Chiesa e mondo
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Mons. Christian Carlassare: «In Quaresima camminiamo nel servizio agli altri»

Il Vescovo di Rumbek in Sud Sudan racconta la vita diocesana nell'avvicinarsi della Pasqua

Mons. Christian Carlassare: «In Quaresima camminiamo nel servizio agli altri»

Questo è il cammino che siamo chiamati a compiere durante la Quaresima. Gesù è lì per accompagnarci. Lui sa trasformare la via della croce in un cammino di incontro con l’altro e di servizio, per uscire dalle tenebre verso la luce. Perché dovremmo mai temere la luce? E temere di diventare espressione di quella luce?
Siamo tutti nati per rendere manifesta la bellezza di Dio che è dentro ciascuno di noi. E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, inconsapevolmente offriamo agli altri la possibilità di fare lo stesso. Questa è la nostra speranza: una fede che trasforma e permette alla vita di sgorgare laddove sembrava esserci solo morte.
All’inizio di quest’anno, abbiamo riproposto un pellegrinaggio di pace vissuto da 84 giovani per 8 giorni camminando di comunità in comunità all’incontro di altri giovani. Nella fatica del cammino ho ricordato quanto detto da Albert Einstein: "C’è una forza motrice più forte del vapore, più forte dell’elettricità, più forte dell’energia atomica. Si chiama volontà". Davvero la buona volontà fa fare chilometri; e la buona compagnia ce li fa fare in allegria. Lungo il cammino, una donna è uscita di casa con i propri figlioletti e al nostro passaggio li ha fatti inginocchiare accanto a sé a bordo strada. Io ero l’ultimo del lungo corteo e le ho chiesto perché stesse facendo questo. “Ho talmente tanti problemi in casa” ha detto, “forse questi giovani di buona volontà sono portatori di una benedizione per me e la mia famiglia”.

Il ritorno di padre John Malou, dopo i suoi 5 anni di studi in Kenya, ci ha permesso di cominciare a pensare ad un programma di pastorale familiare. Abbiamo sempre avuto tanti giovani nelle nostre parrocchie; e tanti studenti nelle nostre scuole diocesane. Ma cosa dire quando si parla di matrimonio, dove l’unico riferimento è quello di un matrimonio tradizionale visto come patto sociale tra famiglie fatto di diritti e doveri, di rispetto e sostegno reciproco nel mettere al mondo i figli? La fede viene subito chiamata in causa nelle scelte della vita familiare. Non a caso Gesù aveva detto: "Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa" (Mt 10, 34-36). Non mancano giovani donne che ci vengono a dire: "da ragazza mi è stato presentato questo uomo. Io l’ho accettato, non avevo altra scelta. Gli ho dato dei figli. Ma per lui non conto più di tanto. Ha altri figli da altre mogli. E io ormai sento che tra me e lui non c’è nulla da spartire". I giovani chiedono relazioni più vere, più oneste, più coraggiose: un altro tipo di essere famiglia.
Padre John Malou ha anche inaugurato un centro di ascolto, per metterci noi prima di tutto in ascolto della famiglia, delle persone più fragili, di chi non vuole rimanere vittima di una società dove l’individuo non conta. Credo che a partire da questo ascolto la Chiesa qui a Rumbek potrà uscire dal tempio e trovarsi ad essere samaritana: vera, reale, concreta. La verità nel dare un nome ai nostri fallimenti e muovere passi di conversione. Poi, la realtà di chi siamo, di dove viviamo, del processo storico in atto e della graduale maturazione di cui la comunità ha bisogno. Infine, la concretezza di scelte personali e comunitarie che siano espressione di partecipazione e cura gli uni degli altri.
Ecco questo è quanto il Signore Risorto ci insegna. Questa è la nostra Pasqua. Assicuro il ricordo nella preghiera.
*Vescovo di Rumbek - Sud Sudan

Foto: Missio da Agensir

Fonte: Il Cittadino
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