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Emergenza sanitaria: lettera dell'Arcivescovo alla Chiesa e alla Città

Come cittadini, siamo chiamati a vivere alcuni temporanei limiti per un bene superiore, che è quello della salute e della sicurezza dell’intero popolo

Emergenza sanitaria: lettera dell'Arcivescovo alla Chiesa e alla Città

Cari Fratelli e Sorelle, 

come Pastore della Diocesi mi rivolgo a voi in questo difficile momento. Le circostanze ci richiamano a mettere in atto misure di prudenza e di buon senso che ormai conosciamo, e che ci vengono raccomandate. L’appello alla consapevolezza e alla responsabilità non ammette sofismi o discussioni inutili, poiché si tratta di prendere a cuore non solo la salute personale ma anche quella di tutti, specialmente dei più fragili. Tutto il mondo riconosce che la situazione è seria, e pertanto richiede una risposta seria che non conosce età, situazioni, luoghi. Come cittadini, siamo chiamati a vivere alcuni temporanei limiti per un bene superiore, che è quello della salute e della sicurezza dell’intero popolo. Lo dobbiamo al Paese a cui apparteniamo con fierezza, lo dobbiamo a coloro che sono colpiti dal morbo, lo dobbiamo alle vittime, lo dobbiamo alla moltitudine di medici, infermieri, operatori che, in modo ammirevole, con professionalità e dedizione curano e lottano. E’ un tributo di serietà! In una emergenza tanto imprevedibile e sconosciuta, la cultura della sistematica obiezione e polemica appare impropria e incomprensibile da qualunque parte venga. 

Come cattolici, sappiamo per fede che il Signore è sempre accanto all’umanità e – come sulle strade della Palestina – accompagna, conforta, sostiene. Non solo aiuta a superare le prove che il tempo ci impone, ma anche a imparare dai dolori e dalle trepidazioni che sono parte della vita. Per questo la speranza non deve ammalarsi, e la fiducia deve ispirare ogni azione e ogni resistenza. Siamo ricondotti a ciò che veramente conta, a smitizzare abitudini che sembrano degli assoluti, ma che in realtà oscurano l’essenziale. A volte l’uomo perde il senso della propria piccolezza: Dio ci doni di uscirne più umili e miti, più semplici e uniti, più consapevoli dei doni che abbiamo, più seri per non pensare che il bene sia ovvio anziché un continuo miracolo di cui stupire e gioire grati. Nulla deve diventare banale. 

In questo tempo di assenza delle celebrazioni, specialmente della Santa Messa, invito ciascuno a intensificare la preghiera quotidiana, personale e in famiglia, nelle chiese che rimangono aperte e in casa; invito a leggere le Scritture Sante, a pregare con il rosario, a essere più attenti a chi ha bisogno e ci è vicino. Sarà una Quaresima forse unica nella nostra vita: sia un tempo di raccoglimento e di intimità con Gesù e con i nostri cari, riscoprendo la bellezza di stare insieme. Sappiate che i nostri Sacerdoti, in forma privata, celebrano l’Eucaristia e questa non ha confini: tutti siete presenti sull’altare, e noi uniamo al sacrifico di Cristo le anime dei defunti, le pene e le speranze dei vostri cuori, i malati, la nostra cara Città e il nostro amato Paese. Mentre guardiamo a Maria Santissima, Regina di Genova, invochiamo su tutti la Benedizione del Signore.

Il vostro Vescovo

Fonte: Il Cittadino
Emergenza sanitaria: lettera dell'Arcivescovo alla Chiesa e alla Città
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