesù Bambino. Questo quadro secondo la tradizione sarebbe stato dipinto proprio dall’evangelista. È questo il periodo che vede la nascita del Santuario della Beata Vergine di San Luca a Bologna.

Trasportata da un devoto pellegrino, l’immagine viene affidata in seguito ad alcune monache del convento sul Colle della Guardia che si adoperano per adornarla di fiori e gioielli. La devozione popolare converge verso quest’icona raffigurante una Madonna con il Bambino secondo la classica iconografia di tipo Odighitria, anche in virtù di intensi contatti tra oriente e occidente.

Le più antiche immagini mariane in Occidente risalgono al III secolo, nelle catacombe romane di Priscilla, sulla via Salaria. Sempre nelle catacombe di Priscilla compare la scena che più di ogni altra sarà rappresentata nei secoli, ovvero l'Adorazione dei magi.
In molte rappresentazioni vediamo la Madonna che siede con il Figlio sul grembo, nel corso dei secoli è forse la più diffusa, emblema della maternità. Esiste anche una motivazione di carattere sacro. Molti testi medievali associano la Vergine al «Trono di Salomone» chiamandola Sedes sapientiae, qualifica poi rimasta nelle litanie lauretane. Già nel V secolo, dopo il Concilio di Efeso che definisce il dogma della maternità divina, troviamo spesso Maria raffigurata come basilissa, ovvero regina. Lo vediamo per esempio nelle figure dell'arco trionfale di Santa Maria Maggiore in Roma, eseguite proprio qualche anno dopo il Concilio di Efeso, ispirate tanto ai Vangeli canonici quanto agli apocrifi. Maria vi compare nella scena dell'Annunciazione, nell'Adorazione dei magi, nella Presentazione al Tempio e nell'incontro con Afrodisio davanti alla città di Sotine, in Egitto, di cui abbiamo già detto. Analoga raffigurazione troviamo anche nei mosaici di Sant'Apollinare Nuovo a Ravenna, allora centro dell'irradiazione dell'arte bizantina in Italia. Prenderanno vita da qui, nei secoli, le numerosissime Maestà che conosciamo bene, come quella di Cimabue o di Simone Martini.

Tra i titoli attribuiti alla Madonna, sono numerosi quelli che evocano la sua «regalità». Regina Coeli, Regina angelorum, la preghiera Salve regina; in area francese abbiamo numerose cattedrali e chiese intitolate a Notre-Dame. Il tema dell'Incoronazione della Vergine nasce in area francese, anche se presto si diffonde in tutto l'Occidente. A volte Maria è seduta in trono accanto al Figlio che la incorona; altre volte invece è inginocchiata, come nella tavola di Filippo Lippi al museo degli Uffizi, a Firenze. Altre volte ancora è l'intera Trinità a metterle la corona sul capo.

Nel XIII secolo si ha la svolta nella rappresentazione della Vergine (basti pensare alle opere di Giotto). In questo momento la Chiesa si libera, sempre più velocemente, dalla tradizione iconografica che aveva in comune con la Chiesa greca. Tra le tipologie più diffuse c'è quella che raffigura Maria come Mater misericordiae. Tra le infinite varianti colpisce il curioso affresco di Panicale (Perugia) in cui Maria ha in mano un bastone per tener lontano il diavolo che si aggira attorno!
Una diversa declinazione dell'immagine di Maria è anche quella della donna che, accanto alla gloria, ha avuto in sorte anche molti e terribili dolori. La «Regina» infatti diventa a volte la Mater dolorosa.

La Mater dolorosa viene raffigurata vestita di nero, spesso piangente, con sette spade che le trafiggono il cuore. È sempre il tema del dolore che dà luogo alla tipologia della Pietà, ovvero l'immagine di Maria che tiene in grembo il figlio morto. Ampiamente diffusa anche nel Nord Europa, trova nell'arte italiana il suo capolavoro con i gruppi marmorei delle Pietà di Michelangelo, la più nota delle quali si trova in San Pietro a Roma.
Tornando all'iconografia mariana, tra Bibbia e mondo pagano, nel Cantico dei Cantici al versetto 4,12 leggiamo: «Sei un orto chiuso, sorella mia, sposa, sorgente chiusa, fonte sigillata». Da qui nascono, a partire dal XV secolo, le raffigurazioni di Maria in un luogo di solitudine e di riparo, simbolo più autentico di purezza, verginità. L'Hortus conclusus diventa spesso un roseto, da questa raffigurazione si sviluppano le Madonne del Rinascimento italiano, in cui le caratteristiche del giardino si perdono pian piano e Maria diventa simile a una gentildonna delle corti, giovane ed elegante. Uno degli esempi più evidenti è la Madonna del Magnificat (1481) di Botticelli agli Uffizi.

A partire dall’epoca del Concilio di Trento le immagini più diffuse sono quelle dell'Assunta e quella dell'Immacolata. Nelle immagini dell'Assunzione, Maria a volte, portata dagli angeli, si alza con le mani giunte e gli occhi rivolti al cielo, come ad esempio nella tela di Guido Reni realizzata nel 1616 per la Chiesa del Gesù (Genova); a volte invece si alza in cielo da sola, mentre gli angeli la guardano: così, ad esempio, nell'Assunta di Tiziano nella chiesa dei Frari a Venezia, ove l'ascesa è per così dire naturale, senza sforzo, senza niente di ascetico o mistico.

Ancora più diffusa l'immagine dell'Immacolata. Maria è rappresentata in piedi, con le mani giunte o incrociate sul petto. Questa iconografia, codificata dal pittore spagnolo Francisco Pacheco (la Spagna era, come abbiamo detto, la massima partigiana dell'Immacolata), prevede per Maria veste bianca e mantello azzurro e così viene raffigurata in numerosi dipinti di Murillo, facendo da modello anche per il nostro Tiepolo. Un'altra frequente iconografia mariana di quel periodo è quella della Madonna del Rosario. La devozione del rosario venne codificata da papa Pio V nel 1572.

Nella foto: Assunzione, Guido Reni, Chiesa del Gesù, Genova

Fonte: Il Cittadino
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